Navigando in Rete ho trovato per caso questo articolo dettagliato e completo che in controtendenza delle elegie che da sempre hanno contraddistinto il racconto dell’opera di Sergio Chiamparino analizzano quanto ha combinato il Chiampa a Torino. Per dimostrate che l’ex sindaco di Torino oltre ad essere un vero “sindaco per caso” è stato uno dei politici più sopravvalutati d’Italia e che ora sverna nella posizione di grosso potere economico di presidente della Compagnia di San Paolo.
Sotto la sua guida, secondo Legambiente, Torino ha raggiunto il bel primato di città più inquinata d’Italia (e seconda in Europa). Lo ha raggiunto e se lo tiene bello stretto ancora oggi. Io vado molto spesso in montagna e Torino si riconosce da distante, non già per la sua architettura, ma perché la sovrasta una perenne cappa di fumo nero. Per le sole polveri sottili si calcola che a Torino muoiano più di 800 persone all’anno. Del resto, non è stata forse un’idea di Chiamparino quella di costruire i parcheggi non già alla periferia della città, ma nel suo pieno centro? Le più belle piazze di Torino sono ormai sospese nel vuoto: sotto ci sono i parcheggi. Più parcheggi in centro, più auto in centro. “Elementare, Watson” (nota: sapete che in realtà Sherlock Holmes non l’ha mai detto?). Leggi tutto “La vera storia di Sergio Chiamparino, l’ex sindaco più sopravvalutato d’Italia”
Sembra impossibile ma proprio nei giorni della tempesta perfetta su Monte dei Paschi di Siena e in cui si cercano di disgiungere i rapporti fra politica e banche e Sergio Chiamparino attraverso il suo giornale preferito
Ma nonostante il mascheramento – operato dopo che “il nostro Anonimo, sempre più isolato, aveva deciso di accettare un incarico esterno alla politica” – non è difficile attribuire la paternità dell’opera a Sergio Chiamparino, non foss’altro dalla sagoma stampata in quarta di copertina. E in questa sorta di bilancio di una vita (politica), l’ex sindaco di Torino se la prende anzitutto con la sua famiglia, la sinistra. «Sono stato per una vita intera a sinistra, nella buona come nella cattiva sorte – esordisce nel racconto l’Anonimo Chiamparino -. Ho avuto ruoli di primo piano e vissuto periodi lunghi in un cono d’ombra. La partita fra me e la sinistra è pari e patta. Ho avuto e ho dato». In quella che è la parte più interessante del libro – le proposte di governo risentono di un eccessivo sincretismo del “buon senso” che, francamente, sconfina spesso nella banalità – il Chiampa mostra di voler operare una cesura netta con il suo passato di dirigente politico e sindacale, chiudendo la personale parabola che partita da sponde “operaiste” e ingraiane l’ha portato prima sui lidi del “grande centro” berlingueriano e poi sulle rive miglioriste. «La malattia originaria della sinistra è stata il massimalismo, che solo in parte il Partico Comunista Italiano, il partito in cui ho trascorso gran parte della mia vita, ha combattuto ma anche – scrivo anch’io ma anche – il più delle volte sollecitato».