I mobili mai consegnati e i dipendenti senza stipendio di Aiazzone

Su QP abbiamo parlato dell’indagine per truffa contro i titolari di Aiazzone e di Emmelunga e sulla situazione delle centinaia di dipendenti dei mobilifici da mesi senza stipendio. Su richiesta dei nostri lettori, facciamo un aggiornamento della situazione, utilizzando anche informazioni prese dalla Rete.

La Procura di Torino chiedera’ al Tribunale Fallimentare di occuparsi della situazione finanziaria di Panmedia, societa’ di comunicazione di Torino alla quale e’ stata ceduta la holding B/S, titolare del marchio Aiazzone.

Il Codacons del Piemonte ha ottenuto l’apertura di un tavolo di concertazione con Fiditalia per definire le posizioni dei singoli utenti. La Finanziaria ha assicurato il blocco delle rate sugli acquisti fatti con Aiazzone  e ora si sta esplorando un modo per cercare di ottenere, almeno in parte, la restituzione del finanziamento.

Da tempo si parlava della situazione difficile di Aiazzone e dei suoi dipendenti. Poi un reportage delle Iene ha fatto esplodere il caso

I due imprenditori che hanno rilevato la società nel 2009 si sono comportati diversamente. Gian Mauro Borsano non ha rilasciato dichiarazioni. Renato Semeraro ha invece rilasciato un’intervista in cui difende le sue posizioni.

Posso accettare tutto, anche il fallimento professionale. Ma non sono un ladro. E nemmeno un truffatore. Questo non lo accetterò mai perché non è vero. Non ho portato via un centesimo dall’azienda». Renato Semeraro, 57 anni, ha gli occhi lucidi. E’ segnato dal crollo del progetto avviato con Gianmauro Borsano e stroncato dopo appena un anno: volevano far risorgere il marchio Aiazzone a livello nazionale. E’ finita con dipendenti senza stipendio e clienti senza mobili, pagati per intero o con acconti dal 10 al 30 per cento.

Come fa a dire che questa non è una truffa?
«Perché è così. Prima di tutto, da agosto 2010 Borsano ed io siamo fuori dai giochi. Abbiamo affittato il ramo d’azienda a Panmedia. Loro hanno pagato i due di stipendi arretrati, le bollette, alcuni fornitori che pressavano in modo particolare. Quel denaro è stato scalato dall’affitto del ramo d’azienda. Per essere chiaro, non abbiamo visto un centesimo di quei soldi. E va bene così».

Le condizioni del lavoratori sono preoccupanti

La situazione attuale è drammatica oltre che per le continue aggressioni che i soli 5 lavoratori presenti sul punto vendita di Modena devono subire e fronteggiare quotidianamente, anche per le mancate retribuzioni (e relativi cedolini paga) da novembre 2010.
E’ diventata ingestibile l’organizzazione del punto vendita che prevede l’apertura del negozio 7 giorni su 7 a fronte di un organico previsto per questo punto vendita di una ventina di persone. Inoltre, dalla scorsa settimana il negozio Aiazzone di Modena è senza il capo negozio, che da un giorno all’altro non si è presentata sul luogo di lavoro.

Ora siamo ai gruppi su Facebook.

Lo spot televisivo dice: “la crisi la paghiamo noi”.

Autore: Redazione QP

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