Scoperta una nuova specie di mammifero. Ha il nome di una donna, Christina

Ha l’aspetto di un topolino, pesa 50 grammi, è peloso, bicolore, si presenta con una coda lunga e il cranio dalla forma particolare, un po’ ovale. Il suo nome è Christina. E’ la nuova specie di mammifero individuata nella giungla indonesiana da un ricercatore italiano, partito con la sua compagna, Christina Thwaites, a cui ha dedicato la scoperta assegnando al piccolo roditore il nome dell’amata.

Il romantico ricercatore è Alessio Mortelliti del dipartimento di biologia e biotecnologie “Charles Darwin” dell’Università La Sapienza di Roma che, grazie al sostegno economico della società araba Mohamed bin Zayed Species Conservation Fund, è partito per i monti Mekkonga, a sudest di Sulawesi per verificare l’eventuale estinzione di 5 mammiferi, trovati nel ’32 da un collega tedesco. Di questi 5 ne ha visti solo 2, una specie di topolino e uno scoiattolo, pertanto gli altri potrebbero essere estinti o, semplicemente nascosti. La zona in questione, pur ospitando notevoli specie di mammiferi è sempre a rischio per gli animali che vivono in ambienti un po’ circoscritti. Anche il topolino che, ufficialmente si chiama Margaretamys christinae di cui si è appena fatta la conoscenza potrebbe avere i giorni contati.

Mortelliti, intervistato da Quotidiano Piemontese, racconta la sua esperienza di viaggio e di studio nella giungla con i popoli indigeni con cui ha condiviso 4 mesi della sua esistenza.

Sono partito con altri scopi e aspettative diverse, perciò la mia scoperta è stata davvero una piacevole e interessante sorpresa. Mentre lavoravo per individuare i 5 mammiferi a cui la spedizione era improntata, ho trovato in una delle trappole posizionate sugli alberi, con esche a base di cocco e burro di arachidi di cui sono ghiotti i micro mammiferi, il “nuovo roditore”.

Il primo esemplare di una nuova specie va studiato in tutti i suoi aspetti, soprattutto per conoscerne lo stato evolutivo, e poi lasciato in un museo del paese in cui è stata fatta la scoperta, pertanto ora si trova in una teca di Giacarta, capitale dello Stato indonesiano. Quello trovato era un maschio in riproduzione.

Un epilogo che è valsa la fatica di vivere 4 mesi in una capanna di fango nel villaggio di Wawo dove abbiamo condivido ogni cosa con gli indigeni. Abbiamo mangiato con loro, fatta eccezione, quando eravamo in quota per gli studi dove ci siamo cibati di riso cucinato sulla legna raccolta al momento, bevuto (certo, Christina ed io, per quanto possibile, usavamo dei filtri per l’acqua o la bollivamo) e socializzato.

E’ stato proprio grazie ad un ex cacciatore di bufali del villaggio che ci siamo potuti addentrare nella giungla molto fitta. Lui conosceva bene la zona perché la frequentava proprio per la caccia.

Al villaggio c’era il nostro campo base da cui partivamo per la montagna, visto che le specie oggetto di studio vivono in quota e potevamo muoverci portando davvero poche cose con noi, nello zaino, quindi niente comodità. Insomma, un’esperienza spartana. Ora che la scoperta è stata ufficializzata, a distanza di un anno dalla spedizione, continuo lo studio di questo mammifero”.

 

 

 

Nelle foto: Alessio Mortelliti e alcuni momenti della spedizione in Indonesia