Avon, Estee Lauder e Mary kay: tre brand che testano prodotti sugli animali

Ombretto e mascara possono migliorare l’aspetto di un viso ma anche causare la morte di molti animali. Avon, Estee Lauder e Mary kay nel mirino della Peta, organizzazione britannica no profit che si occupa della tutela dei diritti degli animali, che ha denunciato le tre grandi aziende di cosmesi perché, pur dichiarandosi cruelty free, ovvero niente sperimentazione sugli animali, la praticano. Dopo Green Hill, allevamento di beagle di Montichiari, nel bresciano, definito la “fabbrica della morte” per l’uso di cani da vivisezione, ora è la volta di brand di fama internazionale. Secondo la Peta, i marchi si sono finti animal friendly per poter operare liberamente usando cavie animali pagando, in segreto, laboratori cinesi per testare alcuni elementi sugli animali. Il mercato cinese, da questo punto di vista, non pone limitazione ai test sulle bestiole.

Sul sito dell’Avon, nella sezione intitolata “impegno al rispetto per gli animali” si legge “Avon dimostra la sicurezza dei propri prodotti senza nessun esperimento sugli animali”. Il mercato cinese dove le aziende in questione vantano una parte dei propri clienti, non solo fa uso della sperimentazione animale ma non autorizza la vendita di prodotti non testati, pertanto Avon, Estee Lauder e Mary kay avrebbero perso clientela orientale, così per non correre tale rischio, hanno mentito, secondo la Peta.

C’è da dire sia, che ora, vista l’attenzione dei media alla questione, le autorità – si spera – procedono ai dovuti controlli per verificare i fatti, sia che la Peta, nota a livello mondiale, è spesso oggetto di aspre critiche sui propri metodi. E’ il caso delle tante discussioni nate in merito all’eutanasia praticata dall’associazione e alle sue campagne pubblicitarie, considerate shock per le forti immagini. Immagini, però che evidenziano solo quanto accade dietro una porta chiusa di laboratorio dove muoiono creature per soddisfare le esigenze di un mercato che non ha più motivo di esistere. Le alternative alla sperimentazione ci sono!