Chi investe nella green economy, cresce, innova, esporta e soprattutto assume

L’ambiente non è più solo per i visionari, i rivoluzionari, gli ingenui. Sempre più imprese fanno scelte green non solo per motivi di etica o di immagine, ma per aumentare business e produttività. Non come zavorra, cioè,ma come opportunità di crescita. Chi eco-investe infatti porta a casa risultati positivi in termini di fatturato e occupazione. Il 43,6 per cento del totale delle assunzioni 2015 in Italia saranno in questo settore: 314 mila. Nel manifatturiero sale al 60 per cento. Si tratta di ingegneri energetici o agricoltori biologici, esperti di acquisti verdi, tecnici meccatronici o installatori di impianti termici a basso impatto.
Ambiente e crescita sembrano andare a braccetto. Chi investe nell’ambiente infatti risulta più portato all’innovazione e all’esportazione. Il 21,9 per cento ha sviluppato nuovi prodotti o servizi, il doppio di chi non investe e il 18,9 per cento esporta, prevalentemente in India, Cina, Sud Africa, contro il 10 per cento tra chi non investe in economia green.
E stiamo parlando di un quarto delle imprese italiane, cioè di quell’una su quattro (372 mila) che dal 2008 al 2014 ha investito o pensa di farlo nel 2015 in prodotti e tecnologie green in Italia. E’ ciò è tanto più significativo nel settore manifatturiero, quello che vive in modo più drammatico l’impatto della crisi, dove gli investimenti nel green sono effettuati o previsti da una impresa su tre e dove le assunzioni arrivano al 60 per cento.
E il nostro paese si scopre leader anche in Europa: dalla fine del 2014, il 51 per cento delle piccole e medie imprese italiane, una su due, ha almeno un green job, più che nel Regno Unito (37 per cento), Francia (32 per cento) e Germania (29 per cento).
Sono i dati contenuti nel rapporto Greenitaly 2015, presentato in questi giorni dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere e giunto alla sesta edizione. Ne emerge un quadro positivo per l’Italia, le cui imprese paiono aver capito l’utilità degli eco-investimenti per migliorare i processi produttivi, realizzare prodotti migliori, più belli, più apprezzati e ‘responsabili’, un’ulteriore spinta per il Made in Italy.