Riconoscere la Lingua dei Segni: il ddl che serviva e che (guarda caso) rischia di naufragare

Una persona sorda deve testimoniare in tribunale. Per legge ha diritto di essere assistito da un interprete Lis (Lingua Italiana dei Segni). Ma ecco che iniziano i problemi, perché la Lis non è riconosciuta dallo Stato come lingua a tutti gli effetti. Questo significa che non c’è un percorso di formazione standardizzato per interpreti, un riconoscimento professionale che garantisca livelli qualitativi omogenei. Si va un po’ sulla fiducia e “speroma bin”. E’ come se un cittadino straniero, chiamato per testimoniare a un processo, si sentisse dire che “sì, un interprete c’è, ma non si sa bene chi sia e che studi abbia fatto. Magari è un laureato in lingue, ma magari anche no: lei si fidi”. Sembra l’inizio di un dramma di Samuel Beckett. Si potrebbero fare tanti altri esempi, dai concorsi pubblici alle scuole di specializzazione, nelle quali il servizio di interpretariato non è previsto e gli studenti fanno una fatica enorme a ottenerlo.

La Lis è fondamentale per l’inserimento dei bambini sordi nella scuola ed è anche un valido supporto all’apprendimento della lingua parlata. Non solo: permette alle persone sorde di accedere all’informazione (il Tg Lis è previsto dai palinsesti Rai), di avvicinarsi al mondo della cultura, di interagire con l’ambiente, di far conoscere agli altri il proprio pensiero. E’ uno strumento prezioso: confinarlo in una sorta di limbo legislativo (esiste di fatto, ma non di diritto) può  essere molto pericoloso. Tanto più in un Paese come il nostro.

La Lis è una vera lingua. Non è un linguaggio primitivo e nemmeno un metodo di riabilitazione. E’ un codice completo, con una propria struttura morfosintattica. Una prova? Analogamente alla lingua parlata, la lingua dei segni è diversa da Paese a Paese, proprio perché dotata di forma grammaticale. Queste sembrano ragioni sufficienti perché lo Stato italiano (tenendo anche conto degli orientamenti europei) riconosca la Lis come lingua a tutti gli effetti. Ma il cammino non è affatto così lineare.

Dopo anni di dialogo e concertazione è nato un disegno di legge, la proposta n. 4207 “Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della lingua dei segni italiana”. Approvato dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato, in questi giorni il disegno di legge è passato alla Camera (Commissione Affari Sociali). E lì (mistero tutto italiano) si è arenato. Pastoie burocratiche? Interessi sotterranei? Difficile dirlo. Certo è che il ddl sarà ulteriormente messo in discussione, col rischio di non venire approvato e andare a finire nel cimitero di carta dei buoni propositi.

Le persone sorde sono esasperate e temono che il riconoscimento della Lis, sospirato per anni, si concluda con l’ennesimo buco nell’acqua. Così hanno deciso di scendere in piazza, con tre giorni di mobilitazione a Roma. Si comincia il 25 maggio in piazza Santi Apostoli, poi giovedì 26 e venerdì 27 ci si sposta in piazza Montecitorio, luogo altamente simbolico. Capofila della protesta è il gruppo Lis Subito, una rete che coinvolge persone da tutta Italia. E naturalmente anche i Piemontesi non mancheranno di far sentire la loro voce.

Informazioni sulla Lis, sulla proposta di legge 4207 e sulla protesta sono disponibili sul sito http://www.lissubito.com/  

E’ anche possibile dare il proprio contributo on-line, segnando “Favorevole” sul sito contenente la proposta di legge http://parlamento.openpolis.it/singolo_atto/20144

Arriva la propaganda olfattiva, ovvero l’arte di “prendere per il naso”

In campagna elettorale (un po’ come in amore) ogni mezzo è buono per far breccia nei cuori. C’è perfino chi si affida all’olfatto. In questi giorni alcuni non vedenti e ipovedenti di Torino hanno trovato, nella cassetta delle lettere, strane buste da cui proveniva un inconfondibile profumo di arbre magique (quei deodoranti che si mettono nelle auto). Un caso? Una combinazione? E’ possibile, ma può anche darsi che qualcuno (magari attingendo agli elenchi delle associazioni per disabili visivi) abbia pensato di usare il profumo come biglietto da visita e strumento di persuasione. Come dire: “quelli che non usano gli occhi, nella vita vanno un po’ a naso”.

L’ipotesi di una campagna olfattiva mirata diventa più concreta aprendo le buste. Il mittente è Marco Borgione, assessore uscente alle Politiche Sociali del Comune, ricandidato con l’Udc. Un foglio spiega quali sono stati gli interventi di Borgione a favore dei disabili in questi anni: “8 nuove residenze socio-assistenziali, mobilità sostenibile attraverso i buoni taxi, ampliamento della sede di via Nizza, Centro per le Relazioni e le Famiglie in Via Bruino”. Lasciamo per un momento da parte i contenuti (anche se fondamentali, ovviamente) e concentriamoci sulla modalità comunicativa. Possiamo solo osservare che il programma è scritto in nero e a caratteri piccolissimi (esattamente come quello degli altri candidati). Così i principali destinatari della campagna (non vedenti e ipovedenti) si devono accontentare di sentire “il profumo della politica”.

E questo profumo è un arbre magique in piena regola (alla menta), fatto a forma di “santino elettorale” con la foto di Borgione. C’è perfino l’indicazione su come usare e conservare il prodotto: “This car freshener is not a toy and not suitable for children”. Car freshener, cioè deodorante da auto. Un deodorante da auto, per ciechi? Francamente fa sorridere.

Non è questa la sede per una disamina articolata degli interventi assistenziali del Comune (negli ultimi anni, bisogna dirlo, molte persone si sono rimboccate le maniche per rendere migliore la vita dei cittadini disabili). Però prendiamo spunto dalle “campagne olfattive” per dare un consiglio ai candidati, a qualunque schieramento appartengano. I ciechi (e i disabili in genere), nella politica come nella vita non vanno a naso, se andare a naso significa fermarsi all’apparenza, accontentarsi del (pro)fumo senza cercare l’arrosto. Diciamo invece che, nella politica come nella vita, i ciechi (e i disabili in genere) hanno buon fiuto: c’è una bella differenza.

Come votano i disabili?

Le elezioni amministrative sono alle porte. Poco più di una settimana e andremo alle urne. Vale la pena, dunque, dare un’occhiata alle normative che regolano il voto per le persone disabili. In termini molto generali, queste sono le indicazioni di legge: 

Voto assistito. I disabili che non sono in condizione di votare autonomamente (ad esempio i non vedenti) possono chiedere di essere assistiti da una persona di loro fiducia. Per esercitare questo diritto devono presentare al seggio un certificato di accompagnamento rilasciato dalle Asl. Per evitare di dover rinnovare il certificato a ogni consultazione, è possibile ottenere un riconoscimento permanente che attesti il diritto acquisito (in pratica viene messo sulla scheda elettorale un apposito simbolo, che deve essere chiesto al Comune nel quale si vota).

L’accompagnatore: non deve necessariamente essere iscritto nelle liste elettorali dello stesso Comune dell’assistito. Basta che sia iscritto nelle liste elettorali di un comune italiano. ATTENZIONE: ogni accompagnatore può assistere un solo disabile. Il perché di questa norma, purtroppo, è abbastanza ovvio. Si cerca di evitare che qualcuno approfitti della fiducia che gli viene data e trasformi l’accompagnamento in un “business” truffaldino con cui agevolare (all’insaputa degli assistiti) questo o quello schieramento politico.

Voto per persone con disabilità motoria. I disabili motori possono votare nella loro sezione oppure (nel caso ci siano problemi di barriere architettoniche) in un’altra sezione più accessibile, purché appartenente alla stessa circoscrizione amministrativa. Per esercitare questo diritto bisogna presentare al seggio un’apposita documentazione rilasciata (anche in precedenza e per altri fini) dalle Asl, oppure una copia della patente di guida speciale. ATTENZIONE: per le amministrative del 15 e 16 maggio, il comune di Torino ha pubblicato una lista di sedi accessibili ai disabili, consultabile a questo link. Inoltre nei giorni delle elezioni sarà attivo un servizio di trasporto assistito. E’ possibile prenotarsi telefonando al numero 011- 4428008. Per giorni e orari consultare la pagina a questo link.

Voto a domicilio. E’ una conquista relativamente recente (la legge che la prevede è del 2006). Le persone con disabilità particolarmente grave e quelle che non possono essere trasportate (ad esempio perché dipendenti da macchine per le funzioni vitali) possono votare nella loro abitazione. Per esercitare questo diritto devono presentare al Comune nel quale votano un’apposita dichiarazione accompagnata da un certificato medico rilasciato dalle Asl. La documentazione va presentata con un anticipo di 15 giorni sulla data delle elezioni.