L’emergenza smog attanaglia le città e, complice il bel tempo, le polveri sottili stagnano condannando i cittadini a respirare massicce dosi di inquinanti. I livelli di esposizione dei cittadini agli inquinanti nell’aria rimangono elevati e ancora ben oltre le soglie consentite dalla normativa.
“Questa situazione -ha dichiarato la presidente nazionale di Legambiente Rossella Muroni- rappresenta una emergenza ma non certo un caso eccezionale. Ogni anno in questa stagione ci troviamo a dover affrontare picchi di inquinamento e contare sulla pioggia, che prima o poi scenderà, non è proprio la soluzione più efficace e utile. Sicuramente i singoli cittadini possono mettere in campo comportamenti virtuosi che contribuiscano a diminuire le emissioni inquinanti ma la vera ricetta per cambiare le cose può venire solo dal Governo e dalle istituzioni.
“Nella grave situazione per la salute pubblica in cui ci troviamo è vergognoso il silenzio della Regione Piemonte che non sta neanche facendo il tentativo di coordinare le politiche antismog sul proprio territorio -dichiarano Fabio Dovana e Federico Vozza, rispettivamente presidente e vicepresidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-.
Al Piemonte serve subito un nuovo e coraggioso piano regionale antismog che sia ambizioso e concreto oltre che integrato con le altre politiche e pianificazioni delle diverse direzioni regionali, in particolar modo con il settore dei trasporti, delle infrastrutture, dell’urbanistica e delle politiche industriali. Ma nell’attesa del nuovo piano regionale i sindaci, primi responsabili della salute pubblica, non possono restare a guardare o, al più, regalare qualche giorno gratis o scontato sui bus. Devono invece gettare basi concrete per politiche efficaci e lungimiranti, a partire dal settore della mobilità prevedendo forme di disincentivo della mobilità privata”.
Solo mettendo finalmente mano a nuove politiche di mobilità incentrate su trasporto pubblico locale, treni per pendolari e mobilità alternativa potremo raggiungere migliori livelli di vivibilità e liberare i nostri centri urbani dalla cappa inquinante che, non dimentichiamolo, contribuisce all’aumento di patologie respiratorie, soprattutto nei bambini, e cardiovascolari negli anziani”.
Legambiente invita il Governo, i ministeri dell’Ambiente, della Salute e delle Infrastrutture, le Regioni e i Comuni a intervenire con politiche concrete ed efficaci per garantire una migliore qualità dell’aria e della vita in tutte le città, a partire da queste dieci proposte:
- 1000 treni per i pendolari. Annunciati nel 2006 dal Governo Prodi, che fece sperare in una nuova politica dei trasporti, ma mai arrivati. Intanto i disservizi, l’affollamento dei convogli e il forte disagio per chi viaggia, porta sempre più persone a scegliere l’auto per entrare e uscire dalle città negli spostamenti quotidiani casa-lavoro.
- Fuori i diesel dalle città. Limitazione della circolazione in ambito urbano dei veicoli più inquinanti (auto e camion) sul modello adottato dalla città di Parigi: entro il 2016 divieto di circolazione di tutti i veicoli degli euro0 ed euro1, e dei diesel (auto e camion) euro2. Entro il 2017 divieto esteso a diesel euro3 e poi a crescere sino a vietare nel 2020 la circolazione dei veicoli diesel euro5 (quelli venduti sino ad oggi).
- Nuovi controlli sulle emissioni reali delle auto: applicazione immediata dei nuovi criteri di prova di omologazione per i veicoli immessi sul mercato, con verifica su strada e dichiarazione obbligatoria dei risultati reali di consumo e di inquinamento risultanti. Richiesta già avanzata da Legambiente ma ancora senza risposta.
- Ridurre la velocità. Imporre a livello nazionale il limite di 30 km/h all’interno dei centri abitati, con l’eccezione delle principali arterie di scorrimento. Con effetti sulla riduzione dell’inquinamento atmosferico e acustico derivante dall’uso dell’auto e grandi benefici in termini di sicurezza stradale, riducendo notevolmente il numero di incidenti.
- Chi inquina paga. Prevedere, con una disposizione nazionale, l’estensione del modello dell’Area C milanese a tutte le grandi città e con una differente politica tariffaria sulla sosta, i cui ricavi siano interamente vincolati all’efficientamento del trasporto pubblico locale.
- Muoversi in città… senza l’auto. Approvare un piano nazionale che imponga target di mobilità a livello urbano (sul modello della raccolta differenziata) per arrivare entro due anni ad una quota di spostamenti individuali motorizzati al di sotto del 50% del totale. A partire da questo obiettivo fissare target ambiziosi per arrivare nel giro di 6-8 anni sotto il 30%.
- Prevenire è meglio che curare. Serve un serio Piano nazionale antismog in cui il governo assuma un ruolo guida importante, dotato di risorse economiche, obiettivi misurabili e declinabili. La priorità deve essere la realizzazione di nuove linee metropolitane e di tram, a cui devono essere vincolate da subito almeno il 50% delle risorse per le infrastrutture, da destinare alle città. Occorre infine una verifica dei piani di risanamento dell’aria delle regioni e delle principali città per garantire una uscita dall’emergenza entro i prossimi cinque anni.
- Stop ai sussidi all’autotrasporto per migliorare il TPL. Dal 2000 al 2015 sono stati dati circa 400 milioni in media l’anno all’autotrasporto e anche per il 2016 gli aiuti diretti e indiretti saranno pari a 250 milioni di euro. Chiediamo che tali risorse siano, al contrario, destinate ad incrementare e migliorare il trasporto pubblico locale e il servizio per i cittadini.
- Riscaldarsi senza inquinare. Divieto di uso di combustibili fossili, con esclusione del metano, nel riscaldamento degli edifici a partire dalla prossima stagione di riscaldamento. Obbligo di applicazione della contabilizzazione di calore nei condomini in tutta Italia a partire dalla prossima stagione di riscaldamento. Obiettivo del 3% all’anno sulla riqualificazione degli edifici pubblici e privati per attuare il piano europeo per ammodernare o ricostruire l’intero patrimonio edilizio entro 30 anni.
- Ridurre l’inquinamento industriale. Occorre applicare autorizzazioni integrate ambientali (AIA) stringenti, come prevedono le norme europee e nazionali e rendere il sistema del controllo pubblico efficace. Per fare ciò occorre però sbloccare l’iter di approvazione della legge sul sistema delle Agenzie e dei controlli ambientali ferma al Senato da oltre un anno.