A renderli chic ci ha pensato Michelle Obama. Che siano politically correct ce lo dicono quasi tutti i giorni pagine e rubriche su quotidiani e riviste. A dichiararli anche un toccasana per l’economia privata, soprattutto in un periodaccio come questo, si è scomodata persino l’Unione Europea, in fase di definizione della nuova Politica Agricola Comune.
Non c’è dubbio che sia il momento degli orti urbani.
Che si tratti di un fazzoletto di terra in periferia o di una serra con tutti i crismi, di una piantagione di pomodori in terrazzo o di un avveniristico tetto “verde” sopra lo studio di un architetto, l’importante è che siano coltivati a regola d’arte. Perché se giochiamo al bravo ortolano e poi imbottiamo rape e zucchine di pesticidi e diserbanti chimici, allora è meglio che continuiamo a comprare il minestrone surgelato al supermercato…
Per chi vuole avvicinarsi al mondo dell’orticoltura o, già con una certa esperienza alle spalle, vuole migliorare il suo raccolto di frutta e verdura, ci sono a Torino alcune iniziative interessanti.
La scorsa settimana è partita ad esempio la Community School Garden di Barriera di Milano, nell’ambito del progetto Urban. Si tratta di una serie di incontri gratuiti, organizzati da Slow Food, per promuovere i temi dell’orticoltura ecologica e insegnare le tecniche della coltivazione biologica. Le lezioni si tengono presso i Bagni Pubblici di via Agliè, per iscriversi: 011 4420999, [email protected]
C’è poi il progetto Miraorti della cooperativa Biloba, che nel 2010 ha cominciato un percorso di riqualificazione partecipata del territorio tra il Sangone e il quartiere di Mirafiori Sud e oggi gestisce un orto collettivo in strada del Drosso, uno spazio dedicato all’apicoltura e vari programmi didattici. Per chi cerca un posto dove coltivare o imparare a farlo, Miraorti offre spazi condivisi da curare e far prosperare: si sottoscrive un accordo per l’utilizzo di un’aiuola e, insieme alla terra, si avranno a disposizione anche i consigli e l’esperienza dei membri della cooperativa e degli altri ortolani.
E ancora, ci sono varie iniziative spontanee, come il Viale della Frutta in via Servais, un vero e proprio frutteto urbano curato e gestito dai residenti del quartiere Parella, che partito come intervento abusivo, ha infine ottenuto il benestare e il sostegno del Comune.
Del resto, è la stessa amministrazione comunale che si sta muovendo con un piano di riqualificazione e gestione delle aree verdi urbane, in particolare quelle adibite ad uso agricolo. Il progetto si chiama “TOCC -Torino Città da Coltivare” e, proposto dall’Assessorato all’Ambiente, è stato approvato in marzo in Consiglio comunale. Per ora è in fase di analisi e censimento delle aree verdi e delle superfici coltivabili, ma l’idea è di sviluppare un nuovo modello di gestione degli orti urbani, collaborando sia con i singoli orticultori che con associazioni, cooperative, comitati di cittadini e gruppi d’acquisto solidale. Occhio dunque al sito del Comune, perché già a partire dal prossimo anno, attraverso una serie di bandi, potrebbero essere date in concessione intere aree a organismi collettivi, in grado di presentare un progetto organico di gestione, che preveda magari anche corsi di formazione e tutoraggio.