Una reazione chimica per pulire Torino

Il biossido di titanio è il silenzioso «spazzino» che da qualche tempo pulisce le città, come accade, per esempio, con l’intonaco autopulente, che mantiene immacolata la chiesa romana Dives in Misericordia, mentre esistono vetri autopulenti, come quelli della piramide del museo Louvre, e filtri per gli scarichi industriali, contro veleni altrimenti ineliminabili.

Torino sta provando ad utilizzarlo per distruggere le polveri sottili e altri inquinanti, sfruttando anche il sole: in corso Turati e via Varano è già in via di sperimentazione un manto stradale che grazie alla luce del sole converte in acqua e sali l’inquinamento. Installata a marzo 2007 da Università di Torino, Comune e Regione Piemonte, la pavimentazione contiene particelle di biossido di titanio, il Ti02.

Sembrano aprirsi nuove frontiere della chimica ambientale, di cui hanno discusso i massimi esperti al Lingotto di Torino, dove si sono riuniti per il 41/o congresso mondiale dei chimici.

«In laboratorio funziona, ma nella realtà – dice il professor Claudio Minero dell’Università di Torino – bisogna valutarne durabilità ed efficacia». In vista dei progetti del Comune, che vorrebbe diffonderne l’uso contro l’annoso problema dell’inquinamento.

I costi sono bassi perchè il Ti02 è facilmente reperibile in natura. Il professor Akira Fujishima, dell’Accademia giapponese Kanagawa, studioso del materiale da circa 40 anni e oggi scienziato di fama mondiale, spiega che in Giappone è comune usarlo per ricoprire gli edifici, depurare l’aria dal fumo nei mezzi pubblici, produrre lampade autopulenti per i tunnel stradali. La Toyota lo usa negli specchietti retrovisori, che non si appannano più. Inoltre, con la sua capacità di disintegrare batteri e particelle superflue, il Ti02 è efficace contro il cancro. Il suo utilizzo è sempre più diffuso, in Occidente i paesi più avanzati sono la Germania, l’Inghilterra e gli Stati Uniti.