“Chimica: la nostra vita, il nostro futuro”. Con questo slogan l’ONU ha scelto di celebrare le conquiste e il contributo al benessere dell’umanità della scienza che cambia il mondo, dichiarando il 2011 Anno Internazionale della Chimica, e affidandone la responsabilità all’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura – e alla IUPA, l’Unione Internazionale della Chimica Pura ed Applicata.
Dopo l’inaugurazione internazionale del 28 gennaio al quartiere generale Unesco di Parigi, la Chimica fa tappa in Piemonte: mercoledì 9 marzo i Rettori dei tre Atenei inaugurano il calendario piemontese dell’Anno Internazionale della Chimica nella cornice dell’Aula Magna “Primo Levi” della Facoltà di Scienze MFN, alle 17,00. Conferenze divulgative, spettacoli e letture teatrali, un nuovo giornale dedicato alla storia e alle curiosità sulla chimica: un calendario fitto di iniziative per avvicinare il pubblico ad una scienza affascinante quanto controversa
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Il Politecnico è il primo ateneo italiano
Se non avesse un vago sentore di beffa ci sarebbe da essere lusingati. Eppure il boccone suona un po’ amaro. Una delle principali innovazioni varate dal ministro Gelmini nell’università italiana consiste nel ripartire il 7 per cento del fondo di finanziamento per gli oltre settanta atenei (7,2 miliardi di euro nel 2009, ridotti a 6,9 nel 2010) secondo criteri di merito. Più soldi ai migliori; meno – o nessuno – agli ultimi della classe. L’idea suona come un passo in avanti verso la costruzione di un sistema meritocratico. La beffa risiede nel fatto che se la torta diminuisce l’unico vantaggio che resta ai più bravi è subire qualche taglio in meno. È quel che è accaduto al Politecnico di Torino.
La notizia è che per il ministero dell’Istruzione l’ateneo torinese è la migliore università italiana. Almeno, lo è stato nel 2009, secondo i criteri stabiliti per misurare la qualità della ricerca e della didattica. Peccato che un primato tanto sudato non si è tradotto in un massiccio afflusso di fondi in corso Duca degli Abruzzi: rispetto al 2009, il «Poli» chiuderà il bilancio 2010 incassando dallo Stato 118,6 milioni di euro, la stessa cifra dell’anno precedente. Insomma, per non perderci si è dovuto classificare in cima alla lista, il che significa che tutti gli altri atenei (ad eccezione di Trento, seconda) ci rimetteranno.
Il decreto che ha stanziato i fondi conferma i tagli previsti: la cassa segna un meno 3,7 per cento. Tagli per tutti, dunque. Anche per i migliori. Nessuno ha incassato un euro in più. Anzi, per contenere i tagli secchi che gravavano su alcuni atenei del Sud precipitati nella graduatoria e sonoramente bocciati, (Napoli, Messina, Palermo, La Sapienza), ed evitare che finissero a gambe all’aria, il ministero si è dovuto inventare un sistema di riequilibrio: si è stabilito che nessun ateneo potesse vedere il proprio Ffo decurtato di oltre il 5,5 per cento rispetto al 2009. Chi è crollato ha beneficiato del fondo di riequilibrio, usufruendo dei fondi che sarebbero dovuti finire ai meritevoli.
Le università europee nel mercato dell’innovazione
Si volgerà il 18 ottobre la conferenza internazionale “Le università europee nel mercato dell’innovazione” il quarto appuntamento annuale di Vision sul futuro delle università. Tra i relatori ci saranno Rettori da diversi paesi, responsabili delle strategie di internazionalizzazione degli atenei, ed esperti che hanno stilato alcune delle classifiche internazionali più prestigiose, oltre a due rappresentanti dell’OCSE.
L’evento è organizzato da Vision, think tank italiana, in collaborazione con Nova e ThinkYoung. Tra i partner dell’iniziativa il Politecnico di Torino, l’Ambasciata Americana, il British Council e la fondazione Unicredit&Universities. Il progetto di Vision parte dall’idea che le grandi riforme di sistemi complessi come le università siano sempre più difficili, e la differenziazione crescente degli atenei e delle aspettative che studenti, imprese, cittadini esprimono, pone una enorme domanda di cambiamento. Sarebbe più efficiente identificare le università che stanno già ottenendo risultati positivi ed introdurre elementi di competizione. È per questo motivo che Vision ha deciso di concentrare i lavori della conferenza su due temi specifici: i meriti ed i limiti delle classifiche e l’internazionalizzazione.
La conferenza sarà anche l’occasione per la presentazione della seconda edizione de “La classifica delle università italiane” che Vision ha sviluppando tenendo in considerazione i criteri raccomandati dalla Commissione Europea e da Unesco. La classifica vede alcune conferme – sei delle prime dieci lo erano anche nel 2009. La graduatoria dimostra come le università costituiscono una realtà sempre più differenziata con prestazioni che sono diverse a parità di regole, fondi e, persino, di contesti territoriali.
Università e Cyberspazio a Torino
Un appuntamento al Politecnico
Tra le libertà tutelate dalle Costituzioni più avanzate d’Europa vi è il diritto a una ricerca accademica indipendente. Non è un caso dunque che Markus Baumanns, vice presidente della Fondazione per la ricerca e l’educazione Zeit Stiftung in Germania, consideri questo aspetto uno dei principi fondamentali delle Università del futuro. E non è un caso che tale futuro sia intrinsecamente legato allo sviluppo della Rete, libera e democratica sin dalle proprie origini.
Questa prospettiva può essere il punto di partenza per comprendere l’evento “Università e Cyberspazio – Ridisegnare le istituzioni della conoscenza per l’Era della Rete” organizzato dal Centro Nexa per Internet e Società del Politecnico di Torino assieme al Berkman Center for Internet and Society della Harvard University. Dal 28 al 30 giugno, nell’Aula magna del Politecnico di Torino, si alterneranno personaggi illustri, da Stefano Rodotà dell’Università La Sapienza a Joi Ito presidente di Creative Commons, dal futurologo Bruce Sterling, fino ad arrivare a Massimo Banzi, inventore di Arduino, per discutere a proposito di come cambieranno le istituzioni della conoscenza nell’era di Internet.
Gli incontri si ispireranno a tre tracce principali. In primo luogo verrà affrontato il tema dei nativi digitali, i giovani che tra qualche anno vivranno in prima persona le strutture universitarie. E non si tratta soltanto di studenti, ma anche di insegnanti e di tutti quegli operatori che occupano una parte integrante e attiva all’interno di tali strutture. In secondo luogo, al centro del dibattito vi sarà l’evoluzione della cosiddetta infrastruttura informazionale, legata agli strumenti attraverso cui le Università saranno in grado di approvvigionarsi della cultura, perché possa essere elaborata e poi diffusa in forme diverse. Infine, verrà analizzata l’interazione sempre più forte all’interno del mondo universitario tra spazi fisici e spazi virtuali.
Un evento di questo genere intende sottolineare il ruolo centrale che le istituzioni universitarie devono rivestire all’interno della società. Un ruolo civico che favorisca una cittadinanza condivisa, in cui non soltanto i risultati della Ricerca ma le Università in quanto tali rappresentino materia di discussione all’interno del dibattito pubblico. Oltre al principio di libertà, Baumanns ricorda che il significato originale di Università non indica “una moltitudine di materie”, bensì una “comunità di insegnanti e studenti”.
Il Rettorato dell'Università occupato dai ricercatori
Le manifestazioni contro la riforma Gelmini dell’Università
In assemblea contro la riforma Gelmini
Un’assemblea per discutere sul disegno di legge di riforma dell’università
Mercoledì 19 maggio, dalle 12 alle 14 si svolgerà a Palazzo Nuovo, un’assemblea organizzata dal Coordinamento dei ricercatori delle facoltà umanistiche alla quale sono state invitate tutte le componenti dell’università come studenti, professori, precari, personale tecnico amministrativo.
L’iniziativa, che si inserisce nella mobilitazione nazionale indetta dai ricercatori dell’università, coincide con l’avvio, al Senato, della discussione intorno al disegno di legge sulla riforma dell’università presentato dal governo e discusso in commissione.
Al lancio la Start Cup 2010
E’ partita la sesta edizione di Start Cup Torino Piemonte. Start Cup Torino Piemonte è la competizione regionale che mette in gara i migliori progetti d’impresa innovativi e ad alto contenuto di conoscenza.
La Start Cup Torino Piemonte è un concorso di progetti imprenditoriali dedicato a tutti coloro che hanno un progetto di impresa innovativa. Le imprese innovative sono quelle che apportano, in un prodotto o in un processo, nell’organizzazione o nel rapporto con il mercato, caratteristiche di novità rispetto allo stato della tecnologia riscontrabile nelle imprese piemontesi o italiane e che rappresentino una valorizzazione economica di saperi e competenze scientifiche.
La competizione, a partecipazione gratuita, è finalizzata alla nascita di imprese innovative presso gli Incubatori degli Enti Promotori e le relative modalità di funzionamento, i criteri di ammissione e di assegnazione dei premi sono determinati dal Regolamento ufficiale del concorso.
Il concorso si articola in due fasi.
Nella prima fase – Concorso delle Idee – è sufficiente presentare un’idea di impresa descrivendo sinteticamente il progetto e fornendo i propri dati personali attraverso il rispettivo modulo.
Nella seconda fase – Concorso dei Business Plan – si dovrà presentare un Business Plan completo, che deve descrivere un’idea imprenditoriale caratterizzata da un alto contenuto di conoscenza, tecnica o tecnologica, indipendentemente dal suo stadio di sviluppo. A questa fase possono partecipare sia i vincitori del Concorso di Idee, sia soggetti esterni portatori di un Business Plan.
Cercasi disperatamente casa
Il problema degli alloggi per gli studenti universitari torinesi
Dopo la chiusura delle pre-immatricolazioni alle quattro facoltà di Ingegneria, il Politecnico può sorridere. I numeri infatti parlano di ben cinquemila preiscritti di cui il 77 per cento maschi e il 23 femmine. Anche quest´anno quindi le cifre evidenziano quanto crescente sia l´interesse verso le materie scientifiche da parte dei freschi maturati.
A ben guardare le preferenze sembrerebbero essere andate (come attestano i dati indicati nella scelta dei corsi) alle tematiche dell´industria e dello sviluppo sostenibile. Indicazioni di massima che vanno poi di pari passo con alcuni dati concreti: il Politecnico ha infatti fatto registrare il segno positivo sul capitolo delle preiscrizioni grazie a un trend di aumento, secondo i dati forniti dalla stessa Facoltà, di quasi il 14 per cento. Un incremento ulteriore rispetto agli anni passati visto che nel 2008 l´aumento era stato del 11,2 per cento. Quest´anno la novità riguarda inoltre la possibilità di sostenere la prova di ammissione al test orientativo in anticipo: circa 2.000 studenti infatti hanno deciso di partecipare alla prova svoltasi nelle sessioni primaverili e più della metà ha confermato la volontà di iscriversi. Cinquecento tra questi ha inoltre già completato la strada dell´immatricolazione.
Reintegrati i prof over 70
Via Lastampa.it
Non pensavo di sollevare un simile polverone, però sono contento: quell’articoletto imboscato nella Finanziaria era ignobile». L’ultima beffa per l’Università italiana è nata dal gesto di rabbia di un professore. Un anno fa Girolamo Cotroneo, 74 anni, docente di Storia della Filosofia all’università di Messina, ha ricevuto una lettera dal suo ateneo. «Diceva che il mio periodo di “fuori-ruolo” sarebbe terminato in anticipo. Mi mandavano in pensione. E io ho reagito».
Il fuori ruolo – il triennio aggiuntivo di insegnamento concesso ai docenti di 72 anni – è stato abolito dalla Finanziaria 2007, con effetto retroattivo. Le università nell’ultimo anno hanno così mandato in pensione 1500 docenti tra 72 e 75 anni che avevano già chiesto e ottenuto di mantenere la cattedra per altri tre anni. Tutto bene, finché il professor Cotroneo ha fatto ricorso. «Ero indignato. Andarmene dopo 40 anni, non mi sarebbe costato nulla. Ma non si cambiano le regole in corsa». Si è rivolto al Tar di Catania, che lo scorso autunno gli ha dato ragione rinviando la «leggina» incriminata alla Corte Costituzionale. Centinaia di «baroni» tra 72 e 75 anni hanno fatto altrettanto. E sono stati reintegrati . Adesso anche la Consulta si è pronunciata: la norma è incostituzionale, a quei docenti andava consentito di terminare i loro tre anni di «fuori ruolo».
Glomera e University.it insieme
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