Tre nomi per il dopo Motorola

Via Repubblica

«Dobbiamo trovare una soluzione per la Motorola, con gli enti locali, gli industriali, l’azienda. Ci sto lavorando». Il rettore del Politecnico, Francesco Profumo, non vuole lasciare nulla di intentato, insieme a Regione e Comune, non tanto per evitare che la «M» del colosso statunitense scompaia da via Cardinal Massaia, ma per scongiurare un fuggi-fuggi delle competenze che si sono formate in dieci anni. Ci sono trattative in corso? Bocche cucite e soprattutto i tempi sono stretti: 75 giorni da lunedì scorso. Tutti i 370 addetti rimarranno a casa dal 19 gennaio. Non mancano le indiscrezioni.

Sembra che Motorola abbia fatto intendere agli enti locali di avere in corso contatti con un gruppo, senza spiegare però di cosa si tratti. A questo si aggiunge che dirigenti italiani abbiano cercato una sponda nell’avversario diretto degli americani: la Nokia. Risposta? Non ha escluso di prendere in considerazione l’i potesi. Molto più di sostanza sembrano i tentativi di coinvolgere una grande società indiana, attiva nel settore dei software per le telecomunicazioni. D’altronde la stessa Motorola ha storici rapporti con l’India e un centro a Bangalore. E su questa partita potrebbero entrare in gioco altre due società, entrambe giapponesi. Gruppi mondiali che avrebbero puntato gli occhi su Torino e che in questo momento, con l’addio di Motorola, potrebbero assorbire, sempre che le trattative per l’apertura dei siti vadano a buon fine, gli addetti lasciati a casa. Si parla della Fujitsu, interessata alla cittadella del Poli, e della Sharp, proiettata sul vercellese per avere più spazi. Contatti che passerebbero attraverso Poli ed enti locali.

«Sono molto dispiaciuto di quanto è accaduto — aggiunge il rettore Profumo — perché il centro ricerche Motorola è uno dei migliori al mondo. Ci sono competenze uniche». Lunedì Profumo, insieme all’a ssessore regionale all’Innovazione e all’Università, Andrea Bairati, incontreranno il direttore generale del sito torinese, Massimo Marcarini, che ieri ha parlato telefonicamente con la presidente Bresso: «Il patrimonio umano e personale non va disperso», dice la presidente che scriverà ai vertici statunitensi di Motorola per chiedere un allungamento dei tempi di chiusura. Missiva che si va ad aggiungere a quella firmata dal sindaco Chiamparino. «I due mesi e mezzo previsti sono troppo poco per trovare una soluzione», dice Bairati.

Il vicesindaco Tom Dealessandri ha incontrato un gruppo di lavoratori, riunione dove è emersa l’ipotesi che alcuni professionisti decidano di mettersi in proprio, creando aziende più piccole nel campo delle tlc e dei software, anche grazie all’aiuto del pubblico. Uno scenario che prende piede a Palazzo Civico e che il vicepresidente della commissione lavoro, Enzo Lavolta, vorrebbe trasformare presto in realtà.

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Next Open Innovation per Telecom Italia

Next Open Innovation è un portale di Telecom Italia dedicato all’innovazione nel quale è possibile sperimentare in anteprima prodotti e servizi della società e confrontarsi su tematiche quali mobile, banda larga, web, IpTv e It.

Next Open Innovation si propone come un nuovo strumento di dialogo e condivisione, un network di innovazione tecnologica che coinvolge il cliente finale nella messa a punto di servizi e prodotti rivolti a privati ed aziende prima della loro introduzione sul mercato.

L’obiettivo e’ quello di creare, grazie alle potenzialita’ degli strumenti di social networking e del web 2.0, un contesto aperto di discussione, sperimentazione, creativita’ su cui attrarre idee, conoscenze ed esperienze. Next Open Innovation si articola in diverse sezioni, i cui contenuti vengono arricchiti quotidianamente dagli utenti stessi attraverso i forum di discussione e i blog tematici oltre che dall’enciclopedia wiki alla quale partecipano anche gli esperti Telecom Italia.

In particolare, ”Conosci” e’ la sezione in cui e’ possibile trovare i video e le notizie inerenti ai temi di ricerca: da quelli di Telecom Italia Lab dove i ricercatori illustrano i temi principali su cui si concentra la loro attivita’, a quelli provenienti dal Telecom Italia Future Centre e da altri centri di ricerca internazionali; ”Prova” accoglie le informazioni ed i forum specifici sui servizi ed i prodotti in fase di sperimentazione; ”Collabora”, e’ il luogo in cui ciascun utente puo’ condividere con la community le proprie opinioni, anche attraverso questionari e sondaggi; ”Proponi”, ospita soluzioni, idee innovative e contenuti degli utenti.

Inoltre a breve tutti gli appassionati di tecnologia potranno accedere a veri e propri laboratori di ricerca, messi a disposizione virtualmente all’interno del portale, dove oltre al supporto di uno staff di esperti, troveranno tutti gli strumenti necessari (manuali, attrezzi, banchi di prova) per creare autonomamente o sperimentare nuovi servizi.

Smau – Innovazione in anteprima

Via Blog Economy

Dato per spacciato col diffondersi capillare del Web, capace di portare a casa di operatori e professionisti le informazioni critiche sui prodotti in arrivo, e minacciato da un’errata commistione fra mondo consumer e tecnologie professionali, Smau nel 2008 è più vivo che mai. E scommette soltanto sulle soluzioni hi-tech dedicate al business o alla pubblica amministrazione, contando di replicare il successo dello scorso anno, quando contò 45 mila presenze: numeri certo inferiori agli anni precedenti, quando Smau era un salone aperto a tutti che faceva inutilmente il «tutto esaurito» con i ragazzini a caccia delle ultime novità.

Il grande evento milanese dell’informatica e delle telecomunicazioni si terrà fra il 15 e il 18 ottobre prossimi nei padiglioni di Fieramilanocity e la fiducia di cui ancora gode presso le aziende del comparto si può misurare dando un’occhiata agli investimenti che vi hanno destinato: «La partecipazione costa fra i 4.500 e i 40 mila euro circa» dice a Economy Pierantonio Macola, amministratore delegato di Smau, la società organizzatrice, «a seconda degli allestimenti e dei servizi aggiuntivi. In genere il valore dei contratti si aggira sui 4.500-6.000 euro».
E che tuttora la kermesse possa rappresentare un’ottima vetrina per le applicazioni aziendali e un interessante volano di business lo dice soprattutto l’impegno economico degli organizzatori: «Ogni anno» calcola Macola «allestimento e promozione di Smau costano 5 milioni, ma per rilanciare e consolidare la manifestazione è prevista una spesa da 20 milioni in quattro anni».

Perché questo sforzo dia buoni frutti è essenziale segmentare e individuare il bacino di pubblico della fiera in modo preciso. Macola e i suoi lo hanno fatto, e ora parlano in particolare ai manager delle più disparate funzioni aziendali, con un ruolo centrale nell’acquisto di tecnologie.

l'informatica italiana strozzata dalla PA

Via Punto Informatico

C’è un tumore nel mercato informatico italiano, che si è sviluppato negli anni e che nonostante le pubbliche ripetute denunce non è mai stato affrontato seriamente, tanto che è cresciuto e ha diffuso metastasi in tutta la Pubblica Amministrazione: è il buco nero delle società pubbliche della tecnologia, quelle in house, quelle che da sole amministrano più di metà delle necessità tecnologiche della Pubblica Amministrazione. Sono emanazione della PA, sfuggono alle regole di mercato perché sono parte dei propri clienti, sottraggono dunque quote di lavoro al mercato legittimo, quello fondato sulla concorrenza.

Sull'ICT la cappa della PA italiana - Assinform

C’è questo e di più nei dati delle rilevazioni Assinform. L’associazione dei produttori del settore tecnologico e delle telecomunicazioni si rallegra dell’aumento delle spese ICT di famiglie ed imprese, ma segna un -0,6% nel 2007 per quanto riguarda la domanda ICT della PA. Una domanda che negli ultimi tre anni è oscillata “attorno ad un’asfittica quota di 3 miliardi di euro”. E ora si riduce, ma solo per quella parte “che viene posta sul mercato”. Il tumore si è ingrossato. Spiega Assinform: “Oltre la metà, infatti, pari a 1,5 miliardi di euro, finisce direttamente nelle casse delle società pubbliche in house, cifra che cresce di oltre 100 milioni di euro l’anno”.