Chi dice che i piemontesi sono chiusi dovrà ricredersi. Il Piemonte sceglie la filosofia “open” e dà un tocco innovatico ai suoi confini informatici. Ovvio, non sto parlando di un’improvvisa svolta espansiva dei torinesi, ma di un’attesa piccola rivoluzione tecnologica. L’Assemblea Legislativa di Palazzo Lascaris ha infatti approvato il 17 marzo la proposta di legge che prende in considerazione nuove norme in materia di pluralismo informatico e portabilità di documenti informatici nelle Pubbliche Amministrazioni.
Come cita il documento presentato da Luca Robotti dei Comunisti Italiani, si tratta di una proposta volta a garantire la libera scelta nella realizzazione di piattaforme informatiche, abbattendo qualsiasi barriera dovuta all’incompatibilità o alla diversità di standard. I politici si sono dunque accorti che adottare software open source non può che giovare alla loro economia, riducendo drasticamente i costi di licenza e portando innovazione.
Un altro importante passo, un altro piccolo mattoncino per la creazione di una struttura open source che possa finalmente diventare un punto di riferimento per tutte le realtà sia pubbliche che private. La proposta di legge inoltre stanzia finanziamenti interessanti per enti sia pubblici che privati che promuovano o valorizzino lo sviluppo del software libero. Servirà ad incentivare il salto tecnologico?