Marco Accossato e Maria Teresa Martinengo su Lastampa.it
Per molti anni e troppi malati è una condanna in più a una patologia cronica e a una salute precaria: una cucina povera, spesso insipida, quasi mai invitante. Ma oggi quaranta professori dell’Università di Torino, insieme a quattro scuole alberghiere del Piemonte, sfatano in un colpo solo la convinzione falsa che un malato debba mangiare sempre e solo leggero, che il gusto sia nemico delle terapie e rinunciare al sapore un scotto da pagare per sperare di guarire.
Quaranta professori di medicina sono entrati in cucina e hanno stravolto le diete «da ospedale» con oltre 670 pagine di ricette saporite, invitanti, e soprattutto dedicate a oltre trenta tipi di malattie: da quelle dell’apparato digerente a quelle della tiroide, per chi soffre di cuore o ha disturbi renali, dalle malattie metaboliche dell’osso alle allergie, fino a chi è stato trapiantato, ha (o ha avuto) un tumore, a chi soffre di una patologia degli occhi, ha un disturbo psichiatrico o ha appena subìto un intervento chirurgico.
«Il medico in cucina» (Edizioni Minerva Medica) sarà presentato alla Fiera del Libro che s’inaugura giovedì a Torino. E’ una filosofia nuova, un altro punto di vista, un volume unico non solo per quantità di ricette dedicate ai malati, ma anche per il numero di medici coinvolti in un progetto cui hanno dato una collaborazione fondamentale la preside e il vicepreside dell’istituto alberghiero Colombatto di Torino, Vincenza Pisciotta e Carlo Di Iavoco.
Autore del ricettario è il professor Alessandro Gaetini, ordinario di Chirurgia generale alle Molinette: «Dopo molti anni dedicati alla medicina e alla chirurgia ho pensato di raccogliere il contributo di illustri clinici, affermati medici di famiglia ed esperti nutrizionisti per selezionare su base rigorosamente scientifica le esigenze delle terapie con ricette da buongustai».
Gli specialisti che hanno contribuito all’opera sono tutti medici degli ospedali universitari Molinette di Torino e San Luigi di Orbassano. «A tutt’oggi – è la premessa del vicepresidente nazionale dell’Accademia Italiana della Cucina – la letteratura clinica dedicata alla fisiopatologia dell’alimentazione è poco conosciuta ed è praticamente inesistente quella dedicata a pazienti che al di là della sofferenza della malattia desiderano alimentarsi piacevolmente».
Una vera rivoluzione in cucina. E anche un supporto psicologico fondamentale: «La dieta, al pari dei farmaci, è indispensabile per ottenere un buon risultato clinico», è la convinzione, ormai scientificamente dimostrata.
Spuma di tonno, vellutata di formaggio, cannelloni ricotta e arancia, Tiramisù rinforzato. E ancora: crema di cavolfiore al gratin, calamari ripieni su letto di vellutata di pane, macedonia calda allo zendero. Ogni ricetta è per quattro persone. Ogni capitolo è composto da una descrizione della malattia affidata allo specialista, dai consigli dietetici che ne derivano e dai menu ideali: da quattro antipasti, quattro primi, quattro secondi e quattro dessert possibili. L’ultimo capitolo, affidato al professor Enrico Madon, ordinario di Clinica pediatrica, è dedicato ai bambini. Le quaranta pagine finali sono un’appendice nella quale si parla di pietanze, di acqua, vino e diete speciali per chi ha problemi di deglutizione.
«L’acqua – sottolinea il professor Gaetini – è un elemento fondamentale nella dieta, ma saper scegliere qual è l’acqua ideale è importantissimo: una acqua ricca di sali, ad esempio, «non è l’ideale per i bambini». Altro consiglio prezioso nelle pagine del ricettario speciale: «Chi assume farmaci provvisti di azione sedativa o genericamente deprimente sulle funzioni cerebrali non deve bere contemporaneamente vino o altre bevande alcoliche». Alcuni farmaci prescritti per patologie cardiovascolari «possono interagire con il vino».
In poche settimane, il ricettario ha già raggiunto le 2500 copie vendute. Ogni ricetta è scritta in modo semplice. Parole facilmente comprensibili anche nei capitoli che descrivono le patologie, i consigli dietetici, i bisogni nutrizionali. «Mangiar bene non fa male, mangiar male fa molto peggio», è la convinzione non solo del professor Gaetini.