Intesa Sanpaolo, Modiano lascia

Gianluca Paolucci su Lastampa.it

Pietro Modiano si è dimesso da direttore generale vicario di Intesa Sanpaolo. La lettera del manager è arrivata sul tavolo di Giovanni Bazoli e Enrico Salza, presidenti rispettivamente del consiglio di sorveglianza e di gestione del gruppo bancario, nel pomeriggio di ieri. A portarla nelle mani di Salza è stato lo stesso Modiano, che ha incontrato ieri il presidente del consiglio di gestione nei suoi uffici di piazza San Carlo. A Salza, Modiano ha spiegato di essere «sereno» dopo la tensione dei giorni scorsi e di aver maturato la decisione per «senso di responsabilità» nei confronti della banca e dei suoi dipendenti, con la consapevolezza dei buoni risultati raggiunti durante il suo incarico e della bontà delle scelte fatte.

A rendere ufficiale la notizia, dopo che nella giornata di ieri si erano nuovamente rafforzati i rumors di una imminente uscita di Modiano, è stato invece in serata uno scarno comunicato della banca: «Si è risolto consensualmente il rapporto di lavoro tra Pietro Modiano e Intesa Sanpaolo. Il presidente del consiglio di sorveglianza Giovanni Bazoli e il presidente del consiglio di gestione Enrico Salza esprimono il loro vivo apprezzamento per l’opera svolta dal dottor Modiano in questi primi due anni di integrazione tra Sanpaolo Imi e Banca Intesa». Poche righe per mettere fine a una vicenda iniziata a metà novembre, quando durante un incontro piuttosto brusco tra Passera e Modiano il primo aveva di fatto «sfiduciato» il secondo. Uno scontro duro e «allo scoperto», quello tra i due, con le indiscrezioni circolate sui giornali e l’ammissione, da parte dello stesso Passera, delle «divergenze».

Oggetto del contendere, la riorganizzazione della Banca dei Territori, la divisione retail del gruppo sotto la diretta responsabilità di Modiano. Nel nuovo piano industriale triennale di Intesa, in corso di elaborazione da parte di Passera, è previsto che l’organizzazione della rete diventi più «divisionale», con competenze specifiche centralizzate per le varie aree di business e otto centri decisionali sul territorio al posto degli attuali 27. Una decisione sgradita a Modiano, non tanto per i modi quanto per i tempi, con la rete ancora sotto stress per l’integrazione tra i due istituti avviata due anni fa. Ma una decisione sulla quale Passera ha raccolto nelle ultime settimane l’adesione di Bazoli e Salza e anche delle fondazioni azioniste, compresa la torinese Compagnia di San Paolo. Di qui la moral suasion su Modiano da parte di Bazoli, che ha incontrato il manager (e ieri, prima delle dimissioni, aveva dichiarato di confidare in un «esito positivo» della vicenda).

L’incontro si è tenuto martedì scorso a Torino e sarebbe servito a far capire a Modiano che l’unica via percorribile era quella dell’uscita «consensuale», dopo che nel fine settimana un incontro tra gli azionisti aveva sancito l’appoggio delle fondazioni azioniste a Passera. A questo punto la nuova organizzazione potrà partire, presumibilmente con il nuovo piano, nell’aprile prossimo. Fonti della banca ieri sottolineavano come il ruolo di Torino non sarà «ridimensionato», come teme soprattutto il sindaco Sergio Chiamparino – che ieri ha anche aggiunto di augurarsi «di essere smentito dai fatti, che valuteremo nel prossimo futuro» – ma anzi «valorizzato». Per il momento le deleghe che erano di Modiano dovrebbero andare, salvo colpi di scena, all’altro direttore generale, Francesco Micheli, manager indicato come «molto vicino» a Passera.