Salvatore Tropea su Repubblica
Ancora un matrimonio americano per Fiat dopo il divorzio con General Motors? Sembrerebbe proprio di sì e questa volta il contraente potrebbe essere la Chrysler ovvero la più piccola delle big three dell´auto a stelle e strisce. Ad essa il Lingotto assicurerebbe tecnologia per motori e piattaforme destinate a vetture di piccola-media cilindrata e in cambio entrerebbe nel capitale della società con una quota che potrebbe essere non inferiore al 20 per cento oltre ad assicurarsi una presenza industriale e commerciale negli Stati Uniti dove intende da tempo rientrare ma sinora con scarso successo.
Le voci su questa partnership (anticipate da Automotive News) hanno messo in agitazione gli ambienti internazionali non solo dell´auto ma anche della finanza che hanno puntato i riflettori su Torino e Detroit in attesa di sapere come finirà la partita. In serata Il Financial Times Online si è spinto fino a scrivere che Fiat e Chrysler avrebbero già firmato un memorandum di intesa per arrivare ad un´alleanza che potrebbe essere annunciata già nei prossimi giorni e che vedrebbe il gruppo italiano acquistare subito il 35% con l´opzione a prendere la maggioranza in un secondo momento.
Alla domanda «siete interessati a comprare voi la Chrysler?» all´indomani della fine della collaborazione tra questa società e la Daimler, Sergio Marchionne aveva risposto «non ci pensiamo nemmeno». Che cosa è cambiato? La verità e che se si trattasse di rilevare la società Usa notoriamente in difficoltà, l´ad del Lingotto, per suo conto alle prese con un momento non felice della Fiat, risponderebbe ancora oggi allo stesso modo. Invece nei colloqui che ha avuto con il numero uno di Chrysler, Robert Nardelli, ha individuato un modo per cercare di arrivare in maniera indolore sotto il profilo finanziario a quei 5 milioni di auto prodotte all´anno da lui indicati come soglia per continuare a stare nel panorama dell´industria mondiale dell´auto dei prossimi anni.
La notizia della possibile intesa, trapelata dagli ambienti di Detroit, diffusa dall´agenzia Associated Press e rilanciata da Automotive News, è stata accolta e commentata dal Lingotto con il classico “no comment” da leggere come una non smentita. Anche se ancora mancano parecchi tasselli e c´è ancora chi è pronto a giurare che il dialogo tra Torino e i francesi della Peugeot per una possibile fusione non è affatto chiuso.E´ certo comunque che si sta lavorando all´ipotesi abbastanza concreta della fornitura da parte Fiat di tecnologia per motori multijet e motori multiair (versione a benzina del multijet che verrà presentato quest´anno) oltre che piattaforme. A differenza della Gm che può disporre di Opel, e della Ford che può fare altrettanto con la sua emanazione europea, Chrysler non è attrezzata per poter produrre quelle vetture ecologiche e di piccole dimensioni che sono la premessa per poter rientrare nella logica degli aiuti da parte di Washington.
Per la Fiat l´operazione si profila a costo zero anche perché diversamente sarebbe stata scartata in partenza. Ma Marchionne ha avvistato i vantaggi che sono quelli di entrare con una quota cospicua nella società oggi controllata dal fondo americano Cerberus ma soprattutto gli consentono di poter pensare a come e dove produrre e vendere l´Alfa Romeo e la Fiat 500 in America.
Per il Lingotto l´accordo può anche voler dire l´acquisizione della tecnologia al 4per4 allargando così il campo della sua produzione a un settore sinora poco frequentato. Nel complesso potrebbe sembrare una delle tante alleanze e realizzate dalla Fiat negli ultimi quattro anni. La partecipazione azionaria e il mercato americano fanno pensare invece a qualcosa di diverso e di più importante. Insomma alla mossa annunciata da Marchionne un mese quando ha parlato di un ridimensionamento dei players mondiali dell´auto.