Prof. Alesina, qual e` la prospettiva?

Caro Professor Alesina,

Mi permetto di fare alcune osservazioni al suo interessante articolo   sul Corriere di oggi:

A) che la soluzione UK, P, E sia quella giusta e` dubitato da molti ( il premio nobel Paul Krugman e Martin Wolf di FT per fare due esempi). Essendo chiaro che un’economia in recessione porterebbe costi aggiuntivi, minori entrate fiscali ed un rapporto debito/pil non decrescente.

 

B) Il punto precedente e` aggravato dall’erronea supposizione che questi paesi possano comportarsi come piccole economie isolate. Dato che il comportamento fiscale  e` simile in larga parte dell’eurozona e negli USA, gli effetti recessivi sono quasi scontati.

“Affama il tuo vicino” non e` possibile. Tutti affamano tutti, cioe` se stessi.

 

C) Esiste una certa differenza tra chi combatte un forte disavanzo primario attuale (5.5% UK) e chi combatte un forte debito ereditato dal passato, ma gia` dispone di un avanzo/pareggio primario, l’Italia. I primi se annullano il deficit, gia` ottengono il loro obiettivo, noi lasciamo il problema fondamentale, il debito, intatto.

 

D) In Italia la spesa primaria in termini di PIL  e` di 1.65% superiore a quella tedesca ed inferiore a quella di Slovenia, Austria, Francia e Finlandia, paesi che naturalmente, non perdono occasione per darci delle lezioni di sana e corretta finanza pubblica. Se si tiene conto che la Germania finora e` cresciuta e noi abbiamo avuto un’economia stagnante, la nostra differenza con la Germania diviene assai poco significativa.  In Italia la spesa totale e` particolarmente elevata perche` il 4.5% del PIL se ne va in interessi. Certamente si spende troppo in pensioni ed in politica. Quelle spese andrebbero ridirette a fini produttivi (educazione, ricerca,  formazione, innovazione, ristrutturazione del sistema industriale verso una dimensione media aziendale maggiore), piu’ che eliminate. Questo al fine di essere competitivi almeno con paesi simili a noi, quali i nostri vicini.

 

E) Non ha senso sbandierare i modelli scandinavi di flexsecurity senza pensare a tutti i presupposti che vi stanno dietro:forza lavoro qualificata, imprese di dimensione maggiore, ricerca pubblica e privata e sostegno alla maternita` e all’infanzia.

 

F) Anche supponendo che l’Italia si comporti virtuosamente e che venga a pagare interessi reali nulli (interessi nominali = inflazione), affinche’ il debito  decresca essa dovrebbe avere per  30 anni un surplus primario dell’1% di PIL per arrivare ad ottenere un rapporto debito su PIL del 90% nel 2041. Cio’ naturalmente presuppone che per 30 anni non ci sia nessuna crisi finanziaria, terremoto, cataclisma, guerra ed altri eventi poco dipendenti dalla politica nazionale. Abbiamo visto come l’Italia pur avendo avuto avanzi primari medi del 2.78% di PIL  (a volte anche del 6% !) dal 1992 al 2008 , abbia potuto ridurre il suo debito di appena 14 punti (da 120 a 106). Meno di un punto all’anno.

E` poi bastata una crisi finanziaria nata e cresciuta altrove, per riportarci al punto di partenza. Non proprio. Nel 1992 avevamo un patrimonio pubblico fatto da banche, autostrade, telefoni ed imprese di ogni genere. Oggi possediamo solo piu’ le scuole, i musei  ed i palazzi pubblici  e se li vendiamo dovremo poi pagare l’affitto a qualche gruppo immobiliare, con nefaste conseguenze sui bilanci pubblici futuri.

I costanti avanzi primari dal 1992 al 2008, una politica fiscale permanentemente restrittiva, ci costarono uno dei piu’ bassi tassi di crescita di tutte le economie avanzate ed una considerevole perdita di quota rispetto al PIL mondiale. Praticamente oggi in termini economici lItalia conta molto meno che nel 1992.

Sono pienamente d’accordo con politiche volte ad innalzare l’eta` pensionabile, ridurre i costi della politica, controllare la produttivita` nella pubblica amministrazione (premiando e punendo di conseguenza), liberalizzare le professioni, introdurre la flexicurity per tutti, favorire la crescita e le fusioni di imprese.

Tutto cio’ lo si deve fare per investire nello sviluppo del paese, non per pagare il debito.

Cordiali saluti,

Gustavo Rinaldi

P.S. Mi potrebbe fare un esempio di un paese medio-grande , che  nella storia, senza usare i proventi dalle colonie o il petrolio scoperto sotto casa, sia riuscito a risanare un debito del 120% e contemporaneamente  a crescere come la media dei paesi suoi diretti concorrenti?

 

 

Autore: Gustavo Rinaldi

Nato a Torino nel 1967, la sua prima maestra e` stata una vittima delle repressioni bolsceviche, Maria Bruch. Ha frequentato sia la scuola pubblica che quella dei Gesuiti. Come volontario ha promosso prima una raccolta carta e poi la riorganizzazione del gentro di formazione agricola di Andriamboasary in Madagascar. Ha fondato l'associazione Enthusiasmus che per piu' di dieci anni si e` occupata di formazione politico-sociale dei giovani, permettendo a molti giovani di conoscere il mondo esterno ed a qualcuno/a di trovare moglie o marito. Nel 1991 e` stato testimone oculare dei moti di piazza che a Leningrado si opponevano al tentato golpe anti-riformatore. Nel 1994 si e` laureato in economia con Sergio Ricossa ed ha prestato servizio presso l'Istituto Penale Minorile "Ferrante Aporti", occupandosi dei denari e delle spese dei detenuti. Dal 1995 ha iniziato a lavorare per diversi progetti di valutazione e formazione promossi dall'Unione Europea e da altri enti nell'ex Unione Sovietica. Nel 2000-2001 e` stato consigliere economico del governo della Georgia. Nel 2006 ha conseguito il Ph.D. in economics all'Imperial College dell'University of London. Ha lavorato come economista per l'Institute of Alcohol Studies di Londra. Dal 2008 lavora per l'universita' di Torino dove oggi insegna public economics; insegna inoltre fundamentals in mathematics ed economics for managers ad ESCP-Europe.