I giornali ci
raccontano che le truppe georgiane hanno cercato di riconquistare a suon di
cannonate la capitale ed il territorio dell’Ossetia meridionale, una sua
provincia ribelle poco piu’ piccola della provincia di Alessandria e con una
popolazione, che e` meno della meta` meta’ di quella della provincia d’Asti .
L’esercito russo e` intervenuto a sostegno dei ribelli osseti ed ha anche
bombardato diverse parti della Georgia stessa. L’Unione Europea e gli USA
lanciano qualche appello alla calma e poco piu’.
Come leggere
questi eventi?
Innanzi tutto non
si puo’ dimenticare la pena delle molte vittime in Ossetia del Sud e nel resto
della Georgia. Le loro sofferenze non sono giustificabili.
L’Ossetia del Sud in epoca sovietica faceva parte della Georgia
e la Georgia dipendeva da Mosca, cosi’ come era dipesa da Mosca nei due precedenti secoli, dopo che i re
georgiani, trovandosi tra l’incudine russa ed il martello ottomano, scelsero la
prima.
Il dissolversi
dell’impero sovietico ha permesso la creazione di molti stati indipendenti, tra
cui la Georgia. Pero’ all’interno della Georgia l’Abkasia e l’Ossetia del Sud,
in modi diversi, non accettarono la nuova situazione, con un contesto molto simile
a quello osservato in ex Jugoslavia. La Russia ha offerto sostegno agli
indipendentisti di queste due province, anche quando, come nel caso
dell’Abkasia essi erano probabilmente solo una minoranza della popolazione
della provincia.
L’UE, gli USA e gran parte dei paesi del mondo
riconobbero i confini della Georgia cosi’ come era in epoca sovietica, quindi
comprendente Abkasia ed Ossetia del Sud.
UE ed USA non fecero mai seguire i fatti alle
parole. Se da un lato erano interessati
ad attrarre la Georgia nella loro orbita ed ad avere la sua collaborazione
nella costruzione di oleodotti e gasdotti che attraversassero il suo territorio,
trasportando l’energia dell’Azerbagian e dell’Asia Centrale (Kazakhstan e
Turkmenistan) in Europa, dall’altro non erano disposti a dislocare una brigata
delle loro truppe in Georgia. A parte qualche istruttore militare e qualche
osservatore, l’aiuto occidentale non e` andato molto oltre in termini di forze armate. Questo succedeva,
mentre i russi conservavano una consistente presenza militare nell’area. Gli
occidentali pur accettando le ragioni dei georgiani, in molti anni hanno
dimostrato di non essere disposti ad inimicarsi il gigante russo per la
salvezza dell’integrita` territoriale georgiana.
In generale resta
preferibile il principio che i confini degli stati non si modificano, mentre
vanno rispettati i diritti delle popolazioni, un po’ come si e’ fatto in Sued
Tirol- Alto Adige. Recentemente pero’ il riconoscimento occidentale
dell’indipendenza cossovara, un caso per molti aspetti simile a quello dell’Ossetia
del Sud, ha aggravato la situazione. Se i confini delle ex repubbliche
jugoslavie, nel caso specifico della Serbia, possono essere modificati per
desiderio della maggioranza della popolazione di una provincia , allora perche’
non si puo’ fare lo stesso in Georgia – Ossetia del Sud?
Il presidente
georgiano Saakashvili avrebbe dovuto essere molto piu’ cauto.
Non perche’ abbia torto, probabilmente ha
anche ragione. Avrebbe pero’ dovuto rendersi conto di quanto evidente:
l’occidente non e` disposto a morire per Tbilisi e men che meno per Tskhinvali. Tanto meno e` disposto a
rinunciare al gas o al petrolio russo. Di fronte a questa realta`, lanciare un
attacco militare per riconquistare l’Ossetia del sud e’ stato non sensato. La
Georgia in un conflitto frontale con la Russia puo’ solo perdere.
Gustavo Rinaldi