Pro e contro Turigliatto e Rossi

I senatori  Franco  Turigliatto e Fernando Rossi si sono astenuti in
una votazione su di una risoluzione concernente la politica estera e la missione
italiana in Afganistan, di fatto votandole contro. Cio’ ha portato alle dimissioni del Presidente del Consiglio
ed alla crisi di governo.

La missione in
Afganistan ha senza dubbio poco senso. Non perche’ non si possa e debba fare
missioni militari all’estero, ma perche` questa missione in Afganistan manca di un progetto organico per poter vincere ( vedi
sul tema: Afganistan:
mission impossible
).  In questi
termini i voti di Franco  Turigliatto e Fernando
Rossi non sono stati cosi’ assurdi, anzi e’ assurdo che per vedere delle
opinioni di tanto buon senso ci si debba affidare a due senatori della sinistra
estrema, quando tanti padri di famiglia con un mutuo da pagare e tanta
moderazione pensano giustamente lo stesso.

Ma non e` tutto.
Quel voto al Senato non e` solo stato un conflitto tra quella parte della
sinistra, che ormai si affezionata alla poltrona ministeriale  e quella che sa che prende piu’ voti facendosi
vedere pura e dura. C’e` di piu’. Questo e` un conflitto tra etica dei valori
ed etica della responsabilita`.

L’etica dei
valori e` una morale secondo la quale la cosa piu’ giusta e’ non fare nessuna
azione contraria ai valori in cui si crede. Essa e` professata da molte persone
religiose o di estrema sinistra. “Il preservativo induce ad una riduzione del
significato del sesso, quindi mi  oppongo”
(visione di certi cattolici). “La Guerra in Afganistan e` male, quindi mi  oppongo” (visione di certa sinistra).

Contrapposta a
questa morale ce n’e` un’altra. Essa e` l’etica della responsabilita`: io sono
responsabile degli effetti delle mie azione fin dove ne posso prevedere le
conseguenze.

“L’assenza di preservativi fa aumentare la
diffusione di AIDS ed aborto, che sono mali piu’ grandi anche di una potenziale
visione sbagliata o mercificata  del
sesso, quindi  sostengo la diffusione del preservativo”.

“Se voto contro la missione in Afganistan,
Prodi va a casa e lo sostituisce Berlusconi, che quando ha potuto, non ha fatto
solo la guerra in Afganistan ma anche quella in Irak. Quindi voto a favore.”.

 La colpa di Franco
Turigliatto e Fernando Rossi non e`
quella di avere espresso dubbi (condivisibili) sulla guerra in Afganistan,  e` quella di essersi disinteressati delle
conseguenze della loro azione. Hanno forse seguito un’etica dei valori, non
certo un’etica della responsabilita`.

 Questo che
significa? Bisogna quindi accettare tutto? No. Bisogna pero’ rendersi conto che
i goal della bandiera, non servono a nessuno. Bisogna capire che finche’ non ci
daremo da fare per creare un nucleo di paesi europei con una politica estera e
di difesa comuni, tutte le nostre azioni in politica estera avranno ben poco
senso.

Fa specie che il
ministro italiano  piu’ popolare sia
quello degli esteri, Dalema, che tanto poco sta facendo per realizzare una
politica estera e di difesa comune, come sarebbe suo dovere.

La gente forse apprezza i suoi baffi.

Chi di spada ferisce, ….

Per molti anni nell’Unione Europea  c’e’ stato un conflitto tra paesi con tasse pesanti (Germania, Italia, Francia, Svezia) e paesi con tasse leggere, Regno Unito in testa, sul tema: in Europa ci devono essere uguali tasse in tutti i paesi?
I primi dicevano sì e, sotto sotto, intendevano che bisognasse avere tutti tasse  alte. Il Regno Unito, sapendo di restare in minoranza  con Irlanda, Lussemburgo e pochi altri, si e’ sempre opposto. Non solo, ne ha approfittato. Le basse tasse inglesi attiravano cittadini ed aziende del continente; gli altri paesi protestavano perche perdevano contribuenti e i Britannici se la ridevano.  Essi suggerivano che non era colpa loro se i continentali avevano degli stati carrozzone che costavano cari e richiedevano alte tasse. Loro non volevano rinunciare alla loro competitività. Non importava molto che i loro ospedali e le loro ferrovie andassero in sfacelo. Pazienza.Dicevano che questa era "concorrenza fiscale".

Il destino però a volte e’ crudele.
Da un lato i sudditi di Sua Maestà hanno iniziato a richiedere servizi migliori, sopratutto nei settori dei trasporti e della salute. Per far migliorare i servizi ci vogliono soldi. Ecco così che lo Scacchiere (così chiamano i Britannici il loro ministero del tesoro e delle finanze) deve spendere sempre di più, alzando le tasse ed indebitandosi.
Dall’altro, quell’ampliamento dell’Unione Europea, che il governo di Londra aveva sempre desiderato, alla fine e’ arrivato, portandosi con se tanti paesi dall’ esile stato sociale, dalle basse spese e dalle bassissime tasse. Niente a che vedere con i modesti tentativi del Regno Unito di  tasse leggere. I nuovi arrivati e l’Irlanda si possono permettere delle tasse di gran lunga piu’ basse di quelle britanniche.
Ecco così che alcune aziende inglesi non se lo sono fatte dire due volte ed hanno trasferito chi la sede legale, chi quella contabile, chi intere produzioni, nelle periferie d’Europa (paesi Baltici, Slovacchia, Irlanda, ecc.) dove le tasse sono basse. Tra esse, la nota azienda dolciaria Cadbury, che ha trasferito molti dei suoi affari nella Repubblica d’Irlanda.

Lo Scacchiere se l’ha avuta a male ed ha accusato Cadbury d’evasione fiscale, perché, a suo dire, l’operazione era chiaramente volta a pagare meno tasse.  Cadbury ha fatto appello alla Corte Europea  di Giustizia, dicendo che in questo mondo il Governo Britannico stava violando il diritto di libera circolazione delle imprese nell’UE. La Corte Europea di Giustizia ha dato sostanzialmente ragione a Cadbury, dicendo che se il trasferimento di un’azienda non e’ fittizio (sede legale e poco più), ma reale (produzione e gestione), allora non si può parlare d’evasione.

Il Governo Britannico ora e‘ nelle pesti. Le aziende potranno scappare dal Regno Unito senza che lo Scacchiere  possa fare molto. Potrebbe alzare altre tasse per compensare il gettito perduto, ma sarebbe un po’ come far pagare a chi resta le colpe di chi se ne va. Ingiusto e istigatore d’altre fughe.

Chi di spada ferisce,…

Per ora gli Inglesi non ne hanno parlato, ma non e’escluso che tra un po’  Londra si presenti a Bruxelles per parlare di armonizzazione fiscale e per dire che ora la vogliono.

Atti chiari

Il governo israeliano lunedi’ 4 settembre 2006 ha ordinato la costruzione di 690 nuove abitazioni in Cisgiordania, territorio che una risoluzione ONU stabilisce appartenente al futuro stato di Palestina.

E` legittimo farsi alcune domande.

E` questo un atto giustificato? Israele ha intenzione di trattare con i Palestinesi?  Su che cosa? Non sembra  sulla terra.
Riconosce un loro diritto ad avere uno stato? Che cosa potrebbero ricevere i Palestinesi, se si comportassero come Israele desidera? Come dovrebbero rispondere i Palestinesi a questa decisione di costruire nuove case in Cisgiordania? Piu’ in generale dovremmo chiederci quale potrebbe essere una strategia razionale, laica e positiva dei Palestinesi di fronte al fatto che gli Israeliani stanno ulteriormente costruendo molti edifici su terra internazionalmente riconosciuta come loro. In base al diritto internazionale cio’ che il governo di Israele fa  e` illegale, ma Israele non riconosce l’autorita` di nessuna corte internazionale;  denunciarli quindi non sembra lo strumento adatto.
Devono i Palestinesi concludere che  Israele crede nella politica dei fatti compiuti?
Devono i Palestinesi concludere che la forza conta piu’ del diritto?

 

Partendo per il Libano

L’idea di porre una forza di interposizione europea in Libano e` ambivalente.

E` certamente apprezzabile se permette di trovare una via
d’uscita all’attuale situazione da incubo dove il rapimento di due
soldati ha portato alla semi-distruzione del Libano, successive
rappresaglie con missili su citta` israeliane, troppi morti.
Andare in Libano e’ un grosso rischio, se
a) non sara` possibile far percepire da tutte le parti in causa la nostra forza come qualcosa di davvero autonomo.
b) se non saremo in grado di avere una forza superiore a quella delle parti in causa.

Se in Libano saremo o saremo percepiti dall’una o dall’altra parte
come un surrogato di una delle due parti in causa, allora diverremo (i
nostri soldati diverranno) prima dei pupazzi e poi carne da macello.
Potranno facilmente divenire oggetto del tiro incrociato delle due
parti e di attentati.
Al tutto si aggiunga che un arbitro ha senso
quando e` davvero in grado di fermare il pallone in gioco e dare dei
cartellini rossi, non quando si prende delle pallonate in faccia dalle
due squadre.
I governi europei sono spesso divisi, anche quando i popoli europei la pensano nello stesso modo. L’Europa  non
possiede una forza armata unica e rispettata. Le forze armate sono
fondamentalmente una destinazione di tagli di bilancio da parte di
quasi tutti i governi europei.
Il lavoro dei militari e disprezzato
da molti, anche perche’ spesso i politici hanno assegnato ai militari
delle missioni ingiuste o impossibili. In questo modo i militari sono
divenuti gli obiettivi di critiche che avremmo dovuto rivolgere ai
politici che li comandavano.

C’e` seriamente da chiedersi, se prima di impegnarci in decine di
missioni in giro per il mondo non sarebbe il caso di pensare ad avere
un esercito davvero in grado di provvedere alla difesa dell’Europa.

L’Europa non e` divisa.

Una delle litanie piu’ recitate dai nemici di un ‘Europa unita e` che non puo’ esistere una politica estera e di difesa  comune europea perche` diversi sono le politiche che i diversi paesi vogliono seguire.
Citano l’esempio della guerra in Iraq e oggi citeranno il fatto che Regno Unito e Germania sono  contrari ad una richiesta di immediato cessate il fuoco.
E’ abbastanza un abbaglio. Nel caso della guerra in Iraq sappiamo che in ogni paese dell’Unione Europea c’era una maggioranza della popolazione contraria alla guerra e che la volonta` popolare veniva rispettata da alcuni governi e tradita da alcuni altri. I popoli europei volevano la stessa cosa anche se alcuni governi facevano il contrario.

Europa

Carta da:europa.eu.int/abc/maps/index_en.htm

Oggi la situazione, almeno in parte, si ripete.
Tutti i governi europei chiedono il cessate fuoco immediato , meno Regno Unito e Germania. Nel caso del Regno Unito i sondaggi mostrano con certezza che la scelta del governo di S.M. e` fortemente disapprovata dalla maggioranza della popolazione, che ha sentimenti simili a quelli della maggioranza dei cittadini d’Europa e disprezza ancora di piu’ Blair.

La situazione e` la stessa in Germania:

http://www.dw-world.de/dw/article/0,2144,2106677,00.html

Il governo non fa quello che i cittadini vorrebbero, non richiede un cessate il fuoco immediato.

Morale:  i governi  Europei per varie ragioni di opportunismo  sono divisi sulle principali questioni di politica estera, ma i cittadini europei la pensano nello stesso modo.
Solo togliendo ai governi nazionali  il potere sulla politica estera e di difesa e dandolo ad un’ Autorita` eletta a livello europeo  si evita il deficit di democrazia che ora osserviamo.

Gustavo Rinaldi

Partire per il Libano?

L’idea di porre una forza di interposizione europea in Libano e` ambivalente.

E` certamente apprezzabile se permette di trovare una via d’uscita all’attuale situazione da incubo dove il rapimento di due soldati ha portato alla semi-distruzione del Libano, successive rappresaglie con missili su citta` israeliane, 37 morti Israeliani (ebrei ed arabi)  e 380 morti Libanesi  (fonte: New York Times 24/07/2006).
Gli Italiani possono comprendere l’iniziale sgomento per il rapimento dei due soldati, infatti seguirono con apprensione il rapimento di due giovani donne in Iraq, (Simona Torretta e Simona  Pari, due volontarie disarmate ), e sanno quanto possa essere penoso subire un rapimento di due connazionali per mano di stranieri.

Andare in Libano e’ un grosso rischio, se
a) non sara` possibile far percepire da tutte le parti in causa la nostra forza come qualcosa di davvero autonomo.
b) se non saremo in grado di avere una forza superiore a quella delle parti in causa.

Se in Libano saremo o saremo percepiti dall’una o dall’altra parte come un surrogato di una delle due parti in causa, allora diverremo (i nostri soldati diverranno) prima dei pupazzi e poi carne da macello. Potranno facilmente divenire oggetto del tiro incrociato delle due parti e di attentati.
Al tutto si aggiunga che un arbitro ha senso quando e` davvero in grado di fermare il pallone in gioco e dare dei cartellini rossi, non quando si prende delle pallonate in faccia dalle due squadre.

Qui ritorniamo alla vicenda solita.
L’Europa e` divisa e non possiede una forza armata unica e rispettata. Le forze armate sono fondamentalmente una destinazione di tagli di bilancio da parte di quasi tutti i governi europei.
Il lavoro dei militari e disprezzato da molti, anche perche’ spesso i politici hanno assegnato ai militari  delle missioni ingiuste o impossibili. In questo modo i militari sono divenuti gli obiettivi di critiche che avremmo dovuto rivolgere ai politici che li comandavano.

C’e` seriamente da chiedersi, se prima di impegnarci in decine di missioni in giro per il mondo non sarebbe il caso di pensare ad avere un esercito davvero in grado di provvedere alla difesa dell’Europa.

Palestina, Israele, Libano e noi.

Non e` difficile sentire frustrazione ed impotenza davanti ad una situazione come quella del Medio Oriente che va via via degenerando, con numeri sempre piu’ grandi di vittime.
C`e` da aspettarsi che presto non solo il nostro parlamento, ma anche i consigli regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali interverranno con dichiarazioni indignate di condanna dell’uno, dell’ altro o di tutti. Abbiamo visto quanto utili siano stati questi messaggi negli ultimi trent’anni.
L’unica scelta seria sarebbe pensare a noi stessi cercare di diventare qualcosa di significativo all’unico livello a cui possiamo davvero contare qualcosa: a livello europeo. L’Europa dovrebbe divenire qalcosa di solido, capace di provvedere a se stesso almeno in un settore essenziale come quello della difesa. Oggi abbiamo forze armate in vari continenti, ma non siamo in grado di provvedere a noi stessi. Oggi le nostre forze armate sono spesso considerate poco o nulla, anche perche` spesso han ricevuto dai politici compiti sbagliati o irrealizzabili. In ogni caso parlare di forze armate italiane non ha senso. Nessuna vera decisione puo’ essere presa a livello di Italia. Possiamo  solo limitarci a seguire il gruppo un po’ come delle pecore.
L’Europa dovrebbe avere una sua forza armata capace di difenderla e di difendere i valori in cui essa crede. Oggi l’Europa accetta pigramente di lasciare ad altri, agli Americani, la sua difesa, salvo poi criticare le loro scelte ad ogni pie` sospinto.L’Alleanza con gli USA e`squilibrata perche’ loro provvedono alla nostra difesa, ma noi non provvediamo alla loro. Noi dipendiamo da loro, senza alcuna reciprocita`.
Non tutti gli europei  vogliono un esercito ed una politica estera davvero comuni. Una buona scusa per non far nulla? Parta chi  vuole. Non ci si nasconda dietro il rifiuto di alcuni.
Ci sono le accademmie militari da unificare ed armonizzare, ci sono gli armamenti da uniformare, ci sono le ambasciate da fondere, ci sono tanti sprechi da evitare. In Europa tutto e` sempre iniziato perche` un piccolo gruppo di cocciuti lo ha voluto. Quel metodo resta valido.
Solo quando l’Europa avra` un suo esercito ed una sua diplomazia comuni avra` senso indignarsi per cosa succede nel mondo. Per ora le nostre parole altisonanti denunciano solo la nostra ipocrisia. E` chiaro che non siamo intenzionati a muovere un dito per nessuno.
Noi ci nutriamo di parole e lasciamo  che ad agire siano gli altri.

Afganistan: mission impossible

I nostri
soldati sono  in Afganistan nell’ambito di una missione
di pace e di ricostruzione. E` encomiabile cio’ che fanno per aiutare la gente
di quel paese.
Altri  paesi sono in Afganistan in una missione di antiterrorismo o si occupano di lotta al
narcotraffico e di lotta alla coltivazione dell’oppio.

E` molto
difficile far capire a tutti gli Afgani la differenza tra queste varie
missioni. Per loro gli occidentali sono abbastanza un tutt’uno, anche perche`
si tratta di paesi di origine non islamica tra loro alleati.

 Quand’anche fosse
possible che in uno stesso paese operassero diversi contingenti con missioni
cosi’ diverse (ricostruzione, antiterrorismo e anti-narcotici) bisognerebbe che
seguissero tutti le stesse norme di ingaggio e gli stessi criteri,  nonche` operassero all’interno di un chiaro
progetto di sviluppo del paese.

Purtroppo non
tutti operano seguendo le stesse regole. I giornali americani (ad esempio il New York Times) piu’ volte ci
hanno riferito di villaggi bombardati e bruciati per la presunta presenza di
terroristi nel circondario. A parte il fatto che in certi casi si e` potuto
provare che si sono confuse feste di nozze con adunate di Al kaida, anche nei casi in cui l’intelligence sia di una
migliore qualita` e ci si trovi davvero in presenza di assassini, dovrebbe valere
la regola contrattata da Abramo con Dio in Genesi, 18, 20-23. Il fatto
che in un posto ci siano anche pochi innocenti e` motivo sufficiente per non
distruggere quel posto, per quanto tremende siano le colpe dei tanti deliquenti presenti in quella localita`.
Spesso sembra che  i nostri amici americani ignorino questa norma.
Cio’ deteriora considerevolmente l’immagine di tutte le truppe occidentali
presenti in Afganistan, rendendo molto difficile conquistare “hearts and minds”
(i cuori e le menti) degli Afgani. Cio’ ad esempio non li stimola a denunciare,
come dovrebbero, qualcuno che sta per piazzare una bomba e facilita l’arruolamento nei gruppi antidemocratici che fan uso di bombe ed attentati.

Infine manca un
vero progetto per l’Afganistan. Si distruggono le coltivazioni di oppio, ma non
si offre un prezzo minimo garantito per le produzioni non oppiacee come ad
esempio il grano e gli animali d`allevamento.
Con che cuore i
contadini afgani devono smettere di coltivare la droga, se non vedono
un’alternativa? Quanto e` realistica una battaglia cosi’ condotta?
I fondi
occidentali disponibili per l’Afganistan sono poca cosa, se si esclude le spese
militari.
I nostri soldati
sono ammirevoli e coraggiosi; a loro va nostra gratitudine ed il nostro
rispetto.
La missione che
devono svolgere, cosi’ come e’ ora,  purtroppo,  e’ impossibile.

Europa allo sbando

La fusione tra Euronext, la federazione tra le borse di Parigi, Amsterdam, Bruxelles e Lisbona, e quella di New York e` l’ennesimo segno di un Europa senza direzione.
Se da un lato e` certamente vero che la fusione con il NYSE, Wall Street per intenderci, potra` portare alla creazione di un enorme mercato finanziario, con molta liquidita` e bassi costi,  e’ anche vero che l’operazione avviene a seguito dell’incapacita’ delle borse europee di costruire prima una borsa europea. Come conseguenza il ruolo di Euronext   in NYSE-Euronext sara’  di "junior partner", di socio di second’ordine. Nel nuovo consiglio d`amministrazione i consiglieri di nomina americana saranno piu’ di quelli di nomina europea.
Se allo stesso appuntamento si fosse presentata una borsa europea comprensiva anche di Francoforte, Milano e Madrid  forse le condizioni dell’accordo sarebbero state piu’ paritarie.
Milano arriva cosi’ tardi alla festa da essere praticamente irrilevante. Per tanto tempo ha difeso la sua autonomia ed oggi non e` in grado di contare in nessuna alleanza. NYSE-Euronext le ha detto che se si unisce, va bene e, se no, fa lo stesso. Un settore in crescita e con posti di lavori interessanti, la finanza, se ne va sempre piu’ dalla penisola. I governi degli ultimi dieci anni hanno fatto ben poco per evitare cio’ e gli italiani, in fondo, sono contenti cosi’.

Grandioso il ruolo della borsa di Parigi e della Francia in generale; incapace di imporre il suo dominio sul resto d`Europa,  guida strategicamente le operazioni, di resa.

Votiamo ogni due anni e mezzo

Le elezioni sono
una medicina che puo’ curare alcuni mali. Come tutte le medicine se prese in
dosi eccessive possono arrecare dei danni. I politici possono venire distratti da
obiettivi di medio e lungo periodo e possono venire schiacciati su obiettivi di
breve periodo. Tutti sanno che qualunque governo o giunta, di desta o di
sinistra nell’anno prima di elezioni e’ portato a spendere di piu’ per
garantirsi il voto dei propri elettori; non importa che molte di queste spese
non siano giustificate. Sia ben chiaro
che la stessa cosa succeede anche all’estero. Tant`e` che gli economisti parlano
di “ciclo economico elettorale” per definire questo fenomeno ovunque esso accada.

 Il problema non
e` eliminabile ma potrebbe essere ridotto. Basterebbe stabilire che in Italia
qualunque tipo di elezione dovrebbe avvenire o in contemporanea delle elezioni
europee (che sono ogni cinque anni) o a due anni e mezzo di distanza da esse
(meta` mandato). Se un’assemblea non riuscisse piu’ a funzionare, ci si potrebbe comportare cosi’ : se manca meno di un
anno ad una delle due scadenze si aspetta che arrivi la scadenza; se manca piu’
di un anno alle elezioni europee o al meta` mandato, si fanno le elezioni,
sapendo pero’ che l’assemblea cosi’ eletta avra’ vita un po’ piu’ breve, perche
verra` rinnovata o al momento delle elezioni europee o a meta` mandato europeo.

Facciamo un
esempio. In una regione c’e` un consiglio regionale ed un presidente eletti nel 2005 ed in scadenza nel 2010. Supponiamo
che la maggioranza inizi a litigare e che nel gennaio 2007 voti la sfiducia al/la proprio/a presidente, dovendo andare
ad elezioni, diciamo nell`aprile 2007. Il consiglio regionale e la/il presidente, cosi eletti, con l’attuale legge potrebbero restare in carica fino
al  2012 (5 anni), generando un’ennesima
tornata elettorale nel 2012.

Col nuovo sistema verrebbero a scadere nell’dicembre 2011 (meta` mandato europeo).
In quel momento si farebbero tutte le votazioni del caso, evitando cosi’ di
avere altre alezioni fino al giugno 2013.

Tutto cio’ forse
avrebbe un effetto dissuasivo. Fai pure cascare la giunta attuale, se credi che
ti convenga, sappi comunque che dovrai pagare un prezzo. Resterai al potere un
po’ di meno.

Questo varrebbe
per circoscrizioni, comuni, province, regioni, camera e senato.

Il beneficio di
tutto questo trigo e` di votare “solo” ogni due anni e mezzo, mentre ora praticamente si vota ogni anno.  I politici non possono pensare a centrare
degli obiettivi di medio lungo periodo, devono  piuttosto pensare a creare consenso.

Si pensi poi al vantaggio enorme se questo sistema venisse adottato anche in molti altri paesi dell’UE. Oggi l’UE rimanda continuamente decisioni in attesa di una  elezione in uno degli stati membri. Ad esempio ora non si sta decidendo quasi nulla, perche` si aspettano le elezioni presidenziali in Francia.  Con questo sistema pure l’UE funzionerebbe decisamente meglio.