Giochi Invernali Permanenti

Da Enrico Santangelo riceviamo e volentieri pubblichiamo:

La cittadinanza di  Torino  Olimpica, preso atto  con stupore e soddisfazione che da alcuni giorni:
– i mezzi pubblici passano a distanza di
cinque minuti l’uno dall’altro come a Zurigo, senza obbligare i passeggeri a
surgelarsi in attese senza tempo;

le strade vengono pulite a ogni ora  del    giorno e della
notte, che se stai per buttare una
cicca in strada, arriva lo spazzino col
posacenere; – gli spacciatori che pascolavano in piazza Vittorio abbordando i
passanti con il mantra "fumo fumo" sono improvvisamente evaporati in
altre dimensioni;

– la zona intorno alla stazione di Porta
Nuova è stata ripulita dai loschi figuri che abitualmente la frequentano e via
Nizza sembra un giardino zen;

– accanto ai binari della stazione medesima
ci sono signori in divisa che rispondono con cortesia alle domande dei
viaggiatori circa ritardi e coincidenze ferroviarie;

– i negozi di abbigliamento praticano
l’orario continuato, consentendo di fare acquisti persino a chi lavora;

– i bar e le drogherie servono pasti caldi
fino alle due, anzi alle tre, anzi alle quattro del pomeriggio; dichiara fin d’ora la sua indisponibilità
ad accettare un ritorno alle antiche abitudini. E dal momento che a produrre il
miracolo sarebbero state le Olimpiadi, chiede al Cio di organizzare a Torino i
Giochi Invernali Permanenti, 365 giorni l’anno, anche d’estate, vorrà dire che
sotto gli sci ci metteranno le rotelle.

Anonimo

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Commento:
Si puo’ evincere che molti torinesi sono contenti delle Olimpiadi, anche se forse non si rendono conto che qualcuno il conto dovra` pagarlo. Personalmente credo che il cambiamento debba concretizzarsi  in un piu’ generale cambiamento di cultura e di morale.
Il tutto si deve poi manifestare nell’acquisizione di nuove capacita`  e routines.
Un po’ di entusiasmo non ci dovrebbe far male, se sara’ integrato con laboriosi contenuti.
Se restera` da solo, si tratterra` di una semplice ciucca*. Si sara` trattato di essa, se il dopo Olimpiadi portera` un forte mal di testa.

GR

* Termine piemontese per "ubriacatura".

Allora, abbiamo una banca?

Senza troppo
timore che questo blog venga intercettato, credo sia legittimo che ci (torinesi
e piemontesi) poniamo questa domanda. Consideriamo infatti questi dati.
  Il Consiglio Generale della Compagnia di San
Paolo
http://www.compagnia.torino.it   ) è
composto da ventuno Consiglieri, dei quali:

a) due designati  dal Comune di Torino;

b) uno designato  dalla Regione Piemonte;

c) uno designato  dall’Amministrazione Provinciale di Torino;

d) due dalla
Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Torino;

e) uno dalla
Unione Regionale delle Camere di Commercio del Piemonte;

f) uno dal
Consiglio Regionale del Volontariato del Piemonte;

g) uno
dall’Accademia delle Scienze di Torino;

h) altri  dieci nominati da comuni e camere di commercio
di Milano, Genova e Roma, Accademia dei Lincei ed enti europei.

h) quattro sono
cooptati dagli altri 17

Sembra quindi che
la componente piemontese nella Compagnia sia piuttosto importante (7
consiglieri sugli iniziali 17).  Non e` un caso che il presidente della banca
Sanpaolo, sia stato per molti anni presidente della Camera di Commercio di Torino e
che l`attuale presidente della CCIA di
Torino sia un ex vice-presidente della stessa banca.

 Secondo la
relazione del terzo trimestre 2005 della banca Sanpaoloimi (http://www.grupposanpaoloimi.com/scriptIr/investor/investor_relation/relazioni_inv.jsp
)  i piu’ grandi azionisti ordinari (quelle che votano) di quella banca sono:

Banco Santander
Central Hispano 10.66%
Compagnia di San
Paolo                 7.33%
Giovanni Agnelli
& C.                     6.28%
Fondazione Cassa
di Risp. PD e RV  4.29%

Quindi la
Compagnia di Sanpaolo e` un azionista piuttosto importante della banca Sanpaolo e gli
enti torinesi possono esercitare una certa influenza sulla Compagnia. Quindi in
un certo senso  e` vero che “abbiamo una
banca”.

Collegamento Caselle-Lingotto: uovo oggi o gallina domani?

Molti di noi si
sono rallegrati nello scoprire che durante il periodo olimpico Caselle sara’
collegata con Lingotto con quasi quaranta treni al giorno.
Se da un lato
possiamo rallegrarci, dall’altro dobbiamo prendere atto che questo collegamento
e’ provvisorio e dopo le olimpiadi dovrebbe venire smantellato. Infatti questo
collegamento si allaccia con l`attuale linea Dora- Porta Susa, che verra’ presto
smantellata per far posto ad una linea in larga parte interrata.

Bisognera’
attendere alcuni anni per un un collegamento Caselle-Lingotto di tipo
permanente.

L’ottenimento di
un collegamento probabilmente migliore
richiede di ritardare  di alcuni anni l’ottenimento
di una soluzione, con un indubbia perdita nel breve e medio termine. Merita aspettare? 
Per saperlo, bisognerebbe sapere l’ammontare dei redditi persi a
causa dell’attesa e l’ammontare dei maggiori redditi generati in futuro dalla
migliore soluzione. Si tratterebbe poi di vedere per quale tasso di interesse
le due somme vengono ad essere uguali (tasso interno di rendimento del
progetto).
Il valore di  un uovo oggi
(soluzione peggiore subito) moltiplicato per 1 piu’ un certo tasso d’interesse e` ugual al valore di una gallina domani (soluzione migliore poi):

uovo oggi   X   ( 1+ i
) = gallina domani

 
Se quel tasso d’interesse  " i "  e’
sufficientemente alto, per esempio simile a quello che lo stato deve pagare sui BOT, allora
la scelta era opportuna; significa che "la gallina" vale davvero molto e sarebbe possibile  prendere a prestito del denaro sul mercato per
compensare coloro che oggi patiscono il danno, mettendo poi il costo a carico
di chi ne beneficiera’ in futuro. Se il tasso interno di rendimento del
progetto fosse inferiore al tasso dei
BOT, allora sarebbe stato meglio scegliere la soluzione pronta subito, anche se
di peggiore qualita’.  Infatti, in tal
caso, i vantaggi  futuri non sarebbero in
grado di compensare i danni presenti.

L`Aurora di chi ?

Su La stampa di due giorni fa leggevamo un articolo intitolato: “Sarà l’Aurora ma solo per gli immigrati” .Trapelano due temi molto diversi.

Il primo concerne la violazione di norme (igieniche , del lavoro e di quiete pubblica) da parte di alcuni commercianti e cittadini di origine straniera. Ovviamente non ci puo’ essere tolleranza verso la violazione di norme, concernano esse il lavoro, l’igiene, il parcheggio in doppia fila, gli schiamazzi notturni, il falso in bilancio, le licenze commerciali, la corruzione, l’eccesso di velocita’, l’abuso edilizio, l’abigeato o l’evasione fiscale. Non importa chi sia a commettere la violazione, essa va punita secondo quanto previsto dai codici vigenti. 
Non possiamo che rallegrarci che sempre piu’ cittadini la pensino cosi’.
Il secondo problema secondo alcuni degli intervistati pare essere che gli stranieri stanno colonizzando il quartiere, aprendo negozi, bar,ristoranti e call centers. Su questa seconda questione e` piu’ difficile essere d’accordo. Dobbiamo abituarci  all’idea che chiunque venga ad investire il suo denaro vicino a casa nostra, rispettando le leggi, deve essere il benvenuto. Egli  dimostra di vedere il suo futuro in Torino e di scommettere su di essa.
Noi dobbiamo generalmente accogliere bene chi vuole investire a Torino sia per aprire un negozietto che per rilevare uno stabilimento, una squadra di calcio, una banca o un’ albergo. Il punto cruciale e’ che si tratti di operatori davvero interessati ad investire ed operare in questa citta’ e non semplicemente ad acquisire una quota di mercato.

La scelta del tipo di energia

Vorremmo delle  tecnologie per produrre energia che:

  1. permettano di rispettare il Trattato      di Kyoto, perche`  pare che l`effetto serra esista davvero ed i trattati vadano      rispettati;

  2. riducano il nostro grande disavanzo      commerciale;

  3. ci facciano dipendere meno      dall`estero, in particolare da regimi poco democratici;

  4. non riducano ulteriormente la nostra gia`bassa competitivita`;

  5. non dipendano dalla disponibilita` di ottime macchine amministrative, perche’ da noi quelle scarseggiano;

  6. non creino eccessivi conflitti con il collocamento delle infrastrutture e dei residui, perche` fatichiamo molto a risolvere questo tipo di problemi;

  7. non creino dei grossi debiti per le prossime generazioni.

Il carbone, il petrolio ed il metano danno problemi rispetto ai punti 1,2,3 ed in parte 6 e 7.Il cosi’ detto "carbone pulito", pare che non emetta zolfo, ma emetta ossido di carbonio.

Il nucleare supera bene l`esame 1 e forse discretamente 2 e 3, ma ci sono forti dubbi sul punto 4 (recentemente il Governo di sua Maesta` Britannica ha dovuto sborsare 15 miliardi di euro per sanare il deficit della principale azienda inglese produttrice di energia nucleare), ci sono enormi problemi con 5 e consistenti problemi con 6 e 7.

Il solare, l`eolico e le biomasse potrebbero soddisfare bene 1, forse 2 e 3, suscitano dei dubbi su 4, in parte collegati con problemi di economie di scala ed ottimizzazione (sono ancora poco usate), vanno a nozze con 5 e 7 ed infine  se la cavano abbastanza con 6.

Sfruttato in Italia, rispettato alle Hawaii

Riceviamo e volentieri publichiamo:

I miei piu’
sinceri complimenti alla Signora Francesca Paci
per l’articolo "Trentenni
di genio …" apparso su LASTAMPA
Venerdi’ 9 Dicembre. Finalmente qualcuno
inizia timidamente
ad accorgersi del problema! In Italia non esiste
"vivaio
generazionale" per la classe manageriale che deve guidare
il
paese verso il futuro. Io sono un "compagno di disavventura"
di
Francesco. Il ricercatore espatriato negli Stati Uniti
per cercare opportunita’
di carriera e sviluppo professionale.
Sono architetto ed a 44 anni compiuti
sono emigrato negli
Stati Uniti per cercare quello che in Italia non sono
riuscito
ad ottenere in 18 anni di carriera professionale.
Sfruttato, mal
pagato, a volte non pagato, sottovalutato.
Non sono mai stato politicamente
coinvolto, quindi molte
porte non si sono aperte ed alcune si sono chiuse.
Ho
capito che in Italia non c’era spazio per sviluppare
professionalita’ ed
avanzare con la mia carriera.
Anch’io, con la mia "non giovane" eta’
ho
iniziato ad inondare di lettere e
curriculum gli
indirizzi di posta elettronica dei piu’ grossi studi
di
architettura degli Stati Uniti.
Un giorno ho
ricevuta una risposta. Da Honolulu.
Sono salito su un aereo pieno di speranze e
con
lo spirito di ventenne.
Inaspettatamente
mi sono trovato ad affrontare
un serio colloquio di lavoro. Cercavano un
Project
Manager con esperienza per seguire la costruzione
di un grattacielo in
Waikiki. Io non ho mai costruito
grattacieli, ma posso imparare. Cosi’ ho
terminato
il mio colloquio con il Principal della company.
Pochi gioni dopo ho
ricevuto una telefonata sul mio cellulare:
Welcome aboard Sergio! Mi sono
traferito con tutta
la famiglia ad Honolulu. Nessun dubbio,
nessuna remora:
ho lasciato l’incerto per un salto nel buio. 
Ora, lavoro come
Project Manager in uno studio di architettura
di 200 persone su due
interi piani di un grattacielo
in pieno centro di  Honolulu. Mi
occupo di grossi progetti
architettonici gestiti in outsourcing nel Sud-Est
asiatico
ed amministro in prima persona progetti  di edifici
commerciali per importanti aziende di grossa distribuzione
alimentare in ambito
nazionale americano.
Dopo un solo anno di lavoro, ho ottenuto soddisfazioni e
riconoscimenti che in Italia non ho ottenuto in 18 anni
di professione.
Devo dire grazie.
Sinceramente grazie all’Italia, che con la sua
situazione mi ha
dato la spinta per saltare sull’altra sponda.
Ora sono felice.

 
Lettera firmata

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Il male non e` solo che ricercatori e professionisti
se ne vadano, ma anche che quasi nessun
professionista o ricercatore straniero voglia
venire da noi.