30 gennaio 2012 scuole chiuse

Il Sito web della citta` di Torino annuncia che domani a Torino le scuole saranno chiuse. Anche l’Universita` di Torino sara` chiusa.

Domani, lunedì 30 gennaio, a Torino le scuole saranno chiuse. Considerato il persistere di precipitazioni nevose e il formarsi nella notte di vaste aree ghiacchiate del manto stradale e dei relativi marciapiedi, in via precauzionale e a tutela della incolumità dei cittadini, il Sindaco di Torino ha disposto la chiusura domani delle scuole di ogni ordine e grado, inclusi asili nido e scuole materne su tutto il territorio comunale. Analoga misura riguarda i centri per persone anziane o disabili e i cimiteri. L’Università di Torino ci ha comunicato la chiusura delle proprie Sedi.

http://www.comune.torino.it/

 

 

 

Revocare la patente a chi blocca il traffico

Bloccare il traffico e` un azione gravissima, ben diversa dal rappresentare le proprie richieste legittime, cosa che tutti hanno diritto di fare, andando in piazza, a piedi.

Bloccare il traffico di una nazione vuol dire minare la sicurezza dello stato impedendo il normale funzianamento di esso. Cio’ non e` tollerabile.

In  Cile un blocco del genere ha condotto alla dittatura di Pinochet.

I prefetti devono provvedere a revocare la patente a chi blocca il traffico.

 

Il Declassamento di Francia e Italia – Domande e risposte

Come valutare questo nuovo declassamento di Francia ed Italia?
Le agenzie di rating hanno pienamente ragione nel declassare il debito di Italia e Francia. Esse ci dicono che la probabilita` che questi paesi possano onorare i loro debiti e` in diminuzione.
 Perche`?
Perche` la cura proposta dalla signora Merkel e` sbagliata e non fara` che peggiorare il male.
Ossia?
Il problema  di questi paesi , di tutti I paesi periferici della zona euro e’ che dal 1999, anno di introduzione dell’euro, ad oggi I loro prezzi sono aumentati piu` di quelli tedeschi. Di circa il 13% in piu’  quelli francesi, di circa il 23% in piu’ quelli italiani , di piu’ del 35% quelli spagnoli e  di piu’ del 40% quelli greci.
E cosa importa?
Se nel 1999 un bene francese ed uno tedesco costavano lo stesso, oggi il bene francese costa il 13%  in piu’ di quello tedesco e naturalmente fa fatica a trovare compratori.
In teoria….
No in pratica. Sono dieci anni che I conti con l’estero della Francia peggiorano e nel 2011 il deficit del conto delle partite correnti della Francia  ha avuto un deficit pari al 2.5% del PIL francese. Il deficit commerciale e` stato ancora piu’ grande.  La Francia non fa che seguire con un ritardo di 2/3 anni l’Italia.
Ma l’Italia ha anche il debito…
Si’ l’Italia deve anche servire un grande debito, detenuto per circa 1/3 da soggetti esteri. Praticamente possiamo dire che l’Italia ha un debito estero pari al 40% del PIL. Se gli interessi scendessero anche al 2.5%, con un debito estero di queste dimensioni , ogni anno si dovrebbe comunque trasferire l’1% del PIL al resto del mondo. Per un paese con conti con l’estero in progressivo peggioramento e`impossibile.
Ma il trattato ora in discussione confermerebbe la nostra solidita`.
La cura Merkel, il trattato ora in discussione, peggiorerebbe ulteriormente le cose. Infatti ci imporrebbe, non solo di avere un bilancio in pareggio, ma anche di ridurre il debito di 3 punti di PIL all’anno.
E non e`  un bene?
E` qualcosa di non possible.
E perche`?
Se anche gli interessi a lungo termine fossero al 2% (oggi sono al 6%) , per pagarli ed avere il bilancio in pareggio noi dovrenmmo  tassare i cittadini e le imprese per 2.4 punti di PIL in eccesso di quanto daremmo loro sotto forma di beni, servizi e trasferimenti, dovremmo cioe` avere un disavanzo primario pari al 2,4% del PIL.
Tutto qui?
No. Perche’ poi per ridurre l’eccesso del nostro debito di un ventesimo, come previsto dalla bozza di  trattato, noi dovrenno avere ulteriori 3 punti di PIL di avanzo primario, per un totale del  5,4% del PIL.
In euro quanto sarebbe?
Quasi novanta miliardi di euro. Molto piu’ di tutte le manovre fatte l’altr’anno da Berlusconi e Monti messe assieme. A parte l’Italia del 1997, dal 1980 ad oggi  nessun  grande paese avanzato (con piu’ di 11 milioni di abitanti)  e` mai riuscito ad avere un avanzo primario tanto grande.
Cosa c’entra la dimensione del paese?
I paesi piccoli spesso dipendono molto dalla domanda estera e poco da quella interna,   quindi sopportano relativamente bene contrazioni della domanda interna.
Nei paesi piu’ grandi, uno shock del genere facilmente conduce a stagnazione o recessione. Finisce con il deprimere le entrate fiscali ed accrescere la spesa per gli ammortizzatori sociali. Infine queste misure non toccherebbero  la causa di tutti i problemi: la carenza di competitivita` dei prodotti italiani e potenzialmente l’accrescono.
Quella come la si cura?
Sul fronte della competitivita` noi abbiamo due problemi: I nostri beni sono troppo cari, circa il 20% piu’ cari di quelli tedeschi, inoltre a causa dell’inefficienza del nostro sistema, i prezzi dei nostri beni continuano a crescere piu’ di quelli tedeschi.
Ed il governo Monti non ha fatto nulla?
Il governo Monti ha fatto ed ha intenzione di fare per ridurre la crescita dei nostri prezzi e, se tutto andra’ molto bene, tra qualche anno,  i nostri prezzi inizieranno a crescere allo stesso ritmo di quelli tedeschi.
E cio’ non basta?
No che non basta. Se i nostri prezzi iniziassero a crescere con lo stesso tasso di crescita dei prezzi tedeschi, resterebbero sempre del 20% superiori a quelli tedeschi e nessuno comprerebbe i nostri beni.
Ma allora come ne usciamo?
Ne usciamo agendo su tre fronti e mezzo. Primo accrescendo l’efficienza dell’Italia, grosso modo come ha fatto e pare voglia fare Monti. Secondo aggiustando il nostro cambio con la Germania. Terzo riducendo il debito.
 Aggiustare il nostro cambio con la Germania significa spiegare ai nostri amici tedeschi che e’ nel loro interesse ed in quello di tutti gli Europei che l’Europa non si sfasci. Affinche` l’Europa si salvi e` indispensabile che tutti i paesi periferici non solo cerchino di aumentare la loro produttivita`, ma anche possano ricuperare competitivita` aggiustando il loro cambio con la Germania. Il modo piu’ semplice per fare cio’ e` portare la Germania fuori dall’euro per un breve periodo, anche solo una settimana,  per poi farla rientrare  con un cambio assai apprezzato. Non piu’  1€ = 2 DM , bensi’ 1€ = 1,5 DM
Infine un paese come l’Italia dovrebbe onestamente ammettere che non e` in grado di pagare un debito cosi’ grosso, riducendolo d’ufficio di 1/3.
Fare uscire la Germania dall’euro e ridurre d’ufficio il debito; non bastererebbero queste misure? Non potremmo risparmiarci tutti i decreti  Salva Italia e Cresci Italia di Monti?
No assolutamente. Se noi attuassimo queste misure , senza accrescere la nostra produttivita`, nel giro di pochi anni torneremmo dove siamo oggi, sull’orlo del baratro.
E  agendo anche sulla produttivita`  il nuovo euro sarebbe su solide basi?
No. Non ancora.  Bisognerebbe comunque riconoscere che  le unioni monetarie possono  sopravvivere solo se alle spalle hanno politiche fiscali comuni. Negli USA la spesa federale rappresenta il 20% del PIL, nell’UE la spesa comunitaria rappresenta l’1% del PIL. Gli USA hanno i mezzi per intervenire per curare squilibri tra stati con tassi di crescita differenti. L’ UE non ha detti mezzi.
E` bene che gli europei si sveglino e comprendano che o accettano di gestire in modo congiunto cospicue parti della loro spesa pubblica, ad esempio il 10% del PIL UE, oppure la moneta comune e` un sogno destinato a fallire. Le agenzie di rating comprendono queste cose e continueranno giustamente a declassare il debito di vari paesi europei.

Mario Monti : Torino Puo’ Farcela 1/05/2006

 

Oggi consultazioni, domani il governoDimissioni, feste e tensioni in piazza

 

 

 

 

 

 

 

Le auto citazioni non si dovrebbero fare, ma almeno fanno capire da che parte stiamo.

Ecco cosa diceva Torino Puo’ Farcela 5 anni fa:

 

http://www.quotidianopiemontese.it/torinopuofarcela/2006/05/01/monti_president/

Buon lavoro professor Monti!

 

 

 

 

Monastir, Tunisi, Tripoli, Bengasi: nomi di vie e messaggio per il presente

A Torino sono parecchie le vie e le piazze che ci ricordano che la Tunisia e la Libia sono vicinissime all’Italia come pochi altri paesi al mondo. Certo questi nomi ci ricordano anche dell’emigrazione italiana in Tunisia e della colonizzazione della Libia, con anche alcune pagine orrende e di cui non si puo’ certo andare fieri. Vero. Non possiamo negarlo. Fermarsi li’ pero’ non e` un buon modo per onorare le vittime della stupidita` e della grettezza  del passato. Oggi il nostro paese sembra affondare sotto il peso della nostra inettitudine e dei cattivi politici che NOI abbiamo scelto. Questa pero’ non e` un’ immagine completa per descrivere questo autunno 2011.  Questo e` un momento di grandi opportunita`, di grandi possibilita` e di speranza. Due paesi a noi vicini, Tunisia e Libia si sono scrollati di dosso regimi sclerotici. In quei regimi tutte le scelte erano in mano a pochissimi. Tutto doveva servire a gratificare e favorire alcune famiglie. Oggi questo e` venuto meno, chiaramente in Tunisia e probabilmente in Libia. Per noi italiani e` estremamente importante che questi paesi possano stabilire societa` democratiche, dove tutti possono dare un loro contributo e partecipare alle scelte.  Il risultato finale dipende anche da noi, l’unico paese dell’ex G7 cosi’ vicino ad essi. Le transizioni dalla dittatura alla democrazia non sono mai troppo semplici. Lo abbiamo visto bene in Europa orientale. Se la transizione diventa troppo difficile, la gente puo’ perdere la speranza e guardare con nostalgia al passato. Se la gente vede che gli stranieri si limitano a sfruttare la momentanea debolezza del paese in transizione, con operazioni “mordi e fuggi”, perde fiducia nel mondo esterno. Lo abbiamo visto bene in Russia ed Ucraina.

Ma noi oggi, con le nostre finanze disastrate, cosa potremmo fare per dare un segno di speranza a Tunisia e Libia?

Da un lato bisogna favorire la cooperazione economica in tutte le possibili forme, fornendo un po’ di assistenza alle imprese, ma non basta.  In questo momento sarebbe anche sensato  permettere una libera circolazione dei cittadini tunisini e libici in Italia. Naturalmente non si tratta di perdere il controllo delle frontiere. Si tratta di accertare bene l’identita`, anche con strumenti biometrici, di chi vorrebbe entrare in Italia e poi fornire ad essi un visto semestrale. Alla fine dei sei mesi chi sara` riuscito a trovare qualche attivita` legale in Italia, potra` fermarsi per altri sei mesi. Chi non ci sara` riuscito, verra` facilmente identificato e riaccompagnato in patria, in pieno accordo con il governo del paese d’origine.

Non sarebbe molto, ma sarebbe qualcosa. Un piccolo segno per dire ai governi di Tunisia e Libia : “We care”. Il vostro futuro ci interessa. Siamo sulla stessa barca. Abbiamo bisogno del vostro successo. Solo grazie al vostro successo la periferia d’Europa sara’ anche il centro del Mediterraneo.

 

Per crescere

Per Essere Competitivi,  tornare  a lavorare, a guadagnare, a crescere ed a sperare abbiamo bisogno di :

1)      Concorrenza nell’accesso alle professioni (farmacisti, notai, ecc.) e nei mestieri (ambulanti, tassisti, ecc): accesso libero o su basi davvero competitive.

Diamo a tutti la possibilita di far vedere cosa san fare.

2)      Regolamentazione di telecomunicazioni, ferrovie, poste, autostrade e monopoli naturali in genere: piu’ poteri e mezzi alle autorita`.

Non lasciamo questi giganti liberi di fare cio’ che vogliono e di dominare il paese.

3)      Sostegno alla la crescita d’impresa cercando di avere una legislazione unica per grandi e piccole imprese e sostenendo le fusioni tra piccole e medie imprese.

 Solo imprese piu’ grandi potranno fare ricerca e sviluppo e darci piu’ innovazione ed occupazione di qualita’.

4)      Misurazione della produttivita` delle varie unita` dei vari comparti della pubblica amministrazione (Giustizia, Ordine Pubblico, Istruzione, Sanita`, Difesa, ecc.), premiando i migliori e punendo i peggiori.

 Abbiamo bisogno di una pubblica amministrazione efficiente, non di meno pubblica amministrazione.

5)      Unificazione del mercato del lavoro: un po’ di diritti per tutti i lavoratori.

I diritti se sono tali devono valere per tutti sempre, non essere limitati ad alcuni.

6)      Detassazione dei redditi guadagnati al sud: tutti i  profitti ed i salari fino a 15.000 euro guadagnati al sud devono essere esentasse.

Produrre al sud e` un impresa miracolosa ed eroica, non e` giusto tassarla.

7)      Completa impostazione del sistema pensionistico su base contributiva (tanto hai pagato, tanto riceverai). Restano naturalmente salve l’integrazione al minimo, le pensioni sociali e di invalidita`.

Sopra un minimo vitale, dare a cualcuno cio’ per cui non ha pagato, vuol dire imporre dei costi ingiusti sui giovani e su chi cerca lavoro.

8)      Incentivazione del lavoro femminile, in particolare delle donne con bambini piccoli: i primi 15000 euro che le donne con bimbi fino a cinque anni guadagnano devono essere esentasse.

Dobbiamo smetterla di rinunciare alle competenze ed al capitale umano delle donne, cio’ ci rende tutti piu’ poveri.

9)      Progressiva abolizione del contante. Cominciamo  dicendo che in banca non puoi prelevare piu’ di 100 euro ed al bancomat piu’ di 50.

Finche’ i lavoratori dipendenti potranno pagare in nero l’idraulico, continueranno a farlo: impediamoglielo.

10)  Spostamento degli investimenti dalla ruspa e dal  cemento verso il sapere.

  La produttivita` del secondo e` molto piu’ elevata di quella dei primi.

 

Scontri di piazza: aiuto a Berlusconi

E` troppo presto poter dire se i violenti delle manifestazioni di questi giorni siano semplici imbecilli deliquenti o veri avveduti provocatori.

Certo e` che in entrambi i casi  vanno a diretto vantaggio di Berlusconi e del suo governo, che nella gestione di tanto disordine trova una ragion d’essere, dopo aver dimostrato di aver fallito in tutti i settori principali.

 

P.S.

L’onorevole Esposito sembra il meglio informato di tutti, quando ci riferisce che i violenti (vorra’ dire una percentuale significativa di essi, se no’ sarebbe una frase senza senso)  si sono allenati in Val Susa.  Purtroppo e` tanto poco poco informato  quando si deve parlare del valore economico di grandi opere, che vuol far pagare ai contribuenti onesti.

Prof. Alesina, qual e` la prospettiva?

Caro Professor Alesina,

Mi permetto di fare alcune osservazioni al suo interessante articolo   sul Corriere di oggi:

A) che la soluzione UK, P, E sia quella giusta e` dubitato da molti ( il premio nobel Paul Krugman e Martin Wolf di FT per fare due esempi). Essendo chiaro che un’economia in recessione porterebbe costi aggiuntivi, minori entrate fiscali ed un rapporto debito/pil non decrescente.

 

B) Il punto precedente e` aggravato dall’erronea supposizione che questi paesi possano comportarsi come piccole economie isolate. Dato che il comportamento fiscale  e` simile in larga parte dell’eurozona e negli USA, gli effetti recessivi sono quasi scontati.

“Affama il tuo vicino” non e` possibile. Tutti affamano tutti, cioe` se stessi.

 

C) Esiste una certa differenza tra chi combatte un forte disavanzo primario attuale (5.5% UK) e chi combatte un forte debito ereditato dal passato, ma gia` dispone di un avanzo/pareggio primario, l’Italia. I primi se annullano il deficit, gia` ottengono il loro obiettivo, noi lasciamo il problema fondamentale, il debito, intatto.

 

D) In Italia la spesa primaria in termini di PIL  e` di 1.65% superiore a quella tedesca ed inferiore a quella di Slovenia, Austria, Francia e Finlandia, paesi che naturalmente, non perdono occasione per darci delle lezioni di sana e corretta finanza pubblica. Se si tiene conto che la Germania finora e` cresciuta e noi abbiamo avuto un’economia stagnante, la nostra differenza con la Germania diviene assai poco significativa.  In Italia la spesa totale e` particolarmente elevata perche` il 4.5% del PIL se ne va in interessi. Certamente si spende troppo in pensioni ed in politica. Quelle spese andrebbero ridirette a fini produttivi (educazione, ricerca,  formazione, innovazione, ristrutturazione del sistema industriale verso una dimensione media aziendale maggiore), piu’ che eliminate. Questo al fine di essere competitivi almeno con paesi simili a noi, quali i nostri vicini.

 

E) Non ha senso sbandierare i modelli scandinavi di flexsecurity senza pensare a tutti i presupposti che vi stanno dietro:forza lavoro qualificata, imprese di dimensione maggiore, ricerca pubblica e privata e sostegno alla maternita` e all’infanzia.

 

F) Anche supponendo che l’Italia si comporti virtuosamente e che venga a pagare interessi reali nulli (interessi nominali = inflazione), affinche’ il debito  decresca essa dovrebbe avere per  30 anni un surplus primario dell’1% di PIL per arrivare ad ottenere un rapporto debito su PIL del 90% nel 2041. Cio’ naturalmente presuppone che per 30 anni non ci sia nessuna crisi finanziaria, terremoto, cataclisma, guerra ed altri eventi poco dipendenti dalla politica nazionale. Abbiamo visto come l’Italia pur avendo avuto avanzi primari medi del 2.78% di PIL  (a volte anche del 6% !) dal 1992 al 2008 , abbia potuto ridurre il suo debito di appena 14 punti (da 120 a 106). Meno di un punto all’anno.

E` poi bastata una crisi finanziaria nata e cresciuta altrove, per riportarci al punto di partenza. Non proprio. Nel 1992 avevamo un patrimonio pubblico fatto da banche, autostrade, telefoni ed imprese di ogni genere. Oggi possediamo solo piu’ le scuole, i musei  ed i palazzi pubblici  e se li vendiamo dovremo poi pagare l’affitto a qualche gruppo immobiliare, con nefaste conseguenze sui bilanci pubblici futuri.

I costanti avanzi primari dal 1992 al 2008, una politica fiscale permanentemente restrittiva, ci costarono uno dei piu’ bassi tassi di crescita di tutte le economie avanzate ed una considerevole perdita di quota rispetto al PIL mondiale. Praticamente oggi in termini economici lItalia conta molto meno che nel 1992.

Sono pienamente d’accordo con politiche volte ad innalzare l’eta` pensionabile, ridurre i costi della politica, controllare la produttivita` nella pubblica amministrazione (premiando e punendo di conseguenza), liberalizzare le professioni, introdurre la flexicurity per tutti, favorire la crescita e le fusioni di imprese.

Tutto cio’ lo si deve fare per investire nello sviluppo del paese, non per pagare il debito.

Cordiali saluti,

Gustavo Rinaldi

P.S. Mi potrebbe fare un esempio di un paese medio-grande , che  nella storia, senza usare i proventi dalle colonie o il petrolio scoperto sotto casa, sia riuscito a risanare un debito del 120% e contemporaneamente  a crescere come la media dei paesi suoi diretti concorrenti?