Metropolitana: una storia vera

Sì, perché ormai non ci credeva più nessuno. E invece dopo settant’anni anche Torino ha la sua prima linea di metropolitana. Seppur solo un tratto di quella che doveva portare a Porta Nuova e un giorno, forse al Lingotto.
Certamente non basterà e già si pensa ad una linea che vada da nord a sud.
Sebbene la dicitura “Linea 1” faccia un po’ sorridere, per lo meno fa ben sperare per il futuro.
Il primo giorno dell’inaugurazione, erano numerosi i torinesi curiosi del “nuovo” mezzo di trasporto: anzi penso che un buon 95% di coloro che erano in coda non avevano mai visto o non avevano mai preso un metrò in vita loro.
Ma un altro tassello è stato posto e speriamo solo che non ci sia più nessuno che dimentichi di accendere un interruttore e che blocchi tutto come è successo a due giorni dall’apertura del servizio effettivo di linea.
Il sistema VAL già una realtà in altre città europee è il primo in Italia: non ha conducente ma ciò non disturba; l’apertura delle porte è automatica ma qualcuno tentava di schiacciare il pulsante, memore forse di quanto accade altrove. Solo una voce registrata ricorda durante la corsa che non è prevista la chiamata per le fermate perché in ogni caso il treno si ferma in tutte le stazioni e che i pulsanti servono solo in caso di emergenza. Sarà una cosa a cui tutti dovranno abituarsi, ma poco male.
Chiare le informazioni sui convogli e nelle stazioni, compreso un interessante quadro a Porta Susa che indica non solo i possibili mezzi di superficie che transitano su P.za XVIII Dicembre ma anche uno relativo ai principali musei e monumenti con i bus e tram per raggiungerli.
Anche questo traguardo è raggiunto e finalmente anche per Torino varrà la notizia di “Domani sciopero di autobus, tram e metropolitane”.
Marco Brignone

Un passo avanti verso la banda larga

Domenica 5 febbraio a Diano d’Alba (CN) è stato compiuto il primo
        passo ufficiale del progetto Include per portare la banda larga  (l’internet veloce) nelle
        zone attualmente non raggiunte. L`Associazione Anti Digital Divide ha firmato
        un’accordo con ANPCI -Associazione dei Piccoli Comuni Italiani
        (www.anpci.it), secondo il quale essa presterà la propria consulenza
        tecnica gratuita ai Sindaci di comuni associati all’ANPCI per le
        questioni riguardanti la banda larga. Anti Digital Divide ha firmato anche una seconda
        convenzione con alcuni WISP (Wireless Internet Provider – fornitori di internet senza fili), i quali
        garantiranno uno standard minimo comune per le loro offerte e che
        potranno essere informati da Anti Digital Divide delle richieste dei
        sindaci e degli utenti scoperti.
        Ma l’accordo non si ferma qui, questo è solo il primo passo. Per
        saperne di più, consultate il  minisito:
http://progettoinclude.antidigitaldivide.org/

 

Nuovi locomotori sulla Torino-Caselle

La buona nuova e’ che in occasione delle Olimpiadi
sono state sostituite le vecchie locomotive delle linee ex-Satti
Torino-aeroporto-Ceres e Canavesana, con altre nuove a trazione elettrica.
I nuovi locomotori ai quali ne seguiranno altri
nel corso dell’anno, saranno un buon biglietto da visita per chi arrivera’ in
aeroporto a Caselle e proseguira’ per Torino citta’.
Cio’ permettera’ di evitare cio’ che e’ gia’
capitato usando locomotori diesel anche nei tunnel tra le stazioni di Madonna
di Campagna e Stazione Dora con le conseguenti situazioni da camera a gas.

Marco Brignone

Circonvallazione – un commento

Le circonvallazioni sono la soluzione di tanti problemi o ne sono la causa?
Tempo fa ce ne ocupammo:

http://gustavorinaldi.blog.lastampa.it/il_mio_weblog/2006/01/circonvallazion.html

Ora riceviamo e volentieri publichiamo:

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Il caso di Carmagnola e’ eclatante perche’ la Circonvallazione
a suo tempo era stata fatta ma ormai e’ in citta’.

Savigliano nel lato sud ovest (tra la strada di
Saluzzo e quella di Cuneo) sta avendo lo stesso problema.

Il problema e’ che le circonvallazioni presentano
due conseguenze:

a) le attivita’ commerciali, una volta realizzata
la tangenziale, lamentano un calo dei passaggi e delle fermate: e’ normale.
Questo fenomeno a me piace chiamarlo, “caso Biraghi” per l’effetto che ha avuto
quella ditta casearia che vende i suoi prodotti al pubblico, dopo la
realizzazione della circonvallazione di Cavallermaggiore (CN). Quella ditta ha attenuato il
problema offrendo i suoi prodotti in molti supermercati, compresi a Torino, ma
non tutti possono fare lo stesso.

Quindi si tenga presente che una tangenziale,
attenuera’ il traffico nei centri abitati, ma puo’ avere conseguenze economiche
negative, specie nell’immediato.

b) politica del decentramento commerciale proprio
sulle circonvallazioni. Qui si presenta il “fenomeno Carmagnola”. Le attivita’
e le abitazioni debbono avere un accesso solo dall’”interno” del centro
abitato, non dalla circonvallazione, perche’ altrimenti si creano nuovi
incroci, nuovi attraversamenti, nuovo traffico. E in piu’ la cosa va fatta solo
dal lato “interno” della circonvallazione e non a cavallo di essa, come si e’ fatto a Carmagnola o a Tortona e come si sta facendo ad esempio
a Vigone (TO).

Marco Brignone

Vignette e liberta` di stampa

Ognuno di noi ha qualcosa di sacro, una fede, una convinzione, una tradizione, una memoria, una squadra di calcio o qualcos`altro ancora a cui tiene molto e che non vuole vedere ridicolizzato in nessun modo.
Riconoscere che anche gli altri hanno qualcosa di sacro e’ un semplice segno di maturita’, rispettarlo, per quanto possibile, e’ un segno di civilta’.
Ci sono alle volte dei conflitti inevitabili; pazienza. Pero’ andare a creare ad arte conflitti non necessari e’ senza senso o forse ha il senso di chi, privo di argomenti e di idee, trova un modo per farsi pubblicita’ a buon mercato.

Auto cinesi e FIAT Auto

A novembre ci occupammo di automobile e del possibile arrivo di auto cinesi in Europa
http://gustavorinaldi.blog.lastampa.it/il_mio_weblog/2005/11/index.html

ora riceviamo e volentieri publichiamo un nuovo commento:
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E’ vero che per ora non ci sono auto cinesi in
Europa (qualcuna pero’ e’ gia’ arrivata) e che la Fiat continua a volere
sovvenzioni per sopravvivere. Non credo neanch’io che sia la scelta giusta. Per
ora i cinesi arriveranno con modelli economici, ma non si sa in futuro; anzi
sono certo che faranno come i giapponesi di una volta e i coreani piu’ di
recente: proporranno modelli per tutte le fasce di mercato, anche se punteranno
soprattutto su quelle basse e medie.

Di certo sulle fasce di mercato dove la Fiat e’
presente ci sono gia’. Anzi, la Fiat stessa e’ gia’ presente in Cina, quindi il
problema non nasce dai concorrenti cinesi futuri, ma dalla Fiat stessa.

La Fiat puo’ anche sopravvivere a livello di
azienda in se’ o di marchio commerciale, sempre che non si “fumino” tutto.

A parte le battute, la Fiat ha gia’ deciso di
dismettere molte produzioni in Italia e a Torino. (Panda nuova e futura nuova
500 – la Trepiuno- in Polonia, Doblo’ in Turchia, la Palio in molte nazioni del
mondo tra cui la Cina e la Corea del Nord). Il problema che e’ stata lei la
prima artefice dell’importazione da fuori Italia (prima degli altri costruttori
che l’hanno seguita anni dopo). Non e’ detto che prima o poi non lo faccia
anche dalla Cina.

E’ anche vero che Fiat sta “succhiando” capitali
dai settori che vanno bene (vedasi Iveco). Continua inoltre a tentare dallo
Stato.

Di qualche giorno fa è la notizia dell’apertura di
un impianto di montaggio in Russia. Era dai tempi dello stabilimento di
Togliattigrad che la Fiat non produceva piu’ in quel paese. Si trattera’ di
Palio, Albea e Doblo’ che utilizzeranno pezzi provenienti dalla Turchia. Sara’
anche un modo per vendere altri modelli in Russia: la Panda (prodotta in Polonia), la Grande Punto (prodotta in Italia
ma non a Torino), Stilo e Croma (da Cassino) e Ducato (prodotto in Italia ma
non a Torino)…..

 Investendo in altri settori, (lo Stato, Regioni,
Provincia etc) forse ci guadagneremmo di piu’ e tutti. Tanto sappiamo che la
Fiat se ne andra’ definitivamente (inizialmente con le produzioni).
Bisognerebbe percio’ sostenere l’indotto, molto specializzato e con molta
esperienza e professionalita’ aiutandolo ad innovare per essere competitivo per
servire gli altri costruttori stranieri. Qualcuno si e’ gia’ adeguato ma non
tutti.

E incentivare le aziende ad alta tecnologia anche
al di fuori del comparto dell’auto, anziche’ farle andare via.

Marco Brignone

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RISPOSTA:

Io non vedo male la creazione di impianti in Cina o in altri posti a basso costo del lavoro . E’ forse l’unico modo per salvare la Fiat Auto in generale e quindi il suo futuro a Torino. Probabilmente  Fiat Auto ha un possibile futuro in Piemonte in termine di
ricerca e sviluppo, progettazione, marketing, finanza, organizzazione e
controllo, piu’ forse qualche limitatissima manifattura. Se le si chiede di tenere una considerevole presenza manifatturiera a Mirafiori, stabilimento creato nel 1939 ed inaugurato dal cav. Mussolini, non la si aiuta a sopravvivere ed a mantenere a Torino alcuni importanti uffici, con l’indotto terziario che ne puo’ derivare.
Gustavo Rinaldi

Rotterdam: trionfo della follia

Giovanni e Maria hanno hanno vissuto per molti anni all’estero; sono tutti e due abbastanza ben integrati nel tessuto sociale e lavorativo inglese, essendo l’una commercialista e l’altro insegnante. La coppia ha  un certo numero di amicizie inglesi, oltre, naturalmente, ad amicizie “internazionali”, ovvero con soggeti residenti ed occupati in Inghilterra, ma originari di diversi paesi del mondo. Giovanni e` un lettore abituale del The Independent, un giornale dell’elite colta inglese.

La sera dopo una giornata di lavoro trascorsa a dar retta a clienti ed allievi i due fanno una passeggiata nella parte vecchia della citta` di Wallingford, dove vivono.

Sopratutto nella bella stagione quella e` l’occasione per raccontarsi della loro giornata e naturalmente si parlano in italiano e portoghese le loro rispettive lingue, che tutti e due conoscono bene. Qualche volta e’ loro capitato che un passante,dopo aver esagerato un po’con l’alcol, li abbia apostrofati dicendo loro : “Fottuti stranieri parlate inglese” . Cio’ naturalmente li ha rattristati, ma non turbati, convinti come sono, che quelle parole siano piu’ il frutto dell’ebbrezza e dell’ignoranza che di altro. Puo’ darsi. Forse e’ cosi’ in Inghilterra, ma non a Rotterdam, in Olanda.

La citta` di Rotterdam, dove meta’ della popolazione e’ costituita di discendenti di immigrati, ha adottato un codice con sette punti per regolare i contatti tra i suoi abitanti. Esso afferma tra l’altro che l’olandese deve essere la lingua ufficiale usata nelle strade. Per chi avesse dei dubbi, coloro che hanno spinto per queste norme hanno poi chiarito che non e` bene che, per la strada, due stranieri usino tra di loro una lingua diversa dall’olandese, se sono in grado di parlarlo.

Che gli stranieri debbano cercare di imparare la lingua del paese in cui risiedono e’ fuor di dubbio, che poi la debbano usare anche quando parlano tra loro e’ un imposizione assurda.

La citta` di Erasmo ha deciso di rinnegare il suo piu’ illustre cittadino ed il suo spirito di tolleranza passando dall`”Elogio della Follia” ad un vero e proprio trionfo della stupidita.`

Per saperne di piu’:

http://www.dw-world.de/dw/article/0,2144,1870753,00.html

Cartelli stradali

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Da sempre l’Italia, dal punto di vista dei
pannelli indicatori delle direzioni, ha avuto diversi “buchi” specie per le
destinazioni estere. Un “Confine di Stato” che si trova molto spesso suona
quasi come un “Hic sunt leones” ed è retaggio di quando una frontiera era un
qualcosa di difficile da valicare o magari sospetto. Il mondo è aperto ormai e
sovente le frontiere non ci sono più. Speravo che con le olimpiadi ci fosse un maggiore
senso di “internazionalità” per lo meno a Torino, visto siamo ad un centinaio
di chilometri dalla frontiera più vicina.

A Torino dovrebbe essere indicato ad esempio
Briançon, Chambéry, Martigny, Chamonix. In queste città Torino è indicato. Se
escludiamo un “Chambéry-Lyon” sulla A32 o un “Lione” sempre sulla A 32 ma ormai
in alta Valsusa, in città non vi sono indicazioni estere e ci si limita a Susa,
Bardonecchia, Frejus, Aosta o Cuneo. Neanche Monte Bianco, Gran S. Bernardo,
Nizza.
La situazione è simile con rare eccezioni anche in
altre città italiane di confine.

In più oltre ad alcuni pannelli indicatori
posizionati da poco per i giochi olimpici e che danno alcune informazioni “di
servizio” (Ospedali, stadi, palavela, parcheggi, stazioni etc.) ve ne sono
alcuni incompleti e fuorvianti per uno che viene da fuori.

Alcuni esempi? Alla vecchia serie che dava in
verde MILANO, AOSTA e in blu VERCELLI, LANZO, CUORGNE’ e che in fondo non erano
completi, ne sono stati aggiunti alcuni solo con MILANO, AOSTA in blu (va bene)
ma non più VERCELLI. In altri CUORGNE’ (blu) non c’è più ed è sostituito da
RIVAROLO o ancora SAVONA (sempre blu) ma non più ASTI. Meno male che ci sono i
vecchi cartelli a completare. Ciò genera confusione.  La confusione genera anche traffico inutile.
In più, altri sono posizionati male: all’angolo tra
C.so Sebastopoli e Via G. Reni, l’indicazione FREJUS (che spero qualcuno non
confonda con la cittadina sulla Costa Azzurra) non è insieme a quella per SUSA
ma a quella per MILANO, così uno che non lo sa, anziché uscire dalla città da
C.so Allamano, attraversa tutta la città prima di accorgersi (quando è
indicato!) che non è la strada più breve e soprattutto piu’ appropriata.
Altro esempio? Tra C.so Vercelli e V. Reiss Romoli
l’indicazione RIVAROLO è rivolta verso il centro città anziché dall’altra
parte. Tra l’altro a fianco è presente il vecchio cartello per CUORGNE’ con
l’indicazione giusta, ma chi ha posizionato il cartello forse non sa che per
andare a Cuorgne’ si deve passare da Rivarolo.

Chi decide in Comune cosa mettere sui cartelli e
come?

 La ATIVA, che gestisce le tangenziali di Torino si
è preoccupata di più di inaugurare il nuovo casello di Beinasco piuttosto che
sostituire i vecchi cartelli semi-arrugginiti con le indicazioni.
Sulla tangenziale i nuovi pannelli luminosi oltre
a segnalare “Benvenuti nel territorio olimpico” farebbero bene a segnalare
qualcosa di più utile. Meno male che dopo la nevicata della scorsa settimana
compare talvolta un “Procedere con cautela, possibili buche”. (!)

Marco Brignone

L’erba del vicino e’ sempre ….

Tante volte i
confronti internazionali ci deprimono. In molti casi non mancano le ragioni. *

Pensiamo ad
esempio ai livelli di istruzione e di servizi sociali ottenuti in paesi come
Olanda, Norvegia e Canada. Alla prodigiosa crescita del prodotto USA.

Perfino il Regno
Unito ha suscitato piu’ di un’ invidia per la sua bassissima disoccupazione,
per quello che era un bilancio dello stato in attivo ed un’economia in
crescita.

Finche’ esistera’
questo spazio, non cesseremo di sottolineare quanto ci sia da imparare dagli
altri paesi, pero’ ,proprio per il fatto che vogliamo imparare ed applicare a
casa nostra quanto di buono fatto all`estero, non dobbiamo ingannarci su certi
aspetti del successo altrui.

L’Olanda e` stato
per molti anni uno dei maggiori produttori di gas naturale del mondo con una
popolazione simile a quella del nord Italia, la Norvegia ha estratto e tuttora
estrae enormi quantita’ di petrolio ed ha una popolazione poco piu’ grande del
Piemonte, il Canada ha prodotto petrolio per molti anni ed ora, grazie agli
alti prezzi del petrolio, sta riuscendo a sfruttare perfino il petrolio mischiato a sabbie, nello stato
dell’Alberta (vedi www.energy.gov.ab.ca/docs/oilsands/pdfs/osgenbrf.pdf ,
http://www.eenews.net/specialreports/tarsands/sr_tarsands1.htm).

Chi fosse
interessato sappia che pare stiano cercando gente che vada a lavorare la’.

Gli USA sono il
terzo produttore al mondo di petrolio, producendo a casa loro 1/3 del petrolio
di cui hanno bisogno e, se avessero introdotto un po’ di efficienza nel consumo
di energia, potrebbero fare molto meglio. Hanno piu’ carbone loro di quanto
petrolio abbia l’Arabia Saudita.

Il Regno Unito e’
in stato di panico perche’ si sta rendendo conto che, crudelta’ del destino,
sta iniziandio a importare energia dall’estero, perche’ non e’ piu’
autosufficiente e non e` piu` un esportatore netto di petrolio, come e’ stato per gli ultimi
venticinque anni.

Non dobbiamo
essere compiacenti con noi stessi e con le tante nostre cattive abitudini, che
rendono la nostra vita peggiore, i nostri servizi pubblici meno buoni di quello
che potrebbero essere, i nostri conti pubblici squilibrati, tante persone male
occupate, disoccupate o poco retribuite.

Non dobbiamo
neanche ignorare che altri paesi non hanno le nostre risorse, ma ne hanno
altre. Cio’ non e` un motivo per diminuire lo sforzo per cambiare, e’ solo una
ragione per non demoralizzarci e fare di piu` e meglio.

 

Principali produttori di petrolio


Paese    Totale Produzione  (milioni di barili al giorno)

1) Saudi Arabia  10.37
2)  Russia 9.27
3) United States 8.69
4) Iran 4.09
5) Mexico 3.83
6) China 3.62
7) Norway 3.18
8)Canada 3.14

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Fonte :Energy
Information Agency

 * Stefano ci
segnala il seguente articolo:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2006/01_Gennaio/26/gaggi.shtml

Scoperto da un italiano in Usa

Da la Repubblica di oggi:
Scoperto da un italiano in Usa il fattore scatenante dei tumori
Carlo Croce della Ohio University ha individuato nei microRna
i responsabili delle neoplasie al seno, ai polmoni e alla prostata

"Adesso potremo lavorare a diagnosi e terapie molto migliori"

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Io non so  valutare il valore di questa  scoperta, ma poniamo sia rilevante.
Quando leggiamo notizie del genere  non dobbiamo inorgoglirci , dobbiamo solo vergognarci per
non avere offerto a tanti ricercatori bravi la possibilita’ di lavorare in Italia.
Soldi ne abbiamo, ma li spendiamo per le cose sbagliate.

C’e` da apprezzare che il Piemonte abbia fatto una legge sulla ricerca, mettendo a disposizione del denaro.
Non abbiamo ancora potuto leggere la legge, ma sembrerebbe che i fondi non vengano aggiudicati in base a criteri automatici (le pubblicazioni ed i brevetti gia` realizzati), ma in base al giudizio di comitati; cosi’ come succede nei concorsi di Miss Italia. I comitati vedono perdenti, quelli come il ricercatore dell’ Ohio. Vedono vincenti coloro che hanno piu’ network. Peccato che le innovazioni le producano i ricercatori non i network sociali.
Ottimo che ci sia una nuova legge sulla ricerca, anche se forse poteva cercare di mettere piu’ trasparenza nel sistema.