Formazione: una partita cruciale

Giacomo ha 37 anni e dopo aver lavorato 8 anni come
impiegato, si e` trovato per la strada. Dopo aver
tentato 100 concorsi ed aver spedito 1000 curricula,
ha capito che la sua salvezza puo` essere in un corso
di formazione in marketing, promosso da
un’associazione di categoria e finanziato dall’UE
tramite la Regione.
Si iscrive, frequenta per 6 mesi, ma alla fine il
promesso stage non c`e`. Se lo trova lui, grazie alla
raccomandazione di un amico. Dopo lo stage c’e’ solo
la disoccupazione. Il corso non e` servito a nulla.
Qualcuno forse avrebbe dovuto fargli presente prima
quali erano le reali possibilita` che quel corso lo
aiutasse a trovare un lavoro. Di fatto, l’informazione
piu’ preziosa non glie l’ha data nessuno. Lui ha perso
tempo e denaro per un corso che non serviva a nulla.
Prima che lui iniziasse il corso, qualcuno gli avrebbe
dovuto dire chiaramente quali formatori hanno
normalmente successo nell’aiutare i disoccupati a
trovare un lavoro e quali no, ma nessuno lo ha fatto e
lui ha perso mesi preziosi, denaro e fiducia in se
stesso.

La formazione e` uno degli strumenti fondamentali per
avere meno  disoccupazione ed un’economia forte. E`
per tanto essenziale che ci sia e sia di buona
qualita’.
Purtroppo un po’ dappertutto, ma in particolare a
Torino ed in Piemonte, accanto a formatori competenti e
corretti, si sono affacciati altri soggetti. Questi
ultimi hanno visto nel mix tra disoccupati in cerca di
impiego e grandi dosi di denaro pubblico un’occasione
ghiotta per fare denaro con relativa facilita’. Ma
andiamo con ordine.
La domanda di formazione proviene da chi e’ in cerca
di primo impiego, da chi lo ha perso ed in misura
minore da chi e’ occupato. Quest ultimi sono forse una
categoria un po’ a parte, perche’ piu’ forte e
potenzialmente meglio informata delle due precedenti.
Numericamente pero’ la terza categoria conta meno e
rappresenta un problema sociale assai minore. Spesso
gli occupati ricevono formazione tramite o su
indicazione dei datori di lavoro; e’ certamente
importante che gli occupati ricevano una formazione
continua, ma di questo ne parliamo un’altra volta.

I disoccupati rappresentano la categoria debole ed
anche l’obiettivo ideale di quei formatori che hanno
pochi scrupoli.  Ma i disoccupati  oggi sono
completamente lasciati a loro stessi? No. La Regione
ha una sua procedura di accreditamento dei centri di
formazione. Questa procedura implica piu’ di 40
parametri tra i quali se il centro ha una sede o
centro di accoglienza, se ha un organigramma, se segue
certe regole nel promuovere i suoi corsi ed anche se i
corsi hanno qualche effetto positivo su chi li segue.
Quest’ultimo parametro, che dovrebbe essere il cardine
di tutto, e` quasi annegato in mezzo alla moltitudine
degli altri. Percio’ il processo di accreditamento
diviene in larga misura un processo di riempitura
caselle in un formulario. La Regione fa si’ delle
ispezioni, una ogni sei mesi, nei primi due anni dalla
richiesta di accreditamento e poi ogni anno, negli anni
successivi. Pero’ le mele marce del settore sono
particolarmente brave a vestirsi a festa in occasione
delle ispezioni, facendo risultare bello e pulito
anche cio’ che non lo e’.
Inutile dire che tra molti formatori e formati e`
forte il dubbio che l’assegnazione di accreditamento e
fondi pubblici a questo o a quel centro di formazione
non sia indenne e spesso sia pesantemente influenzato
dai politici di turno, che intendono favorire quei
centri che sono loro  “culturalmente vicini”. I
funzionari regionali sono sottoposti a troppe
pressioni politiche  e a volte non hanno la forza e
l’autorevolezza per ribellarvisi, consci, come sono, che
potrebbero venire sostituiti da qualcuno ben piu’
fidato di loro, magari entrato in Regione per meriti
politici (vedi assunzione straordinaria, fuori
concorso,  dello staff dei gruppi consigliari di tutti
i partiti).

Un altro problema e` che alcune societa` di formazione
presentano alla Regione dei progetti interessanti, che
prevedono molte ore di lezione da  parte di formatori
validissimi, ma che vengono poi realizzati da
formatori molto meno preparati. Questi ultimi
ovviamente sono molto piu’ facilmente controllabili
dalle societa` di formazione.

La formazione e` un settore delicatissimo, perche` per
molte persone e’ l’unica possibilita’ che hanno per
iniziare un nuovo lavoro ed una nuova vita. Si puo’
pensare di far chiudere le imprese senza speranza, solo
se si offre a chi perde il lavoro una seria
opportunita` di imparare a fare qualcos’altro e se questo "qualcos`altro" esiste davvero.

PROPOSTE

Abbiamo bisogno di chiare classificazioni dei
formatori in fasce di competenza (A, B e C). In modo
tale che nessuno possa vendere alla Regione un corso
tutto svolto da formatori di fascia A e poi far
svolgere tutto il corso da formatori di fascia C.

Abbiamo bisogno di funzionari regionali sempre piu’
specificamente preparati sui temi della formazione;
questo puo’ almeno in parte aumentare la loro
autorevolezza ed indipendenza dai politici.

Abbiamo bisogno di una Regione che faccia accurate analisi di mercato e studi delle tendenze mondiali, prima di finanziare corsi per certe professioni piuttosto che per altre; a volte i corsi sono anche fatti bene, ma semplicemente non esiste una domanda per certe figure professionali, mentre magari esisterebbe per altre.

Abbiamo bisogno di una Regione che fornisca chiare
informazioni agli utenti con delle chiare classifiche
che mostrino quali sono i centri e le societa` che in passato
sono davvero state capaci di aiutare i disoccupati a
trovare lavoro.

Gustavo Rinaldi

Le olimpiadi sono di tutti

Tre
corrispondenti de El Mundo sono rimasti oltraggiati dal fatto che non ci siano
riduzioni di prezzo per i giornalisti che, non avendo atleti della loro nazione
in gara o non avendo una lunga tradizione in quello sport, non siano stati
ammessi nella tribuna stampa di una gara. Gli spagnoli parlano di “cose da terzo mondo”. Ad Atene in
questi casi, c’erano dei biglietti a meta` prezzo.
Le olimpiadi sono
di tutti i paesi del mondo, non solo di quelli in gara o di quelli che han sempre gareggiato e vinto .
Non so di chi sia
la colpa, ma qualcuno (CIO ? TOROC?) s’e` comportato male.

G. R.

http://www.elmundo.es/jjoo/2006/html/diarios/bajocero/cronica3.html

 

Fiamma Olimpica

Mi riferisco non alla fiamma portata dai tedofori da Olimpia per tutta Italia ma a quel fascio di tubi posti davanti allo stadio Comunale e che brucia durante il periodo dei giochi un’enorme quantità di gas. Vista la penuria di gas in questi giorni di freddo intenso in tutta Europa (stiamo usando la riserva strategica), non la si poteva tenere accesa solo durante le celebrazioni di apertura e chiusura dei giochi?  O magari tenerla accesa con il fuoco un po’ piu` basso? Si parla di sprechi e credo che questo, nonostante per l’evento non si badi a spese, rientri nel discorso.
Marco Brignone

Torino vincitrice o dopata?

Tutti percepiscono in questi giorni un’atmosfera fantastica a Torino.
E’ il segno di una vittoria vera, frutto di predisposizione,
allenamento, duro lavoro  e tecnica o e’ un caso di doping,
non ancora notato dai laboratori di analisi?
Le notizie degli incredibili aumenti dei prezzi
di molti pubblici esercizi fanno temere la seconda ipotesi.
L’idea di costruire su di un successo turistico di lungo periodo,
pare non sia entrata nella testa di molti. L’idea di scippare
il turista sembra attrarre molti.
Se non cambia la nostra testa, ma semplicemente
beneficiamo di un’iniezione di qualche miliardo di
euro, allora siamo semplicemente dopati.
Chi non vuole una semplice vittoria dopata, ma un
risultato vero non deve abbassare la guardia.
Si puo’ cambiare, ma il camino nelle nostre teste e nei nostri cuori
e` ancora lungo.
G. R.

Porte Palatine e Sindone

Nella zona attorno alle Porte Palatine al posto del parcheggio si sta allestendo il “Parco archeologico” che ha l’intento di risistemare la zona (peccato solo che non si demolisca il “palazzaccio” dei lavori pubblici davanti al Duomo): addirittura si vuole ricostruire gli spalti esistenti in epoca medievale tra le Porte e c.so Regina.
A parte ciò, molto si sta facendo tra cui appare simpatica la presenza della piramide in vetro a ridosso del Duomo con la porzione di pavimento della antica chiesa del Salvatore di epoca alto medioevale.
Inoltre la mostra che spero possa diventare permanente, nella cripta del Duomo sembra abbastanza ben fatta con l’esposizione di suppellettili, statue ed altri oggetti rinvenuti o facenti parte di arredi del Duomo o di altra provenienza nonché gli scavi relativi alle chiese precedenti la Cattedrale o ancora spiegazioni sulla Sindone.
Purtroppo però quanto esposto ha spiegazioni solo in italiano o al massimo vi è un riassunto in inglese delle notizie relative ai periodi presi in considerazione o a diverse spiegazioni architettoniche.
Il video sul Sacro Lenzuolo e i meglio realizzati quadri esplicativi, hanno traduzioni anche in inglese e francese. Forse si poteva aggiungere lo spagnolo viste le possibili visite di fedeli spagnoli e sudamericani. Magari vi si rimedierà. In ogni caso l’allestimento pare buono per come è stato realizzato.
Marco Brignone

Dicono di noi: un’occasione per imparare

Mentre il New
York Times ed il Washington Post dell`11/02 fanno dei commenti positivi sull’inaugurazione delle olimpiadi e la BBC
fa una presentazione di Torino ottima, il Mercurynews di San Diego, California,
dice che Torino per divenire destinazione turistica  non solo si trova a fronteggiare la
concorrenza di Firenze, Venezia, Milano e Roma, ma anche i suoi propri
problemi: “un inquinamento oppressivo, traffico asfissiante ed ovunque pile di
popo` di cane, che sembra ricoprire ogni strada e marciapiede” (sic!).

Un giornale di
Salt Lake City e` non meno severo. Il suo corrispondente giudica Torino “senza
charme”.

Johnette Howard di Newsday
conferma che al villaggio media lei non ha acqua calda per la doccia ed
aggiunge che gli atleti al villaggio olimpico degli ex mercati generali non
stanno meglio: sentono il rumore dei vicinissimi treni, quando vorrebbero
riposare.
E chi l’avrebbe mai detto che delle case lungo la ferrovia possano sentire
il rumore del treno?

La buona
nuova e` che i giornali piu’ colti o di elite (New York Times, Christian Science
Monitor) sono quelli che parlano meglio di noi.  La cattiva notizia e che purtroppo non sono i piu’
letti.

Perche` infierire
con questi commenti? Perche’ citarli? Siamo masochisti? Ci da gioia parlar male
di noi? Niente affatto. Noi crediamo che le olimpiadi siano una (costosa) indagine
di mercato. E dato che il conto dobbiamo pagarlo comunque, tantovale trarne i
benefici possibili,imparando cosa pensino gli stranieri della nostra citta`. Normalmente
non e’ frequente leggere sulla stampa estera articoli su Torino e quindi e’
difficile capire cosa gli stranieri pensino di noi. Con le olimpiadi cio` diventa
possibile.

Se vogliamo che in futuro una buona parte (25%
?) del reddito della citta’ sia generato
dal turismo, se vogliamo che investitori
esteri vengano a portare i loro capitali a Torino, se vogliamo che
professionisti e ricercatori scelgano Torino come loro sede, dobbiamo fare
attenzione a cio` che i “clienti” (gli stranieri) vogliono. Questo non
necessariamente deve corrispondere con cio’ che pensiamo noi. Alla fine dobbiamo
chiederci: ma noi i turisti e gli investitori li vogliamo o no? Conta cosa
vuole il venditore o cosa vuole il cliente?

Se li vogliamo,
dobbiamo fare attenzione a cosa loro pensano. Inoltre dobbiamo curare le
relazioni con i giornalisti. Se fosse stato possibile ospitare i giornalisti
piu’ in centro, forse alcuni di loro si sarebbero fatti una idea diversa della
citta`, rispetto a quella che si possono fare nel villaggio media.

E`interessante
che nessun corrispondente estero noti la mancanza di parcheggi o il loro prezzo
eccessivo, ma noti il traffico e l’inquinamento eccessivo.

Questi problemi
non sono le manie di quattro lunatici in bicicletta, sono dei seri nemici della
nostra possibilita` di attrarre interesse esterno su Torino, creare reddito ed
occupazione.

Gustavo Rinaldi

P.S.
Per tirarci un
po’ su’, possiamo leggere uno spettacolare articolo del San Francisco Chronicle
dove non si fa che parlar bene della relazione tra il
cinema e Torino.

http://www.sfgate.com/cgi-bin/article.cgi?f=/c/a/2006/02/11/DDGKTH63A01.DTL

Altri articoli
citati sono :

http://www.nytimes.com/2006/02/11/sports/olympics/11ceremony.html?th&emc=th

http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2006/02/11/AR2006021100121_2.html

http://news.bbc.co.uk/sport1/hi/other_sports/winter_sports/video_and_audio/default.stm

 http://www.mercurynews.com/mld/mercurynews/sports/special_packages/olympics/13825757.htm

http://rockymountainnews.com/drmn/sports_columnists/article/0,1299,DRMN_83_4455876,00.html

http://newsday.typepad.com/sports_olympics/

 

Nomi tabu`

Pare che
per usare certi sostantivi e aggettivi facenti parte della lingua italiana
occorra un’autorizzazione o piuttosto che si debbano pagare certi diritti. E’
quanto afferma il Comitato Olimpico Internazionale che in qualche modo si è
“appropriato” di una piccola parte del patrimonio linguistico italiano (e forse
non solo quello). Addirittura in Italia è stata approvata una legge che fino al
31 dicembre 2006, non si può utilizzare il termine “Olimpiade”, “Olimpiadi”,
“Olimpico”, “Olimpionico” secondo anche quanto prescritto da un’interpretazione
restrittiva del Trattato di Nairobi sulle Olimpiadi. Anzi io che sto
utilizzando in queste righe questi termini presenti su un qualsiasi
vocabolario, forse sono passibile di multa. E’ così che quasi tutti i
negozianti torinesi ad esempio, è stato fatto divieto mettere anche una sola
scritta “Viva le ol…” se non voleva essere multato e si trovano in giro
tabaccherie che vendono “cartoline relative ai noti eventi sportivi
internazionali di Torino”.

Su questo argomento sono apparsi molti articoli
sui giornali.

Poi dicono che i commercianti non hanno tutto
questo fervore ol…. Una panetteria che aveva fatto un pane coi cinque cerchi
(Pardon, con le cinque forme geometriche regolari senza spigoli) e che li aveva
esposti in vetrina, è stata caldamente invitata a rimuoverla pena una possibile
contravvenzione. O ancora quel bar che aveva sull’insegna il simbolo delle
cinque forme geometriche e soprattutto il nome “Olimpic” è stato multato,
nonostante quando aveva aperto l’esercizio nel 2003, avesse avuto
l’autorizzazione del Comune. In più i contravventori forse non sanno che
“Olimpic”(il nome del bar) in inglese non vuol dire niente perché ci va una “Y”
al posto della prima “I” per avere l’aggettivo. La cosa avrà un seguito legale
.

Anche il marchio relativo alla nostra città, cioè
“Torino 20….” è tutelato. Meglio dire che siamo nel 2005 +1, non si sa mai. In
ogni caso credo che si sia arrivati al delirio.

Marco Brignone

Dicono di noi: Christian Science Monitor

Il colto Christian Science monitor fa un articolo piuttosto riflessivo sulle possibilita’ che Torino ha di uscire dai guai della deindustrializzazione. Il tono dell’articolo e’ abbastanza positivo, si parla anche di Sindone, tartufi, cioccolato, Risorgimento e Museo Egizio.
http://www.csmonitor.com/2006/0209/p01s04-woeu.html

Dicono di noi: Chicago Tribune

Le olimpiadi sono un’occasione per farci conoscere. Vediamo cosa dicono i consumatori.

Il Chicago Tribune lamenta che nel villaggio media le stanze sono senza telefono con ghiaccioli (!) che vengono giu’ dalla doccia.
Lo stesso giornale riporta la protesta degli autisti di pullman che non vogliono dormire in condizioni  "sub-standard" cioe’, non accettabili. Pare siano stati messi in stanze a 7-8 posti.

http://www.chicagotribune.com/sports/chi-0602070207feb07,1,3382257.story?coll=chi-sportsnew-hed