La rivoluzione del sistema economico italiano verso un modello di maggior competitività è necessaria, ma il passaggio deve essere gestito, altrimenti si rischia di farsi del male. Abbiamo già perso troppo tempo, ma non possiamo permetterci di destabilizzare oltre un certo limite il tessuto sociale, sennò l’obiettivo di modernizzazione del paese non lo si raggiungerà mai.
Tranne che si voglia ridurre il reddito medio italiano a quello cinese, altro non c’è che investire in settori a tecnologia avanzata e ad alto valore aggiunto. Ma per fare questo occorrono tante risorse che le aziende medio-piccole non hanno.
La modernizzazione avrà un inevitabile costo. E dal momento che i sacrifici vengono meglio tollerati se se ne conosce il motivo, bisognerebbe fornire ai cittadini una informazione obiettiva e completa. Cosa che non si fa: nei dibattiti politici l’onestà intellettuale viene sacrificata in favore di discorsi demagogici, unicamente finalizzati all’accaparramento dei voti. Basta vedere il balletto delle cifre, anche su parametri sui quali dovrebbe esserci certezza e condivisione.
Un altro enorme ostacolo è l’efficienza nella distribuzione delle risorse, minata alla base dalla fitta rete di clientelismi e dalla mafia, potente soprattutto in certe aree del paese. Altro che risorse destinate alle tecnologie avanzate!
Per quanto riguarda i dazi, sono misure poco diplomatiche, tuttavia ci sono degli altri strumenti per ostacolare le importazioni. Se carichiamo i prodotti in entrata di adempimenti a standard e leggi, per esempio, se ne rende più complicata sia la produzione che l’import. Tuttavia è importante che i requisiti oggetto di conformità, siano testabili direttamente sul prodotto, per evitare di cadere nelle trappole del marchio CE.