Questione di stile

Dopo Torino-Atalanta dello scorso 26 gennaio, vinta per 1 a 0 grazie ad una errata valutazione arbitrale, i commenti di amici e conoscenti erano più o meno tutti dello stesso tenore, cioè quello di questi estratti che sono andato a riprendere nel mucchio:

Graziella: “Non mi piace vincere in questa maniera”
Mauro: “Rigore regalato”
Stefano: “A me così lascia l’amaro in bocca”
Francesco: “Oggi sono incazzato. Vincere in questo modo gobbesco non è nostra consuetudine”
Mauro: “Ho rivisto ora il rigore…minchia, inventato è dire poco. Mi infastidisce vincere così”
Emma: “Va bene la vittoria, ma spero sia l’ultima così”
Daniele (portiere Torino Fc): “Rigore molto, molto dubbio, episodio favorevole per noi. Lo dico con onestà”

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Negri, terroni e tanti saluti

Ci sono un romano, un napoletano e un marocchino a Verona…”

“Bella città. Ma a Verona dove?”

In mezzo agli ultrà, quelli che erano le Brigate Gialloblu e gli altri, hai presente?”

Ossignùr! Allora faranno una brutta fine…poveret…”

Macchè! La brutta fine la fanno i veronesi…”.

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La grande freddezza

Poi uno dice “la freddezza”, “ci vuole la freddezza”: certo che se non ce l’ha uno svedese, che è due volte biondo (una di suo, un’altra perchè platinato) …il Milan si salva. Invece davanti al portiere la freddezza ce l’ha, toh, il napoletano, che sarà pure biondo anche lui ma si chiama Ciro ed è 100% torrese (Torre Annunziata). Freddo sì, ma solo quando serve: prima e dopo, il bomber è ghiaccio bollente, esplosivo, mai fermo, sempre più in contraddizione con quella parola scritta sulla schiena. Leggi tutto “La grande freddezza”

La restituzione del maltolto

Stefano Colantuono
Stefano Colantuono

Compensazione. Anche se non nel corso della stessa gara, come avviene di solito quando a dirigere c’è un arbitro con pochi attributi, ma ad un girone di distanza. Questo è quello che – per chi scrive – è avvenuto ieri: la restituzione di quello che era stato ingiustamente tolto al Torino un girone fa, quando a Bergamo i nerazzurri segnarono due reti gravemente viziate da irregolarità, vincendo una partita che pure sotto il profilo tecnico avrebbe dovuto vederli soccombere.

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Level three: clear

Mondonico, 1992
Mondonico, 1992

Dunque siamo a -3. No, avete ragione: a +12. Insomma, è tutto giusto, ma dove bisogna guardare? Mancano tre punti alla zona Europa League (“Europa”: brividi), o siamo lontani dodici punti da quella retrocessione (altri tipi di brivido)? Di certo, i punti non mancano ad Alex Farnerud: gliene hanno cuciti dieci sulla capoccia, alla base della cresta ossigenata. Lui dice che domenica vuole assolutamente essere in campo, e ci sarà.
Nota personale: in diretta tv su Torinow dopo la telecronaca della partita arrivano le telefonate degli ascoltatori; ieri il primo parlava di Europa, il secondo di salvezza. Sembrava quasi fossero d’accordo. Invece è solo la nostra atavica mancanza di mezze misure: soma parèj.

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Volemose bbene

Matteo Darmian
Matteo Darmian

A guardare il tabellino, sembra che l’amicizia fra le curve si sia manifestata anche tra i giocatori: zero gol, un solo ammonito, volemose bbene. Poi se invece hai visto la partita, o anche solo gli highlights che la riassumono, guardi un primo tempo dove i viola fanno il tiro a segno con la porta di Padelli (per fortuna non la centrano quasi mai), e un secondo dove le scorribande granata fanno meritare un buon voto in pagella a Neto. Leggi tutto “Volemose bbene”

L’allenatore nel pallone

Giampiero Ventura
Giampiero Ventura

Era pressoché impossibile leggerne le labbra, visto il ritmo concitato con cui si muovevano, ma nelle parole che Giampiero Ventura gridava in faccia a Gianluca Petrachi nell’intervallo di Parma-Torino in tanti hanno intuito un “Madooonna benedetta dell’Incoronèta!”. Scherzi a parte, la scenata dell’allenatore granata, 66 anni fra una settimana, era davvero degna di Oronzo Canà per la verve espressiva e l’incarnato paonazzo del volto.

Ma le doti attoriali del tecnico non si esauriscono con le manifestazioni più estroverse: anche nel dialogo dai bassi toni, quello della conferenza stampa post-partita, Mister Libidine si é mostrato eccellente. Ci riferiamo alle argomentazioni con cui ha derubricato l’esclusione di Cerci: “Non stava giocando bene, aveva un black-out”. Il tutto detto in modo perfettamente credibile.

Sì, perfettamente credibile per chi non avesse visto la partita. Leggi tutto “L’allenatore nel pallone”

Na bruta giornà

Il bimbo increduloE’ notizia di ieri sera la scomparsa di Mario Piovano, che nella sua Cambiano ha chiuso gli occhi all’età di 86 anni. Il musicista torinese, tanto apprezzato a livello internazionale (non a caso Pertini lo aveva creato Cavaliere della Repubblica) quanto forse sottovalutato in patria, verrà forse ora riscoperto, come spesso capita agli artisti che se ne vanno; da parte nostra, vogliamo iniziare facendo conoscere una sua misconosciuta canzone, pubblicata nel 1967, con la quale vogliamo ricordarlo. Si tratta di una vera chicca, un brano in cui il fisarmonicista racconta lo schianto di Superga del 4 maggio 1949, salutando con dolore ed affetto il Grande Torino. Recuperato questo brano, ne abbiamo realizzato un semplice videomontaggio perché tutti possano fruirne; è in lingua piemontese, la lingua naturale del ragazzino sconvolto dalla notizia della sciagura, ma di facile comprensione per tutti (abbiamo inserito i sottotitoli).

Forza Toro, buone feste a tutti, e ciao Mario.

Il momento giusto per chiedere qualcosa a Cairo!

Vives ringrazia affettuosamente Cerci
Vives ringrazia affettuosamente Cerci

Chi è più felice di lui? La raccolta pubblicitaria va come sempre a gonfie vele, la sua casa editrice guida la crescita di un settore che sta riuscendo nell’impresa di tamponare l’emorragia di lungo corso di cui soffre, la tv che ha comprato pochi mesi fa ha visto lo share crescere dell’11%, e la sua squadra di calcio viaggia come un treno.

Tolti un paio di ingrati che gli fan girare le scatole, come Danilo D’Ambrosio o Rita Dalla Chiesa, Urbano Cairo é l’uomo più sorridente d’Italia, sicuramente molto più sorridente del suo vecchio modello brianzolo che nel calcio – ma non solo – lo guarda dal basso, ben 6 lunghezze sotto.

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L’abito non fa il monaco

Per provare a sfatare un tabù trentennale, gli undici leoni granata non scendono in campo con la casacca “ross com ‘l sangh, fòrt com ‘l barbèra”, ma con un pigiama celeste che non incuterebbe timore agli avversari neppure se in campo dall’altra parte andassero i Pulcini, che in casa hanno diversi pupazzetti dai costumi più spaventosi di quelli di Cerci e compagnia.

 

La gioia dei giovani granata alla partenza da Udinee
La gioia dei giovani granata alla partenza da Udinee

E invece, i giocatori dell’Udinese (che riescono comunque nell’impresa di avere una maglia più brutta di quella del Toro, l’unica maglia più brutta possibile) sono impauriti eccome. Sarà perché in casa hanno un buon ruolino di marcia e comunque contro i granata non perdevano dal 1984, sarà perché vedevano fra i pali avversari quel Padelli che per loro é sempre stato a stento una riserva tanto che Leggi tutto “L’abito non fa il monaco”