The power of love.
Il momento di ieri, il minuto 93 di Toro-Genoa, è stato catartico, uno di quei momenti che ti rimangono dentro e non se ne vanno. Non un’emozione che passa ma poi lascia tutto più o meno come l’aveva trovato, no: una di quelle che ti segnano.
Non è ai tifosi che pensiamo, a loro è normale che sia entrato ieri una nuova perla nella testa e nel cuore, che non se ne andrà mai; pensiamo proprio a lui, ad Alessio Cerci. Sì, pensiamo che anche la carriera professionale di un atleta possa essere influenzata da un momento come quello.
Lui stesso l’ha detto, dopo essersi buttato in mezzo alla curva come mai aveva fatto, fino a farsene sopraffare: “E’ il gol pù bello della mia vita, è l’emozione più forte che abbia mai provato, quella che ho trovato qui è una famiglia…”. Parole non dettate dal caso, non pronunciate a vanvera. “Andare via? Non ho nessuna fretta di andare via di qua, no”.
Un momento del genere segna l’individuo, lo fa riflettere. Non è detto che sia sufficiente, ma il suo peso ce l’ha, sul piatto della bilancia. Se slì sopra aggiungessimo anche “Qualificazione all’Europa League”, allora probabilmente il piatto con su scritto “Permanenza” andrebbe giù, facendo schizzare in alto leggero quello con scritto “Partenza”.