Derby di ritorno, il terzo di questa stagione, considerando la molle prestazione in Coppa Italia.
Tre derby, tre sconfitte. La prima fu l’inizio della risalita bianconera, la seconda ha lascivamente consegnato la coppa Italia in mano ai cugini (o quasi) e con la terza abbiamo riconfermato la mancanza di volontà nel voler prendere parte ad una possibile mancata vittoria dello scudetto in favore del Napoli.
A molti turba quasi più questa serie di favori ai cugini piuttosto che la sconfitta in sé, o la situazione in classifica di noialtri, ed io non posso biasimarli.
Concentriamoci però sulla partita di oggi, partendo con un riferimento alle parole che scrissi al termine del derby di andata. (articolo: http://www.quotidianopiemontese.it/toreando/2015/11/02/dei-delitti-delle-pene/)
Non ho intenzione di rinnegare nessuna di esse, ma ricordo che le scrissi con l’assoluta convinzione che il risultato fosse bugiardo, con la consapevolezza che il mercato estivo mi avesse soddisfatto.
Non pensavo di tifare una squadra imbattibile, ma sicuramente una squadra con enormi potenziali, per questo motivo la difendevo e la giustificavo.
Questa mattina ci ho messo un po’ a ricordarmi che nel pomeriggio avrei visto il derby.
Questo è grave.
E’ grave perché non avrei mai voluto che la disillusione che mi aveva, in tutta onestà, preso negli ultimi mesi colpisse anche la partita che più aspetto di tutta la stagione facendomela dimenticare.
Col cuore sereno e la mente lucida mi sono accomodato per seguire l’incontro, e questa idilliaca situazione vi assicuro che mi causa sincera angoscia (per quanta ‘angoscia’ possa generare il calcio, si intenda..).
La notte che precede il derby deve essere piena di agitazione, devo sognare più volte la partita e fantasticare sulla cabala dei risultati che prevedo.
Devo alzarmi con le mani che fremono, devo sentire la circolazione delle braccia venire meno quando si sta per cominciare e devo sentire le gambe molleggiare in terra con lo stesso ritmo indemoniato con cui batte il cuore.
Invece niente, mi sono seduto davanti allo schermo con lo stesso trasporto con cui avrei seguito Toro – Atalanta.
Non muoio dalla voglia di chiacchierare del gioco visto in campo e mi è già passata l’ondata di adrenalina alzatasi nel vedere il Toro entrare nel secondo tempo con la grinta che mancava da mesi.
Non è rimasto in me un granché di questo pomeriggio.
Perciò non parlerò della difesa ballerina, del centrocampo assente o dell’attacco alla deriva, e non parlerò nemmeno dell’arbitraggio carnevalesco.
Tutto ciò che mi viene da pensare sta precisamente nell’indifferenza con cui ho vissuto questo derby.
Se penso a qualche anno fa quando con una squadra mediocre, appena risaliti in A, al primo derby ero convinto che la grinta granata avrebbe travolto come un treno il colosso bianconero (ovviamente non successe..) mi viene il magone a pensare che oggi riponevo molte meno speranze in questa squadra di certo meglio assortita piuttosto che in quella rattoppata della promozione.
Un’ora e mezza di partita sono sempre stati un grande piacere per me, non voglio che diventino un compito da svolgere prima di poter andar fuori a giocare finalmente con gli amici.
Cerchiamo di essere onesti con noi stessi: nell’ultimo periodo (negli ultimi mesi) abbiamo visto una squadra di giocatori interessanti esprimere un gioco totalmente inefficace, in assenza di idee e con scarso utilizzo del cervello.
È troppo misero il minutaggio dei momenti di vero orgoglio granata ed il bottino di punti si adegua alla miseria.
La stagione si prospetta ancora difficile e nemmeno troppo breve.
Ho il vomito a scrivere ciò che ho in mente: salviamo il salvabile, finiamola in fretta, liberiamoci delle zavorre e costruiamo una stagione ventura più dignitosa.
“Stagione Ventura”.
Tu guarda a volte il caso..