Se una regola è sbagliata, sproporzionata, o semplicemente non ci piace, dovremmo adoperarci affinché sia cambiata. Ma siamo umani, e per di più italiani, per cui delle norme non ci interessa troppo, fintanto che non ci toccano.
Quest’anno, la UEFA ha negato la famosa “licenza” a Bologna, Cagliari, Catania, Chievo, Genoa, Livorno, Parma, Sassuolo, Verona. Nessuna di queste ha avuto da ridire, salvo ovviamente quella che alla fine ne è stata coinvolta; ma quanto scommettiamo sul fatto che se, fra 12 mesi, un Genoa o un Hellas dovessero qualificarsi per l’Europa, subito salterebbero su a contestare l’”assurdità” di una regola per la quale oggi non spendono una parola né un pensiero?
Sento usare la gobbissima espressione “sul campo”, da ieri: “Il Parma, l’Europa, se l’era conquistata sul campo”. Ma non dimentichiamo che:
sul campo, la Juventus ha vinto 32 scudetti;
sul campo, il Torino ne ha vinto uno nel 1927;
sul campo, Ben Johnson ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Seul;
sul campo, Lance Armstrong ha vinto 7 Tour de France;
sul campo, c’erano armi di distruzione di massa in Iraq;
sul campo, il Torino è stato promosso in A nel 2005;
sul campo, Cota ha vinto le elezioni.
Perchè non c’è mica solo il campo: bisogna comportarsi bene dentro e fuori. Vero, che il Parma se l’era guadagnata: squadra ammirevole, allenatore idem, tifosi pure. Tutta gente che ha il diritto/dovere di essere incazzatissima con il proprio capo, che nei suoi stranissimi giri di mercato – senza eguali in Italia – ha alla fine e comprensibilmente dimenticato qualche pezzetto. Il Torino, che pure “sul campo” aveva meritato anche di più (senza i ladrocini di Juventus, Milan, Napoli, Juventus bis, Verona, Napoli bis, si sarebbe giocato il quarto posto), ha invece ottemperato tutti i suoi doveri. Come l’Atalanta, la Fiorentina, la Sampdoria e tante altre. Perchè non conta solo il campo, per l’appunto: parliamo di società professionistiche a finalità di lucro, non di De Coubertin.
La storia recente dice che una federazione importante come quella spagnola l’anno scorso si è vista bastonare ben due suoi club, e l’esempio tanto recente con in più la vetrina Mondiale alle porte fan sì che la Figc non potesse permettersi di essere vista una volta di più come la federazione del Paese dove si fa sempre quel che si vuole.
La storia remota dice invece che i piccoli vengono colpiti, e i grandi no; vero, e forse è accaduto oggi al Parma. Lo sa bene il Toro, che solo nove anni fa per questioni burocratico-fiscali (una fidejussione tardiva) ha visto cancellare ben altro che una qualificazione alla coppa: ha visto cancellare tutto, il nome, la storia, l’esistenza. Lo sa bene anche il Parma in verità, perchè quando era una “grande” di coppe ne vinceva a man bassa e lo faceva spendendo in due anni 250 miliardi di soldi presi dalle tasche di ignari risparmiatori. Lo sa bene il Toro, sì, che invece anche quando era una “grande” è sempre stata trattata come una “piccola”.