E’ passato come uno dei numerosi pesci che il 1 di Aprile nuotano nel mare magnum dell’internet, quello che annunciava il prossimo cambio sulla panchina del Brasile; ma fonti certe, o comunque certe fonti, ci comunicano come invece il sollevamento dall’incarico dell’attuale c.t. Felipe Scolari sia prossimo a concretizzarsi. La spinta arriverebbe direttamente dal governo Rousseff, che per attirare maggior pubblico vuole un nome straniero, esotico, ossia europeo. La scelta è caduta sull’Italia, dove (loro credono che) siamo ancora tatticamente i più preparati. E a questo punto, Felipe Scolari è esploso: “Un nome italiano? Perchè il mio, il mio da dove pensate che venga, dalla Cambogia??”, ma a nulla gli è valso.
La federazione ha optato per un genovese, che per accento e cadenza rassicurasse i portoghesofoni (?). A questo punto la scelta è caduta subito sul miglior tecnico ligure nonché italiano, ossia Ventura? No: in realtà sono stati contattati prima Maurizio Crozza e Beppe Grillo, ma hanno entrambi declinato; il primo ha dichiarato che si tiene libero nel caso prima o poi lo chiamino la Sampdoria o la Rai, il secondo ha cortesemente – per i suoi standard – risposto “Vaffanculo!!!” all’offerta. Alla fine così fu scelto Ventura; la federazione, che per renderlo meno brasiliano agli occhi della gente ha provato a inserire nel contratto – senza successo – una clausola per limitarne le lampade a sole 2 la settimana, gli ha dato carta bianca sotto l’aspetto tecnico.
Atterrato a Brasilia per andare a firmare il contratto, Ventura ha chiesto al tassista quanta voglia avesse di tirar fuori la bandiera, e quello gli ha risposto con un po’ di imbarazzo che non la portava con sé in auto. Allo stesso modo, l’uomo non si è appassionato alla promessa del tecnico di “far rinascere la cellula verdeoro”; e “Ma, vinceremo o no?”, era l’unica domanda di una mente che evidentemente ha subìto troppi anni di quell’influenza culturale che ora l’inventore del calcio italiano è venuto a estirpare.
Ventura sarà accompagnato da José Ricardo Luis Leovigildo Carvalho Coimbra Antunes Didivavapelè Cotequinho de Oliveira, detto Peo. La squadra che el Senhor Luxùria (Mister Libidine) guiderà nella manifestazione planetaria è pressochè fatta, così come l’undici titolare che vi andiamo a presentare.
In porta uno sconosciuto, baffoni e occhiali che non si toglie mai, i documenti pasticciati con la penna bic ma il Mister dice “Fidatevi di me”; si chiama Daniel POTES e il nome fa un po’ sorridere la gente del posto. In panchina il veronese RAFAEL “perchè conosce bene il mio gioco; solo quest’anno gliene abbiamo fatti 5”.
In difesa c’è DARMIAN, proprio quello che gioca nel Torino; è un oriundo, pare il suo trisavolo si chiamasse Mateo Pavesino Darmian Pernambucato. Al centro la collaudata coppia Bayern-Livorno formata da DANTE (scelto non per le qualità ma come omaggio letterario all’Italia) e EMERSON (“Ha fatto gol a me”, dice il tecnico, “non ci riesce praticamente nessuno, chi lo fa è un fuoriclasse”). A sinistra riecco DARMIAN: sì, lo stesso, non un omonimo. Ventura infatti, dopo averlo testato in ogni zona del campo, vuole metterne alla prova l’ubiquità, e pare che i primi esperimenti siano stati un successo. In panchina comunque, se fosse stanco, c’è MAICON e c’è anche il meno noto 32enne soprannominato stranamente PRATO ROTO (il cui nome anagrafico, Salvador Masiello, tradisce origini italiane).
Sulle corsie di centrocampo, ecco il pallino di Ventura (ROMULO del Verona) e il talento immenso di FARIAS, trascinatore della Nocerina due anni fa, oggi ottima riserva al Sassuolo. In panchina, pronto a dare il cambio a due giovani scavezzacollo, il più esperto ERIBERTO, l’ex Luciano, per intenderci. Nel cuore del campo, la regia è affidata a Pep VIVES, brasiliano doc dai piedi brasiliani doc. Quando i compagni lo invitano ad affrettarsi a passare la palla, ai loro “Despacha-te, Pep!” lui risponde “Vabbuò’, jà!” in dialetto di Biellu Orizzonde. Accanto a lui, Sergio ALMIRON, sudamericano 100%. Non è brasiliano? “Questo andare a cercare sempre il risvolto negativo è molto torinese, non mi sarei aspettato di trovarlo anche quaggiù”, risponde Ventura. A chi obietta che sarebbero stati meglio Lucas o Paulinho, il c.t. replica che si tratta “senz’altro di ottimi giocatori”, ma che Farias gli ricorda Kurtic: “Ha le conoscenze”. In panchina OSCAR (Ventura lo chiama come omaggio a se stesso e alle proprie doti attoriali).
In attacco, c’è un solo inamovibile: la stella assoluta della squadra, Vitor BARRETO. I gol e i chilometri non fatti quest’anno li ha tenuti tutti in serbo per la grande kermesse planetaria, lui si sente in gran forma. “Yo sovrapeso? No, esta es pansetta de birra”, rassicura tutti. Al suo fianco, in due si giocano l’ultimo posto. Pareva favorito NEYMAR, che invece alla fine dovrebbe partire dalla panchina; “Ho bisogno di vedere JONATHAS dal primo minuto”, spiega Ventura.
“Vedrete cose che da queste parti non siete abituati a vedere”, ha poi chiosato il nuovo ct. “Per la madonna!”, è esplosa la sala stampa, “quindi – calcolando che già siamo il Brasile – cosa vinceremo, il campionato intergalattico della Via Lattea?”, domanda un eccitato collega giornalista a Ventura; “Prego? Chi ha mai parlato di vincere? Su, non siamo infantili, non è quello lo scopo; l’obiettivo è intraprendere un percorso di crescita”.
BRASILE (4-4-2): Potes; Darmian, Dante, Emerson, Darmian; Romulo, Vives, Almiron, Farias; Barreto, Jonathas.
A disposizione: Rafael, Maicon, Prato Roto, Oscar, Eriberto, Neymar. All. Ventura