Trent’anni fa abbondanti moriva nella sua Gressoney a soli 25 anni Leonardo David. quello che probabilmente sarebbe stato il più grande sciatore italiano e non solo di sempre. La sua breve ma straordinaria carriera sportiva si colloca fra i tempi di Gustavo Thoeni e della Valanga Azzurra e l’epopea di Alberto Tomba. Leo, figlio di Davide, campione italiano di sci, era stato fin da piccolo un predestinato: il suo modo di sciare era diverso dagli altri: sciava con una indipendenza di gambe totale come avesse nei pidi sci carving prima che li inventassero gli sci sciancrati. Era uno sciatore totalmente completo: vinceva dalla discesa libera allo slalom. A soli 17 anni vinse ai campionati italiani la medaglia d’argento nella combinata e quella di bronzo nella discesa libera. A 18 anni vinse la Coppa Europa. Esordì giovanissimo in Coppa del Mondo salendo sul podio sia in slalom gigante che in slalom speciale. Il 7 febbraio 1979 vinse la sua unica gara,di coppa del mondo in slalom ad Oslo.
Qualche giorno dopo una caduta nel corso di una discesa libera a Cortina d’Ampezzo. Nelle settimane successive Leonardo non riusciva ad allenarsi perché le vibrazioni degli sci sul ghiaccio gli facevano venire mal di testa. Poi il 3 marzo 1979 l’incidente nella discesa pre-olimpica a Lake Placid: una caduta apparentemente senza causa nei pressi del traguardo e poi un lungo calvario di 6 anni. Alla sua storia è dedicato un libro: Discesa breve di Leonardo David.
La vicenda della fine di Leo nel racconto di Leonardo Cohen su Repubblica
Il 16 febbraio Leonardo cade durante la prova della discesa libera, prova d’ orgoglio e coraggio, lui che primeggiava negli slalom. La caduta è preoccupante, un colpo alla testa sul ghiaccio. Il giorno dopo il medico federale gli impedisce di disputare la seconda manche dello slalom speciale. Anzi, gli viene consigliato d’ andarsene a casa, di farsi visitare a Lecco dal professor Dorizzi. David accusava disturbi di cefalea e vertigine, gli consigliarono di non guidare l’ auto..Il 20 febbraio è a Lecco. Da Cortina guidando la propria vettura, già, perchè l’ hobby di Leonardo era quello di correre con l’ auto, se non fosse stato sciatore avrebbe voluto fare i rallyes… Visita neurochirurgica: elettroencefalogramma e altri esami negativi. Però i giorni seguenti Leonardo, che tutti chiamano Leo, ha disturbi vari, fino ad accusare stordimenti. Mancano pochi giorni per la partenza negli Usa, ci sono le gare preolimpiche, sia la Federazione che forse lo stesso atleta ci tengono all’ appuntamento. E’ in quei giorni che Leonardo muore di sport. Non avrebbe dovuto partecipare alla gara americana, hanno accusato i genitori Davide e Mariuccia, la sorella Daniela, stava male, è stato costretto dalla Federazione… Arrigo Gattai, il presidente della Fisi, ha sempre replicato: “Il caso umano ci continua a turbare. Certo, ci son stati compagni di squadra di Leo che avevano raccolto frasi del ragazzo quando lui si lamentava di un mal di testa conseguenza di una caduta precedente, ma nè i genitori di Leo ci avevano riferito dei suoi malesseri, nè gli esami clinici li avevano confermati”. Leo cade in “coma vigile”, viene operato al cranio al Medical Center di Burlington, nel Vermont, l’ 8 marzo. Esce dal coma artificiale e respira da solo; il 12 marzo nuovo intervento chirurgico, tracheotomia; il 18 marzo per la terza volta finisce sotto i ferri. Il 18 maggio lascia l’ ospedale Usa e comincia il viaggio verso casa. Prima New York, poi Francoforte, il 23 maggio è a Novara, altro intervento. Il 31 luglio vien portato ad Innsbruck, nella clinica del noto neochirurgo Gerstenbrand. Seconda tracheotomia il 2 agosto. Il 16 agosto, alle 2 e 30, rientra a casa. Vivo, ma senza riflessi, senza conoscenza. La famiglia David ha deciso di far guerra: per lei è omicidio colposo, colpa dei dirigenti e degli allenatori, negligenti, imprudenti, imperiti. Cause, processi, polemiche. E ieri, i funerali. Mille persone, le guide alpine valdostane, i maestri di sci, gli amici, tutto il paese ad ascoltare la messa di don Gariglio, a tener su questa famiglia distrutta dal dolore e dalla sventura, papà Davide ma non mamma Mariuccia, eccolo lì il feretro di Leonardo che finisce nel cimitero di Gressoney saint Jean, accanto alla tomba del bisnonno.