Mario Calabresi sostiene in un editoriale su La Stampa che
Il Parlamento e le classi dirigenti sono lo specchio del Paese? I politologi, i sociologi e gli storici ne dibattono da sempre evidenziando come chi ci rappresenta in fin dei conti finisca per riprodurre i nostri vizi e i nostri difetti. Potremmo anche ricordare che le risse ci sono sempre state, ma dovremmo avere l’onestà di aggiungere che c’erano anche le classi dirigenti che ne prendevano immediatamente le distanze.
Ma siamo sicuri che oggi la classe politica somigli ai cittadini che governa? Questa volta spero proprio di no, e penso che siano rimaste solo piccole minoranze a tifare e a scaldarsi di fronte a chi grida e minaccia in Aula. Così come mi pare simbolica la risicata presenza di cittadini fuori da Montecitorio nella giornata di ieri. Si potrebbe interpretare questa assenza come il segno di una totale assuefazione, io penso invece che sia il risultato del disincanto, che sia un fastidio arrivato a tale livello da spingere la maggioranza dei cittadini a tenersi lontana. Le persone dotate di senso sanno anche che da questa paralisi non si esce andando a lanciare monetine fuori dal Parlamento.
Ora come noto il Parlamento è espressione del suffragio popolare. Quindi quei parlamentari che si sono esibiti in scene patetiche sono frutto del voto di una parte del paese. Non sono frutto di un attacco di marziani.
Una grande splendida parte parte degli italiani cerca di cambiare le cose, di superare le corruzioni, di combattere la prevaricazione, le vergogne e tutto quello che è illegale.
Un’altra parte sta a guardare, tira a camapre, segue l’onda del “che mi ocnviene fare”. In fondo avalla con il voto e con le azioni e con le omissioni lo stato delle cose.
E’ ora di guardare il paese Italia senza paraocchi evitando di dare sempre le colpe ai politici.