In questi giorni si stanno compiendo i 15 anni di Cronaca Qui un quotidiano prevalentemente cartaceo che ha saputo superare la monocoltura informativa dei torinesi. Poi è arrivata internet e Quotidiano Piemontese. Tanti auguri a Cronaca Qui.
Li conservo religiosamente in un cassetto i primi menabò di TorinoCronaca. Disegnati con la squadretta e la matita, pagina dopo pagina, per costruire quel “sistema editoriale” che poi è diventato la vera guida del quotidiano. Attorno al tavolo lungo della redazione di via Principe Tommaso, c’era un gruppo di giovanissimi. Fatta eccezione per me, che i capelli li avevo già grigi.
Un gruppo di pazzi, diceva qualcuno, comprendendo nella squadra Massimo Massano che l’editore lo aveva già fatto, e con successo, lanciando Libero Quotidiano con Vittorio Feltri. E già, pensare a un giornale nuovo in una Torino abituata al monopolismo di Stampa pareva un’impresa impossibile. Peggio, velleitaria. E poi quella veste da quotidiano popolare, con grandi titoli, graffiante quanto basta per non apparire arrogante, calato sulla cronaca e le inchieste, pistino addirittura nel cercare le magagne in giro per la città, sembrava una sfida alla città.
Non piaceva ai tradizionalisti l’idea di una voce fuori dal coro, non omologata al sistema, all’apparenza troppo garibaldina. Per dirla tutta quell’indifferenza, o peggio, invece di demoralizzarci, ci rese pieni di entusiasmo. Dobbiamo fare un giornale per la gente, ci dicevamo. Scriverlo per loro. E con loro. Uscimmo in edicola a 10 centesimi. Un’altra sfida al comodo sistema di dare lo stesso prezzo a qualsiasi foglio stampato.
Torino cominciò a capire che può esistere, accanto alla stampa paludata che magari guarda lontano con puntigliosa attenzione ma dimentica casa propria, un giornale diverso, un giornale davvero legato alla propria comunità, attento a ciò che capita nel cortile di casa. Oggi siamo ancora qui, con un quotidiano più ricco, se possibile ancora più attento alla città e alla periferia, ai grandi centri della provincia ma anche ai borghi dimenticati.