Il ritorno al Vinitaly è sempre un’esperienza che rende ancor più incantevole il rapporto col settore vinicolo, sia da parte degli eccezionali produttori, che dagli innumerevoli personaggi e stimatori del vino per eccellenza, il 50°anno si dimostra molto attivo ed energico, quattro giorni dove il prestigio, la memoria, la grandezza del settore vinicolo sottolinea non ha frontiere.
Domenica 10 aprile il debutto di apertura per poi concludersi mercoledì 13 aprile, in questo splendido soggiorno ci avventuriamo per testimoniarvi le numerose varietà di cantine e non solo, protagoniste di questo meraviglioso mondo.
Citiamo un po’ di numeri 150mila visitatori più di 4.100 espositori oltre 4mila aziende da 24 Paesi, che operano in rappresentanza di tutti i continenti.
Siamo al banco di prova, affianco ad una grande professionista, Rosita Dorigo, food desing è precisa degustatrice di grande rispetto, scegliamo il lunedì di un secondo giorno apparentemente meno frenetico, anche il vino ha le sue olimpiadi, e nel segno di un virtuoso ode al vino iniziamo la nostra ascesa alla personalissima winelist .
Alcuni sono intensi, profumati, morbidi fruttati, dotati di ricche storie che recitano anniversari d’annata, grandi degustazioni ci hanno portato a testare le proprietà organolettiche di eccezionali cantine, dove la parola che gli accomuna tutte, è, winepassion!
Una particolare emozione c’è arrivata da alcune particolari degustazioni.
Siamo nella zona DOC del Collio, padron Gianni e Giorgio Venica, raccolta in 37 ettari situati su differenti colline, ci accomodiamo dopo un breve scambio di cordiali convenevoli, ma c’è da dire che la famiglia Venica a completo è affabile e attenta a comunicare la sua devozione, “quella di produrre vino”, il primo calice di benvenuto, Sauvignon Collio Ronco delle mele DOC, la prima caratteristica che spicca al palato è la sua sapidità, indubbiamente fresco, un vino che dei profumi intensi, frutti gialli, un vino bianco diretto. (calice avvolgente).
Castello delle Regine storici vigneti, l’Umbria terra di tartufi e vignaioli, loro sono maestri in questa nobile arte, ma non è l’unica dote potente che hanno, l’azienda estesa in circa 400 ettari di terreno, dove sorgono diverse culture, come l’allevamento di bovini Chianini, gode inoltre di un complesso turistico capace di lasciarti nel cuore un pezzetto della loro realtà, “ te ne innamori”. I suoi vini sono piccoli capolavori, una bella armonia nel calice del Merlot IGT, la Barrique si percepisce, ha una struttura capricciosa, perché si fa notare per le sue caratteristiche, frutti maturi e buona persistenza. Grande cantina.
Maso Martis, Antonio e Roberta Stelzer, per chi ha nel cuore il Trentodoc non può non apprezzare questa famiglia di produttori, parliamo di riserva uve selezionate tra Chardonnay e Pinot Nero rispettivamente nella misura del 30% e 70%, un gusto morbido,bouquet molto delicato, incisivo, saporito, eccentrico, fresco, e di lunga durata, persiste al palato, è innegabile dire che è una chicca dell’azienda. Nel Trentino si trovano sempre delle etichette indimenticabili.
Il vino a volte è come l’età matura, generosa e sapiente, è come l’età che lo caratterizza, ampio e morbido, dico questo parlando di un’incredibile sorpresa, l’Amarone della Valpolicella DOC Pietro dal Cero Cà dei Frati 2009, si perché la cantina Ca Dei Frati, ama il vino, quindi vendemmia uve Corvina, Corvinone, Rondinella e Croatina, coltivate nei vigneti di Pian di Castagnè, sulle colline Veronesi, ha catturato subito il mio interesse, frutto di uno stile sapiente, qui davvero sono stati bravi, è un 2009, ma sembra più maturo, deciso, amarena e cioccolato sono le noti principali insieme a un lieve tocco di tabacco, il suo colore è intenso, rosso rubino scuro, non si smentisce merita una grande riverenza. Il tocco della pienezza dell’Amarone
La passione ci dà gli strumenti necessari per creare la nostra sostanza, così come nella cultura vinicola è un valore imprescindibile insieme alle sue mille sfumature associate. Il vino ci comunica sensazioni, esperienze che si snodano lungo radici, tradizioni vissute e tramandate, c’è chi afferma che il vino possiede un’anima, l’anima delle persone che lo lavorano, che lo crescono, questo fa riflettere, perché dentro a quella bottiglia esistono tante cose, e se si riesce ad immaginarlo, ogni nota del vino che si degusta sarà un segreto svelato.