Intervista alla Dott.ssa M.P. Merlo Founder di Ambadué: Natura e Tecnologie Biochimiche

La cosmetica del futuro ha una direzione chiara: sarà sempre più “Bio-Eco”, nel corso degli anni i consumatori sono sempre più consapevoli dell’importanza di scegliere prodotti e ingredienti naturali per la propria salute e per la propria bellezza.

La reale composizione dei cosmetici e gli ingredienti contenuti assume un’importanza fondamentale in termini di attenzione e diciture, il “biologico” o “100% naturale” è sinonimo di garanzia, è per questo che i consumatori si orientano verso cosmetici bio e leggono sempre più con attenzione le etichette.

Ambadué – the science of nature è un brand torinese di bio-eco cosmesi, fondato dalla Dott.ssa Maria Paola Merlo, che focalizza tutta la sua conoscenza per la realizzazione di una chimica della bellezza funzionale e affine alla pelle, unendo la natura alle più innovative tecnologie biochimiche.

La professionalità di chimici cosmetologi e la ricerca continua in collaborazione con l’università di Torino – Dipartimento di Chimica – permettono al laboratorio AMBADUÉ®, la realizzazione di cosmetici funzionali e sicuri, formule altamente concentrate, ecosostenibili, dermatologicamente testate e certificate.

Maria Paola Merlo è nata e cresciuta a Torino. E’ la mamma di Margherita. Nel 2009 si è laureata in Chimica, ottenendo poi la specializzazione in Chimica dell’Ambiente e un Master all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. E’ iscritta all’Ordine dei Chimici del Piemonte e della Valle d’Aosta. La sua passione per la scienza ha accompagnato scelte di vita e di lavoro. Gli anni di studio le hanno permesso di comprendere a fondo il concetto di chimica uscendo da quella connotazione negativa a cui spesso è associata. Un percorso che ha portato alla creazione di AMBADUÉ – The science of nature, una linea cosmetica che unisce la natura alle più innovative tecnologie biochimiche. La sua filosofia: tutto è una #questionedichimica.

 

Dott.ssa P Merlo e Prof.ssa Daniela Gaudiello

 

Abbiamo voluto porre alla Dott.ssa M. Paola Merlo alcune domande, per scoprire di più di lei e del suo lavoro.

 

Il processo di produzione chimico è più scientifico, mentre quello naturale affonda nelle conoscenze della medicina tradizionale e dell’erboristeria. Nella sostanza, quali sono le differenze tra un prodotto naturale, chimico, e biochimico?

Per rispondere alla domanda mi permetto di fare un passo indietro e partire da un presupposto: la base è la

chimica. Se questo è il punto di partenza, allora abbiamo di fronte a noi diverse formulazioni ma nessun divario tra chimica e natura. Faccio questa premessa perché per troppo tempo il marketing del “naturale” ha voluto discernere tra natura (bella e pulita) e la chimica (brutta e cattiva). Concetti che non sono separati ed è giusto dirlo. La natura è fatta di chimica: ogni singola sostanza che costituisce una pianta, a partire dall’acqua è una molecola chimica. Ogni singolo principio attivo della pianta è una molecola chimica. Noi stessi siamo fatti di chimica. Quindi adesso su questa base, parliamo di un processo chimico e scientifico che accomuna la produzione cosmetica con formule prevalentemente di derivazione vegetale e un cosmetico che invece è caratterizzato prevalentemente da sostanze di sintesi. Di quest’ultime, diversifichiamo tra attivi di derivazione sintetica assolutamente eco/dermo- compatibili e altre che sono considerate più impattanti a livello ambientale è quindi non utilizzabili in un cosmetico naturale certificato. Ambaduè, ad esempio, è un brand naturale certificato concorde al disciplinare di eco-bio cosmesi dove sono circa 15.000 le sostanze che non possono impiegate perché considerate non eco-dermo compatibili

 

Ricerca e innovazione si cela in ogni suo prodotto, per rispondere alle nuove e crescenti aspettative dei consumatori quali sono gli aspetti principali che portano ad un netto miglioramento nell’utilizzo quotidiano del cosmetico rispetto ad altri prodotti nel mercato? Cosa li rende più efficaci?

I nostri punti di forza sono proprio la ricerca e l’innovazione uniti ad un’alta percentuale in formula di ingredienti attivi e ad uno studio mirato di cosa la pelle necessita in quel momento della giornata. I nostri sono crono- cosmetici e quindi trattamenti specifici pensati per il giorno e per la notte, formulati mediante un modello, ideato con la Prof.ssa Gaudiello che si basa sui ritmi circadiani della pelle. Un cosmetico di questo tipo è formulato rispetto a come “ragiona” la pelle in quel momento della giornata e quindi può̀ essere in grado di comunicare al meglio con essa. La pelle non esegue di giorno e di notte le stesse funzioni e quindi perché́ pensare che abbia sempre la stessa necessità durante la giornata? Bisogna rispettare i suoi tempi e ritmi come per qualsiasi cosa.

Dietro alla bellezza opera un’attività di ricerca e innovazione, come è nata la collaborazione con l’università di Torino – Dipartimento di Chimica –

Tutto nasce all’Ordine dei Chimici dove ho conosciuto la Prof.ssa Gaudiello – docente di chimica cosmetica all’Università di chimica di Torino- e le ho parlato del mio progetto. Volevo accanto a me qualcuno con grande esperienza che seguisse l’apertura del mio laboratorio cosmetico. Con grande gentilezza e sensibilità mi ha accompagnato in questo percorso come solo una donna avrebbe potuto fare. Infatti, appena ho aperto il mio laboratorio sono rimasta incinta e lei, da chimica ma prima di tutto madre, non solo ha saputo consigliarmi le migliori strategie dietro una produzione cosmetica ma ha anche saputo rispettare i miei tempi e le mie esigenze in un così delicato momento della vita. Ricordo le nostre prime riunioni a parlare formule e strumentazioni mentre tenevo in braccio mia figlia Margherita e le davo il biberon. Le donne insieme possono fare tanto. Una volta avviato il laboratorio, avevamo un obiettivo chiaro: seguire dei progetti sulla Circular Economy che sapessero recuperare da scarti di lavorazione, molecole preziose cosi da darle nuova vita. Lei ha portato il nostro primo progetto all’Università di Torino e ha seguito personalmente una tesi di laurea (tra l’altro premiata da Ferderchimica) che ha approfondito e lavorato al progetto, parallelamente al laboratorio Ambaduè. La ricerca è importante e avere dei professionisti al tuo fianco credo sia un plus per un brand cosmetico

I prodotti cosmetici sono spesso multifunzionali, possono essere al tempo stesso idratanti e protettivi, lei cosa ne pensa? Potrebbero essere il mercato del futuro, la chiave?

Una formula cosmetica caratterizzata da una più attivi è già un prodotto multifunzionale perché ogni estratto vegetale/molecola di sintesi ha una caratteristica specifica (calmante, antiossidante etc..) ed è solitamente scelta in combinazione ad altre sostanze in grado di potenziare questo effetto o lavorare sinergicamente per offrire alla pelle un certo range di azioni. Personalmente non credo in un prodotto “tutto in uno” da usare “sempre” e quindi all’interno dei miei cosmetici, pur avendo una multifunzionalità di formula, formuliamo distinguendo molto bene tra il giorno e la notte. In più anche la stagionalità è importante, la pelle ha esigenze diverse con il caldo e il freddo, quindi la multifunzionalità di un cosmetico va bene purché sia ben ponderata prima di un acquisto.

 

I Collaboratori giocano un ruolo essenziale nel processo di sviluppo di nuovi prodotti, la Professoressa Daniela Gaudiello è la sua responsabile di laboratorio. Questa domanda è rivolta a lei dunque: Come si crea scientificamente un nuovo cosmetico?

 

Un prodotto cosmetico è l’insieme di ingredienti che inseriti in determinate concentrazioni e modalità, creano il prodotto finito con le caratteristiche volute. Formulare scientificamente un prodotto, vuol dire considerare molteplici aspetti:

– La chimica degli ingredienti

– La loro origine e il processo di produzione

– La purezza e la tossicologia

– La giusta concentrazione da utilizzare in formula

– La sinergia tra gli ingredienti per ottenere l’efficacia voluta

Il prodotto finito deve essere un insieme di principi funzionali che creano una sinfonia e non il suono di un

unico strumento.

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Un Panettone Sospeso Torna a Milano Per Chi Non Può Comprarlo

Anche quest’anno dal 7 al 21 dicembre in sedici pasticcerie di Milano si potrà lasciare un panettone “in sospeso”, un gesto di solidarietà a coloro che hanno molto meno.

L’iniziativa viene promossa dall’Associazione no-profit,  e anche quest’anno patrocinata dal Comune di Milano, ha infatti lo scopo di raccogliere e donare panettoni a persone in stato di indigenza, emarginazione o solitudine nella città di Milano per consentire loro di celebrare il Natale con il dolce della tradizione.

L’Associazione Panettone Sospeso coinvolge alcune fra le pasticcerie più rinomate o storiche del capoluogo meneghino. (16 insegne per un totale di 26 punti vendita) chiunque potrà così acquistare un panettone e lasciarlo “già pagato” in attesa di essere donato a chi è meno fortunato. Per ogni panettone lasciato “in sospeso”, le pasticcerie ne aggiungeranno un altro, raddoppiando così la donazione effettiva.

Alla vigilia di Natale tutti i “panettoni sospesi” verranno consegnati ai Custodi Sociali del Comune di Milano, operatori sociali attivi nei vari Municipi e quindi ben informati su situazioni di fragilità o precarietà riguardanti anziani, minori, giovani e adulti, e a Casa Jannacci, la Casa dell’Accoglienza in Viale Ortles che offre assistenza ai senza fissa dimora.

“Sosteniamo con convinzione – dichiara l’assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolè – l’iniziativa del Panettone Sospeso che è ormai diventata un appuntamento fisso, un regalo con cui Milano fa sentire la sua vicinanza a chi ha più bisogno anche durante le festività natalizie. A

Come l’anno scorso, anche chi non vive a Milano potrà sostenere l’Associazione e lasciare il proprio contributo “a distanza” mediante una donazione sul sito panettonesospeso.org: il denaro raccolto verrà poi “trasformato” in panettoni. Un gesto virtuale che diventerà solidarietà reale.

 

 

“Lo scorso Natale – spiegano Gloria Ceresa e Stefano Citterio, ideatori e fondatori dell’Associazione Panettone Sospeso – la generosità delle molte persone che hanno contribuito alla raccolta ci ha consentito di donare quasi 3.000 panettoni, praticamente raddoppiando il quantitativo della prima edizione nel 2019.

Ecco le pasticcerie dove si potrà donare il “panettone sospeso”:

  1. Alvin’s (via Melchiorre Gioia 141)
  2. Baunilla (piazza Alvar Aalto, corso Garibaldi 55, via Broletto 55)
  3. Cake l’Hub – I Dolci del Paradiso (via Luigi Mengoni 3)
  4. Davide Longoni (via Gerolamo Tiraboschi 19, via Fratelli Bronzetti 2, via Tertulliano 68, Mercato del Suffragio – piazza Santa Maria del Suffragio, Mercato Centrale, Contrada Govinda via Valpetrosa 5)
  5. Gelsomina (via Carlo Tenca 5 e via Fiamma 2)
  6. Giacomo Pasticceria (via Pasquale Sottocorno 5)
  7. Lorìa Pasticceria Boutique (viale Piave 12)
  8. Marlà (corso Lodi 15)
  9. Martesana (via Card. G. Cagliero 14 e via Paolo Sarpi 62)
  10. Massimo 1970 (via Giuseppe Ripamonti 5)
  11. Moriondo (via Marghera 10)
  12. Panettone Cracco Pasticceria (Galleria Vittorio Emanuele II)
  13. Polenghi Angelo (Via Alfonso Lamarmora, 31)
  14. San Gregorio (via San Gregorio 1)
  15. Ungaro (via Ronchi 39)
  16. Vergani (corso di Porta Romana 51 e via Mercadante 17)

La solidarietà è capace di dare a chi la riceve un grande abbraccio, fare del bene supplisce ad una mancanza in favore di chi ha meno, esso porta più amore in colui che dà, come a colui che riceve.

E, per ultimo, ma non ultimo direi (E’ nel dare che riceviamo, “Francesco D’assisi”).

Per info e donazioni www.panettonesospeso.org

Torino: Arte Visiva Tra Arte Olfattiva

Nel contesto di una Torino ricca di eventi dedicati all’arte come Paratissima, The Others, fino alla più famosa Altissima, manifestazione Internazionale d’Arte Contemporanea che si svolge a Torino dal 1994, presso Lingotto Fiere, il nostro Laboratorio Olfattivo store di Via Giolitti 5 apre le porte all’arte del fotografo Gianni Oliva, le cui foto rappresentano “la verità del momento”.

Gianni Oliva è da scoprire leggendo nel colore inebriante delle sue immagini così come nel bianco e nero metafisico, quasi surreale di un mondo che fluttua nella ricerca perenne di una verità in continua mutazione.

Tre le foto scelte per il nostro percorso sinestetico aperto al pubblico, collegabili a tre fragranze della collezione Laboratorio Olfattivo Eau de Parfum: Décou-Vert, Vanagloriaed ExpLOud.

Il rimando tra arte visiva e arte olfattiva è presto fatto, creando un ventaglio di suggestioni che saranno diverse per ciascun fruitore. Come afferma il nostro direttore creativo, Roberto Drago: “Laboratorio Olfattivo incontra l’arte. Ho sempre pensato a Laboratorio Olfattivo come a un laboratorio creativo, artistico. I legami con le altre forme d’arte sono molteplici e la fotografia, già fonte ispiratrice di Kashnoir, si presta a delle connessioni con il mondo del profumo. Gianni Oliva scruta il mondo attraverso la sua macchina fotografica e io ho scelto 3 foto per abbinarle a tre nostri profumi. Il legame è perfetto, da scoprire…

 

Visitabile tutti i giorni, secondo le aperture del Laboratorio Olfattivo Store di Via Giolitti 5, Torino, dalle 10,30 alle 19,30 fino a fine mese.

A gennaio approderà nella capitale: il percorso sinestetico sarà visitabile nel Laboratorio Olfattivo Store di Roma, sito in Via delle Carrozze 18.

Raffaele Di Stasio vince il Master Pizza Champion 2021

Raffaele Di Stasio vince il Master Pizza Champion 2021, una doppietta da primato per l’esuberante napoletano, la sesta stagione dell’emozionante talent televisivo dedicato ai pizzaioli professionisti, ha portato alla vittoria del vulcanico pizzaiolo napoletano che sbaraglia i sedici pizzaioli in gara, confermandosi il pizzaiolo più bravo.

Troviamo due indirizzi nel milanese, Bovisio e Lissone sono due le sedi: “Assaje”, le pizzerie di Raffaele Di Stasio, che si è aggiudicato l’ambito titolo di miglior pizzaiolo d’Italia al Pizza Talent Show in onda su Alma Tv, con lapizza Un ricordo d’infanzia, una pizza dessert, che il pizzaiolo ha voluto dedicare al papà utilizzando ingredienti che ricordavano i loro momenti felici. Non solo dunque memoria olfattiva e involontaria, alla maniera dellamadeleine proustiana, ma un viaggio gustativo che attraversa volontariamente l’autobiografia e ne restituisce intatte le suggestioni più preziose.

 

Raffaele Di Stasio vincitore

Attualmente impegnato nel primo show cooking riservato ai pizzaioli professionisti.

“E’ stata la stessa organizzazione del Master Pizza Champion a volermi nel cast” dice con orgoglio Di Stasio, che a soli trent’anni si trova ad affiancare e sfidare in televisione (Su Canale Italia, canale 83 del digitale terrestre e 913 di Sky) i migliori maestri dell’arte bianca”.

“Sognavo di arrivare in finale e ci sono riuscito”- prosegue il pizzaiolo, “credo che l’ingrediente, per restare in tema culinario,  del mio successo sia lo spirito di sacrificio che guida il mio lavoro. Non è facile rimanere a galla, né, tantomeno, emergere. I competitor sono tantissimi e agguerriti.

 

Restare fermi a guardare significherebbe auto condannarsi alla sconfitta, bisogna studiare, superarsi, innovare e coltivare la fantasia”.

Non perdetelo di vista perchè il Maestro sarà presente durante il Festival di Sanremo presso Casa Sanremo dove preparerà leccornie per i cantanti in gara e addetto ai lavori, assieme ad illustri colleghi. E inoltre sarà impegnato in un’esclusivo format televisivo (ancora top secret) che andrà in onda su Alma TV.

Guida MICHELIN Italia 2022 – 35 nuove stelle

23 novembre 2021. La 67a edizione della Guida MICHELIN accende i riflettori, l’emozione e la suspance non manca mai, quest’anno si aggiungono 36 nuove stelle a 35 ristoranti, un bellissimo colpo di scena vede protagonista il ristorante Tre Olivi di Paestum, ha sorpreso tutti critica e pubblico aggiudicandosi ben 2 stelle, partendo da 0, la guida MICHELIN non è solo un traguardo di prestigio, ma il lavoro di un meccanismo che premia lo sforzo e la passione di un settore che ha sempre molto da dire, da sentire, d’apprezzare.

Tra le 35 novità la Campania si è distinta sia per il numero di riconoscimenti complessivi (8 nuove stelle), che per la presenza dei due nuovi ristoranti due stelle MICHELIN, inseriti nella selezione italiana 2022.

Sono 2  le new entry 2 stelle e 33 novità 1 stella, per un totale di 378 ristoranti stellati. Confermati tutti gli 113 stelle.

La conduzione è diretta da  Fjona Cakalli con la partecipazione di Federica Pellegrini Ambassador Michelin, lei ha annunciato i 17 ristoranti ai quali  hanno assegnato la Stella Verde MICHELINgreen. Il totale dei ristoranti con stella verde sale così a 30.

Salgono a 38 i ristoranti che “meritano una deviazione”2 stelle:

Ristorante Krèsios – Telese Terme (BN) 2 stelle

Krèsios, studio e creatività, per un risultato intrigante e a tratti provocatorio quello proposto dallo chef Giuseppe Iannotti, i cui sapori esotici che strizzano l’occhio al Belpaese sono espressi con grande perfezione tecnica

Ristorante Tre Olivi – Paestum (SA) 2 stelle

Lo è chef Giovanni Solofra capace di sorprendere per finezza, gusto, idea e tecnica. Generosità, precisione, minuziosità in ogni preparazione sono le parole d’ordine per produrre accostamenti spesso intriganti.

Le 33 novità 1 stellain guida portano a 329 il totale dei ristoranti 1 stella nella selezione 2022. Tra le novità, sedici ristoranti sono timonati da chef con età uguale oppure inferiore ai 35 anni. Cinque chef sono under 30.

Il panorama stellato della Guida MICHELIN Italia 2022:

1 stella 329 ristoranti (33 novità)

2 stelle 38 ristoranti (2 novità)

 

 

3 stelle 11 ristoranti

 

Per un totale di 378 ristoranti stellati.

Nella classifica delle stelle per regioni, la Lombardia mantiene la leadership grazie ai 56 ristoranti (33 stelle 52 stelle 481 stella) ed ai 4 nuovi stellati. La Campania si aggiudica invece il record annuale di novità (ben 7!!) issandosi al secondo posto con 48 ristoranti, (82 stelle 401 stella). Di conseguenza il Piemonte, 1 novità e 45 ristoranti (13 stelle 42 stelle 401 stella), scende sul gradino più basso del podio mentre con una new-entry e 41 ristoranti (13 stelle 52 stelle 351 stella), la Toscana scala in quarta posizione davanti al Veneto che a fronte del totale di 36, è la seconda regione più premiata del 2022 grazie a 5 nuovi ristoranti stellati (13 stelle 42 stelle 311 stella) presenti in guida.

Tra le province, Napoli si conferma prima per distacco con 30 ristoranti (62 stelle 241 stella) seguita da Roma in seconda posizione con 20 (13 stelle 12 stelle 181 stella) e quindi da Bolzano; terza a quota 19 ristoranti (13 stelle 32 stelle 151 stella) davanti a Cuneo con 18 (13 stelle 22 stelle 151 stella). Milano scivola in quinta posizione con 16 ristoranti stellati (13 stelle 32 stelle 121 stella)

Guida MICHELIN 2022, le insegne con tre macaron propongono una cucina che “vale il viaggio”, ed i ristoranti 3 stelle selezionati sono:

Piazza Duomo ad Alba (CN), Da Vittorio a Brusaporto (BG), St. Hubertus, a San Cassiano (BZ), Le Calandre a Rubano (PD), Dal Pescatore a Canneto Sull’Oglio (MN), Osteria Francescana a Modena, Enoteca Pinchiorri a Firenze, La Pergola a Roma, Reale a Castel di Sangro (AQ), Mauro Uliassi a Senigallia (AN) e Enrico Bartolini al MUDEC a Milano.

 

STELLE VERDI MICHELIN green

La Stella Verde è un simbolo che contraddistingue i ristoratori in prima linea sul fronte della sostenibilità e può essere attribuito a qualsiasi ristorante, non solo ai ristoranti stellati o ai Bib Gourmand. Nell’assegnare il riconoscimento, gli ispettori prendono in considerazione molteplici fattori: la produzione delle materie prime, il rispetto del lavoro e il supporto dei produttori locali, la riduzione degli sprechi, la gestione dei rifiuti, le azioni mirate a minimizzare l’utilizzo delle risorse energetiche e l’impatto della struttura sull’ambiente, la formazione sostenibile dei giovani, sono solo alcuni dei temi.

La guida opera in 30 Paesi, gli ispettori Michelin operano in modo anonimo seguendo una consolidata metodologia in tutto il mondo e pagano il conto al ristorante, valutando esclusivamente la qualità della cucina in base a cinque criteri definiti da Michelin: qualità dei prodotti, gusto e abilità nella preparazione dei piatti e nella combinazione dei sapori, cucina rivelatrice della personalità dello chef, rapporto qualità/prezzo e continuità nel tempo e nel menu. Questi criteri sono rispettati dagli ispettori Michelin in Italia, come in Giappone o in Cina e negli Stati Uniti. Ne consegue che la qualità di un ristorante tre stelle è la stessa a Firenze e a New York, così come dev’essere equiparabile la qualità di un ristorante una stella a Napoli e a Londra.

Dasein: Champagne e musica

Lo champagne rimane uno dei vini che rappresenta l’eleganza, una caratteristica che lascia spazio ad intrecci come l’arte in genere, alcuni la chiamerebbero attitudine, forse potrebbe essere quella capacità che ricerca una costante, quale? l’armonia come fonte di emozione, proprio come l’arte, ogni forma ha quella bellezza, un approccio che ci regala piacere sensoriale. Una cosa è certa quando ottimo vino e cultura si incontrano avviene uno scambio tra due poli culturali, Dasein (Esserci), è un luogo dove la volontà di proporre champagne e musica ha una forte mission, farvi apprezzare insieme questo connubio.

 

Dasein è una champagneria nel centro di Porta Venezia, un format essenziale ma immediato, varcando la soglia l’atmosfera è soft, ospitale, nella quale potrete trovare oltre cento etichette di champagne, l’idea è di Monika Zanic e Victor Jerkunica, coppia nella vita. Monika, di origine ceca, è cresciuta a Vienna, laureata in architettura; Victor, milanese ma di origini dalmate, è avvocato e grande appassionato di sport e natura, entrambi condividono una passione per il feng shui e hanno voluto costruire questo spazio assecondando pesi e bilanciamenti di questa filosofia.

 

Il design ha un impatto estetico che conquista, come le due conchiglie fossili sezionate di oltre 180 milioni di anni sono i sigilli che aprono un mezzo anfiteatro, una menzione speciale va al grosso ramo di nocciolo degli alpeggi valtellinesi che domina la piccola cucina e le porte della stessa che risalgono a cantine milanesi del 1800. Il bancone si ispira ad una famosa creazione di David Lynch, è stato rivisitato investe tridimensionale dalla stessa Monika, utilizzando come base una mangiatoia del 1600 di Medesimo.

“Champagne e musica”, coppia che vince, il pianoforte è un altro grande protagonista, serate a tema dove affermati musicisti suoneranno i migliori repertori scelti come ideali d’accompagnamento, degustando si sà. E’ stato fatto uno studio accurato per una perfetta insonorizzazione e diffusione musicale, per questo sono state scelte casse verticali ispirate alle canne di un organo.

La scelta è quella di partire da un aperitivo, o scegliere una degustazione di differenti champagne, con abbinamenti di food pairing, dalle 18,00 in poi. La cucina è aperta sino alle 24,00 quindi potete optare per una cena che omaggia la prelibatezza.

 

 

 

Dalle piccole cantine disseminate tra Reims e dintorni, agli alpeggi ed alle malghe della Val Chiavenna. La volontà è quella di privilegiare chi ama produrre in modo artigianale e di proporlo ad un prezzo etico e sostenibile

Dasein: Noi ci lasciamo ispirare dalla leggerezza delle bollicine per momenti inaspettati, che diventano sorprendenti quando la musica audace e raffinata la completa.

Dasein

via Lodovico Settala 2N01

Milano

Martedì – Sabato 18:00 – 24:00

Il Mondiale Degli Spumanti Va A Casa Ferrari: Lo Champagne E’ Un Passo Indietro

Ferrari è un nome vincente, e su questo ci sono tanti precedenti. Ancora una volta brilla sulla concorrenza sorpassando in casa la Francia siamo sul gradino più alto del podio al Mondiale delle bollicine l’edizione 2021, al The Champagne & Sparkling Wine World Championships, concorso ideato e presieduto da Tom Stevenson, per la quarta occasione la nota casa spumantistica trentina raggiunge il vertice dell’Olimpo. Merito di 12 medaglie d’oro e otto d’argento, che le consentono di aggiudicarsi il titolo di “Sparkling Wine Producer of the Year”.

La casa Lunelli si conferma la TrentoDoc come denominazione italiana più premiata, la vittoria dell’Italia sulla Francia, vede 58 medaglie d’oro contro le 52 dei francesi, le medaglie d’oro non vanno solo alle grandi Riserve, ma anche i suoi TrentoDoc non millesimati, come il Ferrari Brut, l’etichetta più iconica della Casa Trentina – già “Blanc de Blancs World Champion” nel 2016 e “Best Italian Sparkling Wine” nel 2020 – e il Ferrari Maximum, sia nella versione Blanc de Blancs sia Rosé.

Sono state 1000 le etichette provenienti da tutto il mondo a competersi il podio, perfino il Giappone che partecipa per la prima volta.

I paesi premiati al The Champagne & Sparkling Wine World Championships con almeno una medaglia sono stati ben 19, un’attenzione attenta e qualitativa nel valutare e scoprire nuove etichette che meritano un’opportunità, la mission rimane scoprire e premiare l’eccellenza data da un lungo e continuo divenire, divenire uno spumante metodo classico degno di nota.

 

Matteo Lunelli Ferrari

Ma la sfida continua. Si attende la “Virtual Ceremony Awards Week”, il 22 novembre verranno rivelati  i premi speciali, come le bollicine migliori di categoria “Best in Class”, i vincitori delle competizioni nazionali e i Campioni mondiali per Stile.

Tartufo E Vino: qual è Il calice giusto da abbinare?

Si parla di tartufo e vino, e la regola giusta da seguire, l’accostamento al più prezioso dei funghi esistente, perché è di questo che si tratta, (fungo sotterraneo, ipogeo), non vanta un ordine fisso sul vino da destinare per amplificare il suo ricercato sapore, e al tal proposito vogliamo approfondire diverse scuole di pensiero sulla tipologia che vince l’accoppiata, “rosso, bianco, o bollicine,” possono essere perfetti duetti nel repertorio culinario.

Innanzi tutto c’è da ricordare che le differenze tra il tartufo nero e il tartufo bianco sono definite dall’aroma ben precisa, quindi bisogna fare molta attenzione a non sovrastarli. Famosi sono i tartufi bianchi di Alba e di Acqualagna, ma in pochi sanno che sull’appennino calabro-lucano si scovano degli eccellenti tartufi bianchi.

Di tartufi c’è ne sono di diversi, estivi, autunnali, scorzoni, il famoso tartufo nero pregiato di Norcia. Ma vediamo nello specifico come abbinare il vino al tartufo nero e al tartufo bianco.

 

Scorzoni

Tartufo Nero

Se il tartufo nero viene utilizzato per i primi piatti, l’abbinamento più azzeccato è un vino di media corposità, se invece ci orientiamo in dei secondi piatti i vini strutturati e longevi si sposano con più  armonia.

Ad esempio, potrebbero risultare perfetti dei vini rossi come il Barolo, un Pinot Nero, un Nebbiolo delle Langhe, un Taurasi Campano, un Bordeaux. Nel caso vogliate abbinare al tartufo nero un buon vino bianco, potrete optare per un buon Roero Arneis, del Riesling di Abbazia di Novacella, e del  Soave di Bertani.

 

Tartufo Bianco

Vediamo il più amato tra i tartufi, quello Bianco pregiato, prevalentemente a crudo, carni, pasta e risotti sono le pietanze dove trova la sua connotazione perfetta, gli accostamenti? Vediamoli:

Vini dal bouquet delicato, rosso o bianco che sia, non deve rovinare l’aroma del tartufo,  in questo caso, potrebbero essere un Barolo, un Dolcetto d’Alba, uno Chardonnay delle Langhe, un Cabernet franc longevo. Se decidiamo di abbinare un bianco noi consigliamo un Gewurztraminer, e vini bianchi dell’Etna.

Nelle mie preferenze che si abbinano al meglio al tartufo bianco che sia al nero sono quelli a base di Nebbiolo affinati, morbidi e corposi, in modo da lasciare intatto l’aroma pregevole del tartufo.

E le bollicine? Bene in Francia così come in Italia, meno frequente però, c’è l’abitudine di abbinare al tartufo bianco lo Champagne, o degli eccellenti Franciacorta. Personalmente avendo provato l’effetto dell’anidrite carbonica che pulisce il palato la sensazione è stata piacevole, ma va sicuramente da persona a persona.

Magari potete provare se non l’avete ancora fatto…

In Piemonte C’è Il Borgo Degli Spiriti: Rosazza Resta Il Paesino Più Misterioso d’Italia

L’idea dell’esoterismo trasuda mistero in ogni sua forma di pensiero, Rosazza certamente non è un paese come tutti gli altri. E ciò ci porta a scoprire le radici di chi e cosa hanno reso Rosazza il borgo degli spiriti. E’ dunque necessario fare un nome, un personaggio tanto ambiguo, quanto immediato, Federico Rosazza, di lui molte cose sono state dette:  filantropo, massone, protettore di poeti ed artisti, è proprio lui nella seconda metà dell’800 trasformò e cambiò per sempre il suo paese, il paese dov’era nato, Rosazza.

 

Dobbiamo a lui la costruzione del cimitero monumentale, la chiesa parrocchiale, l’attuale sede del Municipio, il castello neogotico, le fontane, gli abbeveratoi, le strade e le mulattiere. L’anima di Federico era profondamente alchemica, la sua passione per l’esoterismo gli diedero l’ispirazione e la volontà di incidere il paese di simboli, molti dei quali nascosti, altri invece evidentissimi.

 

La Chiesa Tempio

Il nostro vuole essere non solo un reportage per catturare e raccontare questa aurea che circonda le vie e tutto ciò che osserviamo, ma un tentativo di decifrare simboli legati alla massoneria e all’occultismo, quegli stessi interessi che Federico Rosazza condivideva con un suo caro amico, il pittore e architetto Giuseppe Maffei.

Ma perché città degli spiriti? Abbiamo scoperto e si racconta che: La ricostruzione del piccolo borgo, che Rosazza fece edificare, fu come testimoniato attraverso scambi epistolari con Maffei, “dettate dagli spiriti”, dato che i progetti urbanistici e i dettagli delle costruzioni architettoniche vennero definite in sedute spiritiche durante le quali Giuseppe Maffei interpellava gli spiriti guida che erano principalmente tre: Ida, la giovane figlia di Rosazza defunta prematuramente nel 1864, Agostino, compagno di gioventù di Rosazza, e un terzo spirito ancora più misterioso, l’Angelo di Volterra.

 

Ecco gli interventi suggeriti dagli spiriti e attuati da Rosazza e Maffei:

la costruzione della nuova chiesa al posto del precedente cimitero, che nel 1874 venne spostato sulla riva sinistra del fiume Cervo e collegato al paese con un ponte a tre arcate.

L’edificazione del palazzo comunale sul luogo in cui sorgeva la vecchia chiesa abbattuta nel 1880, fu salvato solo il campanile che divenne una torre civica. E ancora le misteriose numerose fontane parlanti,(chiamate tutte così perché  contengono un cartiglio, cioè una dedica introduttiva). Come non citare la più famosa di tutte, la fontana delle rose e stelle, la rosa ha una profonda valenza simbolica può indicare l’amore trionfante, sia sacro che profano, in questo caso un riferimento diretto va all‘antico ordine dei Rosacroce e il “Cavaliere Rosa-Croce”.

 

 

Busto Rosazza Federico

 

In Via Pulchra troviamo le statue di Rosazza e Maffei, insieme a quella di uno scalpellino intento a squadrare una pietra grezza, riferimento alla tradizione alchemica e muratoria.

All’entrata della chiesa si legge la scritta “templum”, e al suo interno si può ammirare il magnifico cielo stellato, dipinto da Giuseppe Maffei dove sono rappresentate le costellazioni, anche qui chiaro riferimento alla volta stellata presente nei templi massonici.

Sono innumerevoli i riferimenti, i simboli, e gli edifici posti in una precisa posizione per non rimanere affascinati dagli antichi ordini, e dal sapere esoterico, per tutti coloro che sanno guardare, apparirà come un’esperienza intellettuale e trascendente, per coloro mossi dalla semplice curiosità Rosazza sarà di certo una esperienza stimolante.

A voi il piacere della scoperta, e come recita un antico proverbio enigmatico, quaerendo invenietis, chi cerca trova…

 

Art Hotel Villa Amistà: L’Amarone è Sempre L’étoile

Siamo in Valpolicella per narrarvi la realtà di Byblos Art Hotel Villa Amistà

L’estesa campagna e il silenzio della natura fanno della Valpolicella uno dei più importanti territori enologici italiani, un territorio noto in tutto il mondo. La quiete di un piccolo borgo per potersi rigenerare ed ascoltare i nostri sensi, i vigneti che offrono una vista meravigliosa, e lui il buon vino: L’Amarone della Valpolicella, non vorreste essere già li?

 

Per celebrare il mese della vendemmia e uno dei vini più eccellenti del mondo, Byblos Art Hotel Villa Amistà, hotel 5 stelle lusso nel cuore della Valpolicella, ha creato Amarone Flavours, un pacchetto pensato per vivere un weekend da favola nella  splendida villa veneta del XVI secolo, un raffinato parco settecentesco circonda la villa insieme in un gioco di fontane in marmo e spettacoli d’acqua. Il designer Alessandro Mendini, le ha dato nuovo vigore attraverso i suoi interventi di ristrutturazione in chiave moderna. Un hotel e un museo contemporaneamente che mettono in fusione le ultime tendenze di arte e design.

 

La proposta prevede due pernottamenti in camera doppia con prima colazione e una cena per due persone al Ristorante Amistà (1 stella Michelin) a tema “Valpolicella e Ricordi”, menu di quattro portate creato dallo Chef Mattia Bianchi per esaltare, tra ricerca e tradizione, i sapori delle terre che hanno ispirato la storia d’amore più famosa del mondo.

 

 

Per gli ospiti è riservata una speciale degustazione in una prestigiosa cantina della Valpolicella con transfer gratuito organizzato dell’Hotel, mentre per concludere l’esperienza in totale relax, nel pacchetto è compreso l’accesso di un’ora in esclusiva al centro benessere “ESPACE BYBLOS”. Disponibile fino al 28 dicembre 2021

E la bellezza di un luogo ci cattura, e l’eccellenza di un vino ci accarezza, e i secoli di un vitigno insegnano, e l’esperienza del buono resta, resta sempre…

 

www.byblosarthotel.com/it

www.ristoranteamista.it

Byblos Art Hotel Villa Amistà

via Cedrare, 78 | Corrubbio di Negarine (Verona)