The Others è la parte del progetto artistico di questo autunno torinese (fatto di Paratissima, Artissima, Artò e quant’altro) che mi è piaciuto di più. Perchè è stato realmente innovativo, a cominciare dalla location.
Un progetto espositivo dedicato all’arte contemporanea emergente e ‘senza padrini’ inserito tra i muri di mattoni delle carceri Le Nuove a Torino, che tanto hanno visto e tanto avrebbero da narrare già di per sè ed ora si aprono per narrare altre vicende, lontane – ma non troppo – da quel mondo che vi era racchiuso.
La serata che ho dedicato alla mia visita di The Others profumava di pioggia, di foglie fradicie, di terra silente ma intensa. Una di quelle sere d’autunno che sanno di vino e luci calde delle cucine, di stufa e bucce di mandarini. Entrare nel giardino de Le Nuove è stata – strano ma vero!- un’accoglienza piacevole: le ortensie illuminate di sbieco, i tavolini di legno nel prato dove la gente, nonostante tutto, restava a sedere per godersi la serata anche in cappotto e sciarpa, il passaggio sotto gli archi, le farinate calde. Un’atmosfera lievemente bohèmienne: giusto l’aria frizzante e di creazione, non troppo alternativa nè troppo fighetteria… insomma, quello che vorrei fosse la caratteristica di tanti luoghi da frequentare. Affascinante senza strafare.
I protagonisti di The Others sono stati gli operatori veri del settore, sia profit che no-profit, quelli che si dedicano in modo continuativo e sincero all’arte dei giovani emergenti: tutte le gallerie nate dopo il 1 gennaio 2009, i centri no-profit, le associazioni e le fondazioni, numerosi collettivi di artisti ed associati, originali progetti editoriali, premi d’arte, residenze per artisti ma anche scuole e accademie d’arte. Tendenzialmente The Others si potrebbe definire una sorta di caleidoscopio che racchiude e presenta la comunità globale della nuova arte, cercando di riunire in un’unica prospettiva focalizzata le molteplici realtà creative contemporanee – anche e soprattutto – se diverse per tipo, finalità e mezzi espressivi. Per i frutori rimane così il gusto della scoperta delle novità e delle voci più curiose o promettenti dell’arte nazionale ed internazionale.
E il piacere, il gusto c’è stato. Inizialmente architettonico e teatrale: l’entrare nell’edificio, in questo ingresso che ricorda un battistero, una sala singolare percorsa da ballatoi che la cingono dal basso in alto, fino ad essere bucata al centro da una scala che scende giù come dentro alle segrete di un castello. Il colore predominante è il grigio sfumato d’azzurro e tortora, il ferro battuto aggrazia e nello stesso tempo drammatizza quanto di ieratico contraddistingue il luogo. Un grande lampadario pende dal soffitto – del tutto inaspettato, ad aumentare il senso di sacralità, di chiesa antica e bizzarra che è il genius loci dell’entrata alle Nuove.
Ci si inerpica in mezzo alla gente (finalmente l’età media è dall’università a quella operativa) si attraversano corridoi e si entra nelle celle trasformate in spazi espositivi (toilettes comprese). Ci sono opere che non chiedono di meglio che questa ambientazione per enfatizzarne il carattere, altre che la dissacrano, senza prendere in giro nè dimenticare, ma lasciando presente l’alone di leggerezza che la vita – anche la più dura – non dimentica mai di avere. (Come nei lavori di Tommaso Santucci, per fare un esempio, Print about me o la Ufofabrik modenese.)
The Others sarebbe da ripetere, non su due giorni, ma almeno bimestralmente, per fare i punti di tante situazioni, artistiche e non. La stupenda e coinvolgente location delle Nuove deve essere sempre riutilizzata come spazio per il piacere e la fruizione quotidiana di tutto: del cibo, dei readings, delle proiezioni, della musica, del vino, dei djset… lasciando che l’anima del luogo si riappropri dello spazio e venga vissuto in tutte le sue declinazioni e Torino, al solito, si possa esprimere in un modo creativamente ‘altro’, che è proprio del suo fascino discreto eppure inaspettatamente conturbante e coinvolgente, noto solo a chi trova gli occhi adeguati per lasciarsene incantare.
NB. Tutti gli espositori di The Others sono stati selezionati dal comitato composto da Andrea Bruciati, curatore e direttore della Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone, Claudio Composti direttore della Mc2 Gallery, Alessandro Facente, curatore indipendente e Michele Lupi direttore del magazine Rolling Stone.
Curiosità: Rolling Stone Award ovvero le serate sono state non solo animate dalla rivista Rolling Stone, cult del panorama musicale internazionale ma è stato anche creato il premio The Rolling Stone Award per The Others.
I premi di questa edizione Assegnazioni premi Rolling Stone sono stati per:
Federico Bertocco, Galleria di Milano The Format (www.theformatcontemporaryculturegallery.com)
Premio Rolling Stone nonchè selezionato per Mediterranea 16 – Young Artists Biennal che sarà ad Ancona dal 6 al 9 giugno 2013 (www.bjcem.org).
Christopher Kline – menzione speciale
(Grimmuseum- Berlino)
Davide Mancini Zanchi – menzione speciale
(AplusB contemporary art – Brescia)
Il Premio BJCEM:
Federico Bertocco– selezionato MEDITERRANEA 16
(THE FORMAT Contemporary Culture Gallery MILANO)
Sigurður Atli Sigurðsson – menzione speciale
(THE LOST HORSE GALLERY – REYKJAVIK)
PRINT ABOUT ME – menzione speciale
(www.printaboutme.it – TORINO)
Il Premio NUTELLA Buongiorno Talento:
Moisi GUGA – winner
(PRINT ABOUT ME – TORINO)
Location: Ex Carceri Le Nuove, Via Paolo Borsellino, 3 – Torino