Cari genitori,
ho deciso di toccare questo tema perché già in due diverse occasioni ho ricevuto trattamenti che non mi sono piaciuti. Leggi tutto “Scuola dell’infanzia, la scelta”
Quotidiano Piemontese
Cari genitori,
ho deciso di toccare questo tema perché già in due diverse occasioni ho ricevuto trattamenti che non mi sono piaciuti. Leggi tutto “Scuola dell’infanzia, la scelta”
C’è chi rifiuta mimose e auguri, “perché delle donne bisogna ricordarsi 365 giorni all’anno”.
C’è chi mette il muso al fidanzato disattento che non porge mazzolini color del sole.
C’è chi crede che in questo giorno ci sia l’obbligo della memoria e l’opportunità di rilanciare battaglie per la parità dei sessi (che nel nostro paese in linea teorica pare pure esserci, ma nelle lacune legislative e, soprattutto, nella pratica sappiamo bene che non è così).
Di qualunque categoria voi siate, approfittate di questa giornata per riflettere su come state educando vostro figlio, perché certi uomini sono quel che sono anche perché hanno avuto certe madri.
Se invece avete una figlia femmina, parlatele dell’8 marzo regalandole un bel libro che parli dei nostri diritti e della loro assenza nel corso del tempo.
Io per la mia ho scelto “Ragazzi e ragazze. La parità” di Carina Louart con illustrazioni di Pénélope Paicheler, edito da Motta junior nella collana “A piccoli passi”.
L’età consigliata è dai 12 anni in su, ma con il filtro della mamma (o di un bravo papà) si può leggere anche dai primi anni delle elementari.
Ti racconta, questo libro, i secoli di discriminazione che il nostro genere ha dovuto subire, da Eva (sì, quella di Adamo) in avanti.
Si interroga sul perché le donne non possono in molte religioni diventare officianti e perché è tuttora così sorprendente che ci siano delle astronaute.
Ti ricorda che non è la donna la padrona della casa, e che l’angelo del focolare non deve per forza essere femmina, ma anche mariti distrutti dalla giornata di ufficio e figli pronti a spaparanzarsi sul divano davanti ai videogame hanno il dovere di caricare una lavastoviglie, specie se la giornata di lavoro l’abbiamo fatta anche noi.
Ti racconta che figure femminili importanti nella storia ce ne sono ben state, e che pure vengono oscurate dai ben più numerosi colleghi del sesso forte.
E ti spiega che questo sesso forte è bene smetterla di chiamarlo così, ché la forza è un concetto non solo fisico e le parole sono importanti.
Per età diverse, vi segnalo poi alcune proposte di lettura consigliate da OFFICINA GENITORI (www.officinagenitori.org), in cui le protagoniste sono bimbe, ragazze e donne. Una bibliografia di testi al femminile, riporta il sito, “in cui le bambine di tutte le età potranno riconoscersi ed ispirarsi, imparando che la Storia e le storie sono piene di donne in gamba che un tempo sono state proprio bambine come loro”. Scorretelo perché troverete sicuramente quello che fa per voi.
Buon 8 marzo!
Da 3 anni
T. Blundell “Attenti alle ragazze” Ed Emme 2002
Una reinterpretazione maliziosa e divertente della celebre favola di “Cappuccetto Rosso”. L’eroina della storia non ha nessuna intenzione di essere una vittima, lasciata in pasto al lupo! Così mette nel sacco il suo nemico con un ingegnoso stratagemma, portando il lupo ad azioni sempre più disperate e, agli occhi del lettore, sempre più ridicole.
Da 5 anni
M. A.C. Quarello “Una bambina coraggiosa” Ed. Bohem Press 2006
In una piccola città, tra tante case appiccate l’una all’altra, vive Anna. Anna è una bambina molto paurosa. Così tanto da non uscire quasi di casa. Ha paura del buio e del ripostiglio, ha paura dei vicini, ha paura dei bambini e del cane nero. Insomma ha davvero paura di tutto e di tutti! Fino a un giorno, uguale a tutti gli altri giorni, in cui Anna si fa coraggio…
B. Pitzorno “L’incredibile storia di Lavinia” Ed. Einaudi 2005
Un Natale freddissimo, a Milano, ai giorni nostri. Lavinia, sette anni, è una piccola fiammiferaia sola al mondo, che, come da copione, sta per morire di fame e freddo. Ma a salvarla arriva in taxi una fata che le regala un anello magico, grazie al quale la bambina non solo risolve alla grande tutti i suoi problemi di sopravvivenza, ma si vendica allegramente della indifferenza e delle prepotenze degli adulti. Di che magia si tratta? Non ve lo diciamo. Vi avvertiamo solo che questo libro è sconsigliato alle persone troppo schizzinose.
Otfried Preussler “Agostina la pagliaccia” Ed. Piemme 1993
Agostina e suo marito vivono con i loro figli in un circo. Lui fa il pagliaccio di professione. Lei, invece, si dedica alle faccende domestiche. Agostina vorrebbe lavorare nel circo, ma Agostino la prende in giro quando prova a parlarne. Un giorno il pagliaccio ha un tremendo mal di denti e deve precipitarsi dal dentista, dove c’è però tanta gente. Intanto al circo sta per incominciare lo spettacolo ed Agostina, non vedendo arrivare il marito, indossa il suo costume da pagliaccio e fa lo spettacolo al posto suo. Fu talmente brava che anche Agostino riconobbe la bravura della moglie. Da quel giorno decisero che Agostino avrebbe dato una mano in casa e con i bambini mentre Agostina avrebbe partecipato allo spettacolo nel circo.
Da 6 anni
O. Monaco “La vera principessa sul pisello” Ed. Orecchio Acerbo 2006
“Badate bene, è una storia vera!” avverte Andersen all’ultima riga della Principessa sul pisello. Beh, sin da bambina, Octavia Monaco ne ha dubitato. Conoscendo molte vere principesse – sostiene lei – ha deciso di approfondire la storia. E con stupore ha scoperto che quella di Andersen è proprio una storia vera. Tutta, tranne alcuni, chiamiamoli così, particolari. Sensibile, la Principessa lo era davvero, anzi sensibilissima. Non solo al pisello nascosto tra coltri e cuscini, ma soprattutto all’indifferenza del Principe e alla diffidenza della futura suocera. Anche il lieto fine, seppur diverso da quello di Andersen, corrisponde al vero. La Principessa di Octavia Monaco, acuta e indipendente, scopre il tranello e sceglie la via della libertà. Riuscendo a vivere davvero felice e contenta. Ma libera. Fuori dalle mura del castello, lontano da un Principe che proprio non la meritava.
Da 7 anni
G. Quarzo “Fiabe per frutta” Ed. Fatatrac 2009
La bambina venduta con le pere e altre fiabe di argomento gastronomico, tratte dalla tradizione popolare italiana. Una fiaba toscana, una fiaba emiliana, una fiaba piemontese e una fiaba siciliana, legate tra loro dalla presenza di frutti diversi, scelte, “giocate” e soprattutto riviste dall’autore in una chiave anticonvenzionale: alle bambine e alle ragazze di queste fiabe stanno un po’ stretti i finali classici.
A. Sarfatti S. Riglietti “Quante tante donne” Ed. Mondadori 2008
La parità tra maschi e femmine è un principio sancito dalla Costituzione, eppure ancora oggi è un obiettivo lontano. Le disuguaglianze cominciano a diffondersi da quando si è piccoli, il peggio è che crescono insieme a noi. Così le donne accudiscono i bambini e gli uomini vanno a lavorare. Le donne fanno le segretarie e gli uomini i presidenti. Ma non a tutte, e non a tutti, va bene così. Ecco un modo per imparare con le rime e i disegni a lottare per i propri sogni, a capire che da grande si può fare la mamma e la casalinga, ma anche la sindaca e l’inventrice o, perché no, la fotografa di ragnatele e l’accompagnatrice di sirene. Un libro scritto al femminile, ma rivolto anche ai ragazzi e agli uomini che un giorno diventeranno.
K.M. Amiot “Super amiche. Vietato ai maschi!” Ed. El 2008
Quando si hanno 5, 6, 7 o 8 anni, la vita insieme alle amiche ha tutti i colori dell’arcobaleno. Quando si sta insieme si condivide tutto: le risate, le sciocchezze, i segreti, le gioie, i dispiaceri, i sogni, i progetti per “quando sarò grande…” Assieme alle quattro protagoniste di questo libro Clara, Lodovica, Marta e Zita – sarà molto semplice capire cosa vuol dire essere amiche e andare d’amore e d’accordo anche se non ci si assomiglia affatto.
B. Shirin Y “Il sogno di Rossociliegia” Ed. Motta Junior 2005
Se cammini lungo una certa strada in una certa città della Cina, dopo avere oltrepassato la bancarella degli animali, con gli uccellini gialli e verdi, i pesci rossi e le tartarughe d’acqua dolce, incontrerai una bambina di nome Rossociliegia. Il suo sogno é poter andare all’università proprio come i suoi fratelli. Potrà questo privilegio essere concesso anche alla piccola Rossociliegia?
Da 8 anni
S. Waters “Storie per ragazze” Ed. Enaudi 2009
Quest’antologia propone alcuni tra i classici della letteratura per l’infanzia. Le vicende di personaggi come Alice di Lewis Carroll, Jane Eyre di Charlotte Brontë e le piccole donne di Louisa May Alcott, che hanno incantato generazioni di lettori, vengono riproposte con raffinate illustrazioni. Ogni brano è preceduto da un’introduzione al libro da cui è tratto e da una breve biografia dell’autore.
A. Turin “Rosaconfetto e altre storie” Motta Junior 2009
La fortunata serie degli anni Settanta, ”Dalla parte delle bambine”, oggi riproposta, presenta con ironia e in modo concreto e intelligente il problema del sessismo, fornendo a genitori e insegnanti gli strumenti di un dialogo con i bambini su temi cruciali. Rosa Confetto è una raccolta di 4 storie (Rosa confetto, Arturo e Clementina, Una fortunata catastrofe, La vera storia dei bonobo con gli occhiali) pubblicate negli anni Settanta da La Storia Editrice nella collana ”Dalla parte delle bambine”. Le eroine di questi libri, ripubblicati da Motta Junior, sono la testimonianza di un’epoca piena di passione: Pasqualina esce dagli schemi imposti, le bonobe sperimentano una vita creativa, Clementina sceglie la fuga e Fiorentina conquista un nuovo ruolo all’interno della famiglia. Figure ancora oggi intatte in tutta la loro modernità e attualità.
V. Beerli “Belle astute e coraggiose. Otto storie di eroine” Ed. Enaudi 2004
Otto eroine di altrettanti racconti da ogni dove. Con stivali di pelliccia, zoccoli, scarpette o semplicemente a piedi nudi otto fanciulle percorrono con passo libero e audace la loro strada. Impulsive o riservate, delicate o resistenti, figlie di re o contadini, sono piene di risorse. Una indovina il significato nascosto delle parole, un’altra attraversa le montagne, una combatte contro il pregiudizio con ironia, un’altra denuncia le ingiustizie con intelligenza e arguzia. Otto storie tutte al femminile.
C. Rapaccini “M’ama” Ed. Buena Vista 2003
Se il dubbio non ti fa dormire, qui troverai la risposta che cerchi. In questo libro, l’autrice ha tracciato alcuni ritratti di mamme fra le quali potresti riconoscere anche la tua. Mamme dolci e pannose, mamme sempre-di-fretta e mamme che aspettano, mamme polpo che soffocano di coccole, mamme ventosa e mamme grasse che straripano d’amore, mamme grillo parlante e mamme ben-ti-sta… Ognuna protagonista di storie belle, strane e pungenti dove, se guardi bene, ci sei anche tu. Se poi vorrai divertirti ad assemblare mamme incredibili e pazzesche, o a costruirti la tua mamma ideale, il gioco è fatto, grazie alle speciali MAmmaCarte da ritagliare nelle ultime pagine.
A. Turin “Maiepoimai!” Motta Junior 2001
Nella torre del castello la principessa Camelia e Clarissa, la bella maga del palazzo, passano insieme le loro giornate: Chiaccherano, ridono, leggono e cucinano. Ma i genitori di Camelia hanno promesso la sua mano a un principe bello e ricco. ”Maiepoimai!”, decidono le ragazze, che grazie alle astuzie di Clarissa mettono in fuga il pretendente e continuano la loro piacevole vita insieme.
A. Turin “Le cinque mogli di Barbabrizzolata” Motta Junior 2001
Un inverno in cui si annoia particolarmente, un ricco maragià decide di prendere moglie. È l’inizio di una serie di matrimoni seguiti da divorzi: nessuna delle cinque mogli, tutte diverse (e tutte musiciste!) che suo padre gli consiglia sembra convenirgli. Relegate insieme in un suntuoso palazzo, le cinque si divertono a comporre un’opera buffa che distruggerà la reputazione e scalzerà il potere del loro ex marito.
A. Turin “Storia di panini” Motta Junior 2001
Un furgoncino recapita puntualmente nella Grande Casa degli Scritti i deliziosi panini che le mamme preparano per i papà che vi lavorano. Quello che Miranda, bambina curiosa, racconta al suo ritorno da un’incursione nella misteriosa casa, dà il via al primo sciopero dei panini della storia.
A. Turin “Melaracconti” Motta Junior 2001
Nel paese di re Valerio, distrutto da incessanti guerre, non ci sono più né alberi né uccelli, né fiori né farfalle. Insieme alle centosessantaquattro vedove e agli orfani di guerra, la regina Delfina e la principessa Melyna inventano e raccontano, in un grande libro ricco di disegni, di una vita felice, lontano dai campi di battaglia.
S. Bordiglioni M. Badocco “Dal diario di una bambina troppo occupata” Ed. Enaudi 2000
Se hai dieci anni, vai a scuola e i tuoi genitori ti vogliono bene, sei una bambina fortunata. Ma se ti vogliono bene al punto di riempirti i pomeriggi di corsi di piano, di danza, di nuoto e di inglese, allora probabilmente avrai qualche problema.
B. Solinas Donghi “Alice per le strade” Ed. Fabbri 2000
Ospite della dimora dei ricchi zii, accusata ingiustamente di aver combinato un guaio, Alice decide di tornare dalla sua famiglia, che nel frattempo si è trasferita dalla campagna a Londra. Ma il suo viaggio sarà tutt’altro che tranquillo: come può cavarsela una bambina di buona famiglia tutta sola per le strade popolate di ladruncoli, mendicanti e truffatori? Strani incontri, sorprese, colpi di scena in un romanzo d’avventura e di emozioni.
Da 10 anni
B. Woods “Il Lungo Viaggio di Salli” Ed. Giunti Junior 2010
La vicenda ha inizio nel 1802 in una piantagione della Georgia. Sally May Harrison ha undici anni, è afro-americana ed è una schiava. Questa è la sua indimenticabile storia, quella di un lungo, struggente e avventuroso viaggio che la porterà in un villaggio di indiani Seminoles. Qui troverà rifugio insieme alla sua famiglia
F. Lantz “Joanie il maschiaccio” Ed. Giunti Junior 2009
Joanie ha due problemi. Problema numero uno: negli sport è brava quanto i maschi, ma i ragazzi non la fanno giocare. Problema numero due: la sua mamma gradirebbe molto vederla andare in giro agghindata come le sue amiche, ma Joanie non sopporta lucidalabbra e cerchietti. Soluzione dei problemi: una volta cambiata scuola, fingersi un maschio e sperare che il trucco funzioni. Ci vuole coraggio da vendere, come dice il suo personale supereroe Superkid, ma alla fine scoprirà che maschi e femmine, in fondo.
D. Weber “Scegli me” Ed. Il castoro 2008
Il diario privato di una ragazzina che vuole vivere a modo suo. Dopo la morte dei genitori, Jo si trasferisce al RID (Ragazze In Difficoltà), un orfanotrofio dalle regole ferree. Un giorno Jo incontra Babs, una ragazza decisamente eccentrica che ama vivere in modo strano: per esempio gestisce l’Asciugheria, un luogo dove i passanti inzuppati possono asciugarsi velocemente. Quando è insieme a Babs Jo si sente felice e quando Babs le annuncia di volerla prendere in affido, Jo è convinta di avere risolto tutti i suoi problemi. Ma gli ostacoli burocratici, la contrarietà della direttrice del RID e anche i dubbi di Babs renderanno la strada di Jo verso la libertà decisamente complicata. Il lieto fine avviene proprio all’Asciugheria, con una mostra dei disegni di Jo e l’inizio di una nuova vita per la ragazzina.
F. Mancini, L. Montalto “Noi superamiche. Manuale per ragazze super” Ed. Lapis 2008
Quattro ragazzine amiche per la pelle raccontano i trucchi e i segreti per cavarsela in ogni occasione. Sono tutte diverse, e ognuna ha qualcosa da raccontare e consigliare alle altre. Laura la saggia-perfettina, Silvia la creativa, Viviana e il suo mondo di feste, Marianna la sportiva. Per ognuna di loro un capitolo in cui descrivere soluzioni e stratagemmi sempre nuovi, sempre utili, per aiutare e consigliare le amiche nelle avventure di tutti i giorni.
D. Ziliotto “Le bambine non le sopporto” Ed. Enaudi 2007
Tonina, sedici anni, è stata rimandata in chimica: quest’anno niente vacanze. A meno che non voglia fare la vigilatrice in una colonia femminile, in montagna. Solo che Tonina detesta le bambine: per lei sono tutte smorfiose, petulanti e frignone.
S. Cerrato, M. Hack “L’universo di Margherita. Storia e storie di Margherita Hack” Ed. Editoriale Scienza 2006
La storia della più nota astrofisica italiana raccontata ai giovani con la spontaneità, la passione e l’impegno che hanno caratterizzato tutte le sue scelte. L’educazione aperta e tollerante ricevuta dai genitori, i successi sportivi, gli affetti, le prime ricerche, l’affermazione internazionale, l’impegno civile e politico: ricordi belli, dolorosi e divertenti. 70 pagine di biografia, gli approfondimenti su l’astrofisica, il testo teatrale, e alla fine l’intervista di Sylvie Coyaud a Margherita, per un colloquio quasi diretto ed immediato coi giovani lettori.
S. Colloredo “Un’ereditiera ribelle. Vita e avventure di Peggy Guggenheim” Ed. EL 2003
Peggy Guggenheim è una ragazzina d’aria e di fuoco. Un vero pericolo per la famiglia, ricchissima e convenzionale, che la tiene sotto costante osservazione. Ma Peggy, nonostante le costrizioni, cresce libera. Sarà la morte del padre, scomparso tragicamente a bordo del Titanic, a sconvolgere la sua esistenza già scritta di ricca ereditiera. Nulla da quel giorno drammatico sarà più come prima, perché Peggy non si limiterà a cambiare vita. Cercherà di cambiare il mondo, a cominciare dal suo.
B. Pitzorno “Tornatras” Ed. Mondadori 2003
Una madre vedova, depressa e totalmente succube della televisione, tutto il denaro della famiglia inghiottito dalle televendite, il frigorifero vuoto e una montagna di bollette da pagare, l’undicesimo compleanno senza torta e senza candeline… È proprio quando a Colomba sembra di aver toccato il fondo, che le cose si mettono a girare vorticosamente e la sua vita diventa più movimentata e interessante di qualsiasi programma televisivo. Solo uno sceneggiatore impazzito potrebbe infatti mescolare nella stessa storia una banda di ragazzini chiamati Mostri Selvaggi, in guerra contro i Predators per il possesso della Ostinata Dimora. Riusciranno i nostri eroi a mantenere il controllo della propria vita?
D. Ellis “Il viaggio di Parvana” Ed. Fabbri 2003
Parvana è al funerale di suo padre, in un villaggio sperduto nel deserto. Ora Parvana è sola. Deve guardarsi dai Telebani e continua il suo viaggio alla cieca, in un territorio poverissimo, devastato da mine e bombe. Accanto al cadavere di una donna scopre un bimbo piccolo, che chiama Hassan e prende con sé. Al duo si unirà Asif, ragazzino senza una gamba trovato in una caverna, che accetta di malagrazia di obbedire a una femmina; e poi Leila, una bambinetta sudicia che accudisce la nonna in un villaggio abbandonato. Mentre il cammino continua, tra paura e speranza, Parvana continua a spedire lettere immaginarie alla sua amica Shauzia.
B. Pitzorno “Ascolta il mio cuore” Ed. Mondadori 1991
Sin dal primo giorno di scuola le alunne della IV D si accorgono che la nuova maestra è una creatura ipocrita e malvagia, servile con i potenti e spietata con i più deboli. Come fare per sventare il suo progetto di “eliminare” dalla classe due poveri bambini colpevoli solo di non farle fare “bella figura” ?
Elisa, Prisca e Rosalba accettano la sfida e organizzano la lotta, alla guida della intrepida bancata dei Maschiacci e di quella più tiepida dei Conigli. Lo scontro fra le alunne, che ne inventano ogni giorno una nuova, e la maestra che risponde senza risparmiare i colpi più bassi, dura, di battaglia in battaglia, per tutto l’anno scolastico. E, come tutte le guerre, ha i suoi momenti eroici, quelli tragici ed anche quelli ridicoli. Soprattutto perché uno dei due eserciti dispone di un’Arma Segreta, la tartaruga Dinosaura, che diventerà l’insolito strumento di una effimera, ma folgorante vittoria. E’ sempre difficile per un bambino combattere contro un adulto. Ma la solidarietà, la testardaggine, l’allegria, l’entusiasmo per i Grandi Ideali, danno alle nostre giovani eroine una forza tutta speciale.
Questo libro racconta la storia di un anno di scuola, durante il quale le allieve imparano che nella vita, davanti all’ingiustizia, bisogna combattere senza arrendersi mai, anche quando la vittoria sembra arrivare con la lentezza di una tartaruga.
Da 11 anni
S: Toksvig “Le ragazze sono meglio” Mondadori 2009
Chi ha inventato la carta? Chi ha ideato il gioco del Monopoli? Chi ha scoperto la radioattività? Le risposte potrebbero stupire alcuni di voi… soprattutto se siete maschi! Perché si parla quasi esclusivamente di “grandi uomini del passato”? Le donne sono forse una scoperta recente? Certo che no! Ma spesso la storia si dimentica di quanto siano grandi. Eppure nel corso dei secoli ci sono state gladiatrici, vichinghe, piratesse! E poi pittrici, astronaute e imperatrici… ma di loro si sa poco o nulla. Dimostreremo che le ragazze possono fare qualsiasi cosa salti loro in mente… e sfidiamo qualunque maschio a sostenere il contrario!
S. Poidomani “Numeri e poesia. Storia e storie di Ada Byron”Ed. Editoriale Scienza 2009
Cresciuta dalla madre nel timore che si appassionasse alla letteratura, proprio come il celebre e scapigliato padre, Ada Byron ricevette fin da bambina un’istruzione severa ma eccellente, prendendo lezioni da alcune tra le prime scienziate del tempo. Dotata di fantasia sfrenata e estrema sensibilità, diventerà una grande matematica in grado di esprimersi per immagini e metafore nuove. Così riuscirà a prefigurare ciò che ai tempi era inimmaginabile: un mondo di macchine intelligenti che lavorano per l’uomo, i nostri computer. L’amore per i gatti, la passione per il volo e le macchine volanti, quelle reali e quelle mai costruite… e ancora le cene mondane, il matrimonio e l’incontro con la macchina di Charles Babbage, “il gioiello di tutti i macchinari”. Una vita intensa di grande ricerca e passione.
S. Giarratana “La bambina delle nuvole. Una storia del Sahara” Ed. Rizzoli 2009
Aminatou, una bambina che vive nei Campi Profughi sahrawi di Tindouf, in Algeria, trova nella sabbia del deserto una conchiglia che arriva dal mare. Chi può averla portata fin lì? E a chi appartengono la collanina e i fiori di garofano nascosti dentro la sua cavità di madreperla? Aminatou scrive a Bakita, un’amica italiana, e le chiede di raggiungerla nei Campi per aiutarla a cercare la proprietario della conchiglia. Ha così inizio un viaggio che porterà le due bambine a ripercorrere la storia dei sahrawi, un popolo senza terra costretto a vivere lontano dal mare.
S. Cerrato “Radioattività in famiglia La vera vita di Marie e Irène Curie” Ed. Editoriale Scienza 2008
La storia di Marie e Irène Curie, di due donne impegnate e appassionate, di eroiche ricerche e di incredibili scoperte, di grandi amori e terribili sciagure, di due vite vissute fino in fondo, con slancio, passione e pienezza. Dalla Varsavia di fine Ottocento alla Parigi del secondo dopoguerra, un racconto del Novecento in Europa, attraverso le vicende di due grandi scienziate. Una serie dedicata al racconto della vita di donne che hanno dato un grande contributo alla scienza. Ritratti complessi e appassionanti, uno stimolo e un modello in cui riconoscersi.
C. Pulcinelli “Alla ricerca del primo uomo” Ed. Editoriale Scienza 2008
Scavare, setacciare, raccogliere, ricomporre: il racconto della vita di Mary Leakey, la passione per l’archeologia e la paleontologia che diviene missione di vita, un mix di lavoro e famiglia, impegno e affetti. Quarant’anni vissuti sotto il sole dell’Africa, culla dei primi ominidi, con straordinari successi: dal ritrovamento del cranio del Proconsul, considerato allora l’anello mancante, la specie di passaggio tra le scimmie e l’uomo, alla straordinaria “camminata di Laetoli”, una fila di impronte fossili lasciate da una famiglia vissuta 2 milioni di anni fa.
R. Causse, V. Rohart “L’Afghanistan di Soraya e Malalai. Storie di ragazze coraggiose” Ed. EGA-Edizioni Gruppo Abele 2007
Quattro storie vere ci raccontano l’Afghanistan dal punto di vista di alcune coraggiose ragazze di Kabul: la violenza del regime dei talebani, l’obbligo del burqa, la speranza di potersi inventare una nuova vita… malgrado tutto. Kabul 1996. I talebani occupano la capitale. Nahib ha tredici anni quando è costretta a una fuga avventurosa con la famiglia: al suo ritorno troverà una città completamente cambiata. Da ora in poi dovrà indossare il burqa e non potrà più uscire di casa da sola… Kabul 2002. Malalai, Nasreen e Soraya sono tre giovani donne afghane che hanno vissuto il regime dei talebani. Oggi, nel “democratico” Afghanistan, i loro sogni sono uguali a quelli di tutte le ragazze della loro età: divertirsi, trovare un lavoro, sposarsi con qualcuno di cui sono innamorate. Ma nei loro ricordi, gli anni del regime pesano ancora terribilmente: quale sarà il loro destino?
V. De Marchi “La mia vita tra i gorilla. Storia e storie di Diane Fossey” Ed. Editoriale Scienza 2006
“Un uomo dal volto solare e la barba mal rasata mi venne incontro. Era Louis Leakey. Gli spiegai in fretta – per paura che se ne andasse – il mio interesse per i gorilla che vivevano nelle montagne del Virunga. I suoi occhi penetranti mi scrutarono: – Signorina, perché si interessa tanto ai gorilla? Pura curiosità o interesse giornalistico ? – Molto di più. Un giorno voglio stabilirmi qui e lavorare.”
A. Curti, S. Cerrato “La forza nell’atomo. La vera vita di Lise Meitner” Ed. Editoriale Scienza 2004
Lise Meitner sta scappando dalla Germania nazista, lei che è diventata professore di fisica a Berlino, deve fuggire perché ebrea… Sarà proprio in Svezia, dove si è rifugiata, che scoprirà l’enorme potenza che si nasconde nell’atomo e che purtroppo verrà usata per costruire la bomba atomica… Ma lei no, lei non ci sta, lei per tutta la sua vita si batterà per la pace.
J. Wilson “La bambina nel bidone” Ed. Salani 2005
Nel giorno del suo quattordicesimo compleanno, April ripercorre le tappe della sua vita. Abbandonata in un cassonetto e trovata da un garzone di pizzeria, la bambina attraversa una serie di disavventure: famiglie adottive che si sfasciano, orfanotrofio e istituto di correzione, dove finalmente trova un’insegnante che la porta a vivere con sé. Ora April riesce a guardare il proprio passato con serenità, e ad accettare quella parte di sé che ne aveva fatto, a un certo punto della sua vita, una “bambina cattiva”.
P. Zannoner “Tutto sta cambiando” Ed. Mondadori 2005
Terza di quattro fratelli, la dodicenne Antonia è intelligente, affidabile, calma. Da quando sua sorella maggiore si è addentrata nelle acque tormentate dell’adolescenza, si ritrova senza una vera amica. Finché non conosce la “nuova arrivata” a scuola, ricca, affascinante e stravagante. Il suo nome è Psiche, figlia di Venus, cantante pop degli anni Sessanta imprigionata nell’epoca dei suoi successi, e di un leader politico del Benin che non vede mai. Le due ragazze, attratte dalle reciproche differenze, legano sempre di più.
Da 12 anni
P. Montanari “Didi spilunga” Ed. Giunti Junior 2009
Questa è la storia di una bambina troppo alta che, a causa della sua crescita velocissima (al rientro dalle ferie non sta più in nessun vestito), viene derisa e si sente emarginata. Ma sarà proprio grazie a quei centimetri in più che si troverà ad essere protagonista, giocatrice nella squadra di pallavolo juniores. Nel libro si racconta, cercando una sdrammatizzazione, il difficile passaggio dall’infanzia all’adolescenza, e la necessità di prendere decisioni, di andare oltre, di osare, sin da una così giovane età. Il testo ha un buon ritmo, alcune gag efficaci e personaggi convincenti, in particolare la ragazzina protagonista, la zia e il coriaceo allenatore Borghi. Le ambientazioni realistiche e parodiche insieme raccontano affettuosamente le contraddizioni della crescita e della famiglia.
P. Montanari “Una ragazza e 11 magliette” Ed. Giunti Junior 2009
Una scritta per maglietta (e quasi una per capitolo) nella fantastica storia di Silvia e della sua vacanza a casa della nonna. Le magliette, tanto per cominciare, non sono sue, ma della mamma, che è rimasta in città a lavorare, ma che dovrebbe raggiungerla. C’è stato uno scambio di valigie, e ora Silvia non ha altro da mettersi se non 11 magliette con delle scritte a pennarello sopra: che roba! E poi c’è nonna Goffreda, che quanto ad antipatia (basterebbe il nome!) ne ha da vendere. Neanche camuffata Silvia potrebbe passare per la sua nipote ideale: è una combinaguai scatenata e manesca e alla nonna piacciono invece i tipi alla Miranda (la nipote della sua amica Maria Concetta): bionde, educatine e snob. Che resta da fare se non ricambiare l’antipatia della nonna?
S. Maraval-Hutin “Piccola guida dell’amica perfetta” Ed. El 2007
Essere buone amiche? Niente di più facile. Non si fa molta fatica quando si conoscono delle ragazze simpatiche, eppure… Capita a volte di litigare per delle sciocchezze, di fare un torto a un’amica (e di non esserne troppo fiere) o di avere l’impressione di essere lasciate un po’ in disparte. Dichiarazioni di amicizia, matte risate, confidenze anche intime, piccoli screzi e grandi riconciliazioni: è questo il sale della vita delle ragazze. E allora ecco una piccola guida per essere davvero una buona amica, la migliore delle amiche, quella che tutte le teenager sognano di avere perché è divertente, simpatica, generosa e dinamica. Come organizzare una serata tra amiche, come aiutarsi nel momento del bisogno, come essere amiche di un ragazzo, come farsi degli amici nuovi, come tenersi strette le buone amicizie per lungo tempo e – perché no? magari per tutta la vita.
A. Thor “Obbligo o verità” Ed. Feltrinelli 2007
Il libro racconta una storia di bullismo al femminile. Narrata in prima persona da una ragazzina di dodici anni che vive con la madre, insegnante di scuola materna divorziata e disoccupata da un anno, e i due fratelli. La vicenda è costruita attraverso una lenta escalation emotiva della protagonista e una serie di flashback che spiegano la storia. Una storia di amicizia tradita e di bullismo, per spiegare la fatica e le difficoltà di stare in equilibrio mentre si cresce. Sullo sfondo le famiglie, teatro imprescindibile di ogni dramma adolescenziale e la scuola. Una storia di ragazze che crescono e si confrontano anzitutto con il proprio corpo, motivo di vanità o di disagio, proiezione incontrollabile di se stessi sugli altri.
R. L. Montalcini “Eva era africana” Ed. Gallucci 2005
Veniamo tutti dall’Africa. Lo hanno scoperto gli scienziati percorrendo a ritroso la storia genetica dell’umanità, trasmessa solo per via femminile. Oggi in quel continente le ragazze subiscono più che altrove le conseguenze della miseria e dell’ignoranza. Con la scuola, Internet e il loro entusiasmo il futuro sarà migliore.
Da 13 anni
P. Zannoner “Matilde la ribelle” Ed. Fanucci 2008
Matilde ha tredici anni e una gran voglia di correre. Matilde è curiosa, bella e piena di vita, ma non vuole fare ciò che le dicono e odia le formalità. Matilde ama cavalcare e il galoppo è la sua fuga. Matilde non si fa gli affari suoi e si mette nei pasticci. E Matilde ha un cuore grande che batte forte forte e si innamora presto. Matilde è passione, gioia e tenerezza, ma soprattutto Matilde è una ribelle, e vuole cambiare il mondo.
R. Levi-Montalcini , G. Ferri, G. Tripodi. “Le tue antenate. Donne pioniere nella
società e nella scienza dall’antichità ai giorni nostri” Ed. Gallucci 2008
Marie Curie non poté studiare in patria, la Polonia, perché in quell’epoca l’università era preclusa alle donne. Per questo si trasferì in Francia dove si laureò e si dedicò alla ricerca con enorme successo, fino al Premio Nobel. E solo uno dei tanti modelli femminili affascinanti, rigorosi, combattivi, mai banali, raccontati da Rita Levi-Montalcini. Storie straordinariamente esemplari per le adolescenti spaesate tra “velinismo” e paure. A loro, e ai loro fratelli e genitori, la più grande scienziata italiana racconta con passione i propri riferimenti personali: figure innovative, fiere e rivoluzionarie che hanno saputo affermarsi e trascinare con sé l’emancipazione della donna nella società occidentale, fino ai giorni nostri.
V. Ravalec “Le femmine sono stupide. I maschi sono idioti” Ed. Salani 2008
Perché i ragazzi sono attratti dalle ragazze, visto che le ragazze sono sceme? Questo l’interrogativo che Arthur, dodicenne curioso, è ben determinato a risolvere. Come? Con una specie di indagine “sul campo”, che fa di lui un autentico esploratore moderno. Con l’aiuto di alcuni amici, del suo sito internet e (strano, vero?) di una ragazza, cercherà la risposta alla sua domanda. Finendo per trovare una soluzione piacevolmente diversa: i maschi non sono poi tanto meglio, e l’attrazione è una legge irresistibile.
P. Zannoner “La settima strega” Ed. Fanucci 2008
Meg, una ragazza di tredici anni, vive in una metropoli contemporanea e non sa affatto di essere una strega. Una sera le accade un fatto sconvolgente: inseguita da una ragazza che si trasforma in lupo, viene salvata da un formidabile orso bianco che si rivela una maga pronta a trasmetterle il proprio potere magico per affidarle un compito importantissimo. Meg dovrà viaggiare nel tempo e salvare le streghe che l’hanno preceduta nei secoli, le sue sei antenate, che un potentissimo mago malvagio, in epoche e paesi diversi, ha perseguitato ed eliminato. Riuscirà Meg a salvare tutte le streghe e a sconfiggere il mago in un terribile scontro finale?
L. Archer “Il club delle mele avvelenate” Ed Rizzoli 2008
Biancaneve, la matrigna e la mela avvelenata: solo una fiaba per bambini? Non si direbbe, a sentire Reena, Alice e Molly, tre quindicenni che si ritrovano nel prestigioso collegio Putnam Mount McKinsey. Reena, figlia di un brillante chirurgo indiano, viene spedita lì da Beverly Hills quando suo padre lascia sua madre e va a vivere con Shanti Shruti, alias Amanda Weed, una venticinquenne che si atteggia a mistica orientale. Alice, sempre vestita di nero, si ritrova con una matrigna decisamente squilibrata: una giovane attrice di teatro che riesce a iscriverla nella sua stessa scuola. E infine c’è Molly, una passione per l’Oxford English Dictionary, incapace di sopportare la convivenza con la provinciale Candy, cameriera nel ristorante di suo padre. Le matrigne avvelenano l’esistenza, su questo le tre ragazze non hanno dubbi, ma come riprendersi la vita da cui sono state in qualche modo escluse?
L. Frescura M. Tomatis “Forever” Ed. Fanucci 2008
Fiorenza ha 17 anni e un sasso nel cuore. Non sa se sia un sasso o un aquilone pronto a volare via al primo vento e così lasciarla libera. Inciampa spesso e si fa male con niente. Corre veloce e poi si ferma a leggere il diario del mondo: sui muri delle case, sui basamenti dei monumenti, sotto i ponti e sui portoni. Le parole scritte sotto il cielo sono il diario che preferisce leggere e su quello inventare la vita. Suo padre è andato via da ormai due anni, e Fiorenza vive con suo fratello e sua madre. Tutto sembra diventato diverso, alieno. Non si riconosce nei suoi amici e suo padre sembra non capirla, preso dal lavoro e da nuove relazioni. Lei rincorre la sua approvazione, lui pensa sia ribellione. Lei pensa al tradimento di una frase sussurrata dal padre in un giorno di pioggia: “Noi due forever”.
R. Ghazt “Oggi forse non ammazzo nessuno. Storie minime di una giovane musulmana stranamente non terrorista” Ed Fabbri 2007
I jinn (un esemplare illustre: quello che abitava nella lampada di Aladino) appartengono a un mondo che non è quello degli uomini né quello degli angeli. Stanno a metà, possono essere buoni o cattivi, certo sono curiosissimi. Jasmine è come un jinn: buona, ma spesso arrabbiata, perché nessuno la capisce. Non la sua migliore amica Amira, che dopo anni di fronte comune cede (cede?) a un matrimonio combinato. Non i genitori, perplessi come tutti i genitori del mondo davanti agli scatti ribelli di una ventenne in cerca di identità. Non i ragazzi musulmani come lei, che la vorrebbero più semplice, più tranquilla. Non i ragazzi occidentali, pronti a rovesciarle addosso insopportabili, banali, disarmanti luoghi comuni sugli arabi. Sola, smarrita in un groviglio di contraddizioni, Jasmine possiede però un’arma potente: l’ironia. E in questa storia molto vera Randa Ghazy riesce a mescolare un acceso istinto polemico con la leggerezza di chi sa sorridere di sé.
Da 14 anni
N. Redd “Body Drama. Il mio corpo” Ed. Giunti 2010
In virtù della sua storia personale e del suo approfondito lavoro con le adolescenti, Nancy Redd sa bene cosa hanno a cuore le giovani donne, e la sua voce fresca, forte e intelligente parla direttamente al cuore e alla mente delle lettrici, facendole divertire e riflettere allo stesso tempo. Body Drama offre informazioni affidabili in un volume a metà strada tra un manuale di medicina e una rivista per adolescenti. La cosa veramente sorprendente, però, è che questo libro rivoluzionario non parla solo dei mille volti della normalità, ma mostra anche quei volti, attraverso le foto non ritoccate di vere giovani donne, accompagnate da solidi consigli enunciati in un linguaggio comprensibile anche alle lettrici più giovani. Body Drama permette alle lettrici di assumere un atteggiamento più sano, robusto e candido nel valutare quali drammi del corpo richiedono un’attenzione medica e quali no e spiega come e quando cercare un aiuto medico e cosa aspettarsi da un aiuto professionale. Informazioni cruciali come queste sono troppo spesso omesse nei testi informativi o sono presentate in un linguaggio che è troppo tecnico per poter essere compreso da tutti. Body Drama aiuterà a eliminare molti di quegli errori e di quei fraintendimenti che inquinano i discorsi sul vero corpo delle donne.
fonte: www.officinagenitori.org
Il caso ha voluto che il giorno in cui doveva nascere la mia prima figlia, lei fosse lì.
Era il 2003 e alla clinica universitaria dell’ospedale ginecologico Sant’Anna di Torino, la professoressa Chiara Benedetto, mentre mi visitava, rispondeva indaffarata alle mie domande. “Scusi, ma come fa a farmi tutte queste domande proprio ora?” mi chiese. “Sono una giornalista, e il tema è interessante”.
Le avevo chiesto, infatti, se era normale che una donna che aveva appena abortito o che sapeva di aver perso il bambino che ancora teneva dentro di sé dovesse condividere la stanza con chi si trovava a partorire o aveva tra le braccia il proprio neonato. Mi sembrava una sofferenza assurda, inflitta a chi era già immerso nel proprio dolore. “E’ una delle tante disattenzioni della sanità italiana”, mi disse, “su cui sto cercando da tempo di lavorare. Ma anche le cose più ovvie negli ospedali sembrano a volte irraggiungibili”.
Gli anni sono passati, ma proprio in questi giorni Chiara Benedetto, con un nutrito gruppo di colleghe, ha presentato “Medicina a misura di donna” (www.medicinamisuradidonna.it), fondazione di cui è presidente e che fa della cura e dell’attenzione all’ambiente, in ogni suo aspetto, il punto centrale non solo nel percorso di accoglienza ma anche della cura dei pazienti. “L’ambiente di cura può ridurre il peso della malattia e accelerare i tempi di guarigione. I nostri ospedali devono essere luoghi di accoglienza, che rispondano ai desideri e
alle aspettative delle donne e che garantiscano la massima sicurezza alle pazienti” è il pensiero alla base di questo progetto d’avanguardia, che per il miglioramento della sanità pubblica ritiene necessaria la cooperazione dei privati con le istituzioni.
Ha spiegato infatti la dottoressa Benedetto: “La salute delle donne non è un problema esclusivamente femminile, ma una questione centrale per la società nel suo insieme, un bene comune. In un momento in cui la spesa pubblica, anche quella per la sanità, subisce ridimensionamenti, crediamo importante e doveroso dare un contributo: lavorare al fianco delle istituzioni per far sì che i luoghi di cura siano sempre più rispondenti ai desideri e alle aspettative delle donne e sempre più sicuri per le pazienti.
Abbiamo già sensibilizzato e coinvolto professionisti e imprese che ci hanno aiutato a ideare interventi finalizzati a rendere le strutture sanitarie dei luoghi a misura di donna. Idee e progetti che abbiamo realizzato e stiamo realizzando grazie al contribuito economico di tanti privati che, come noi, credono nell’importanza di questo cammino”.
Insomma, rimbocchiamoci le maniche, perché i cambiamenti partono anche da noi. E sono possibili.
La notizia è tragica, ed è uno dei peggiori incubi di ogni genitore. Avete forse letto ieri della bambina di pochi mesi morta per un rigurgito di latte avvenuto durante il sonno mentre era all’asilo nido di Roma. La dinamica dei fatti non è ancora stata accertata: forse una drammatica ma semplice fatalità che segnerà per sempre la vita di quella famiglia e delle operatrici di un nido che a detta dei genitori intervistati è una buona struttura; forse una disattenzione nel mettere a dormire la piccola subito dopo averle dato il latte, senza sorvegliarla abbastanza.
Il lavoro di medici legali e inquirenti stabilirà la sequenza dei fatti, ma intanto cogliamo l’occasione per ricordare una serie di punti importanti da non sottovalutare nella scelta dell’asilo nido, luogo in cui per la tenerà età dei piccoli, ogni leggerezza può sprofondare nella cronaca più nera.
Il decalogo è stato stilato da Maria Rita Parsi, psicoterapeuta di fama e presidente della fondazione Movimento Bambino.
Tra i diversi punti, colpisce il secondo: accertarsi che il personale (che ovviamente deve essere qualificato, ma nei nidi privati sappiamo che può capitare che non lo sia) sia inquadrato regolarmente dal punto di vista lavorativo: “il precariato incide sul modus operandi di un insegnante, esasperando comportamenti e sottraendo energie”.
Alle dieci raccomandazioni aggiungerei anche: controllare che il rapporto bambini/operatrici sia congruo e i turni lavorativi adeguati.
Una insegnante che deve guardare dieci bambini più difficilmente tiene d’occhio la situazione di una che ne ha sei… Allo stesso modo un’insegnante che fa un turno di 8 ore – che è già lungo – sarà più pronta di una costretta a lavorarne 10. E questo, chi lavora nei nidi privati, sa che può capitare.
DIECI ACCORTEZZE DA NON TRASCURARE NELLA SCELTA DEL NIDO
1) Prima di iscrivere il bambino, curate di visitare l’asilo insieme, tutt’e due i genitori, per verificarne l’esposizione delle aule e dei luoghi di gioco, la pulizia, la “freschezza” e l’igiene delle strutture. Vivere le ore che trascorre lontano da casa in un ambiente bello, stimolante, pulito è determinante per il bimbo;
2) chiedere di conoscere gli operatori e i dirigenti dell’asilo, informandosi sul loro inquadramento lavorativo. Il precariato incide sul modus operandi di un insegnante, esasperando comportamenti e sottraendo energie.
Inoltre, un turnover continuo di maestre è pedagogicamente deleterio: il cambiamento repentino non è compreso dal bambino, che si vede sottrarre un proprio punto di riferimento, verso il quale ha sviluppato affetto e confidenza. Ciò vale anche per i dirigenti: un loro avvicendamento in quanto precari potrebbe significare cambiare l’impostazione complessiva della struttura;
3) verificare che sia prevista la consulenza di un’equipe medico-psico-pedagogica, che garantisca assistenza ai piccoli alunni e ai loro genitori e agli stessi operatori;
4) informarsi se il corpo docente si sottoponga ad una formazione costante con collegamenti con le strutture del territorio, sì da interagire con Università e centri di formazione psico-pedagogici;
5) assicurarsi un accesso per i genitori garantito nell’arco della giornata, così come la possibilità per i nonni di visitarlo. Il bambino, infatti, non deve sentire la propria giornata segmentata, ma passare da nido a nido, dove non siano escluse le presenze familiari ed il calore del loro amore;
6) chiedere quali siano i giochi e le attività che il bambino segue durante la giornata: l’ideale sarebbe di poter disporre di un’agenda quotidiana, un “orario dei giochi e delle attività di gruppo”, che rendiconti l’azione pedagogica svolta;
7) controllare che siano previsti incontri almeno quindicinali fra educatori e genitori; la loro interazione è fondamentale nell’orientare l’azione pedagogica a scuola, ma anche a casa;
8 ) accertarsi che esistano schede personalizzate per ciascun bambino, ove sia riportata la sua storia, anche familiare. Ad esempio, se proviene da famiglia mononucleare, se è primogenito ed ha altri fratellini e sorelline; se è nato prematuro. Sono elementi preziosi per orientare l’approccio pedagogico.
9) se il bambino fa il tempo pieno, riscontrare che siano osservati i suoi momenti di riposo, giusto contrappunto all’impegno nell’apprendimento e nel gioco;
10) se il bimbo si trattiene a mangiare – ciò vale anche per le merende – chiedere il menu, informando la scuola di eventuali allergie o intolleranze alimentari e, al momento della visita iniziale, non dimenticare di esaminare la cucina; qualora la scuola fosse servita da un catering, chiedere di potervi accedere.
Da venerdì 20 gennaio a domenica 22 Leggi tutto “tuffi”
Magari è capitato anche a voi. A me sì, proprio ieri sera.
Mi arriva da un’amica un messaggio che inoltrava il seguente testo, a firma del sedicente responsabile della rianimazione di Savigliano: “Giralo per favore. Bimbo 17 mesi necessita sangue gruppo B positivo per leucemia fulminante, fai girare l’sms per favore è urgente. Inviala a tutti i tuoi numeri è importantissimo…”.
Chiamo la mia amica e le chiedo se è vero. Lei mi risponde dicendo che l’ha mandato un collega di Cuneo di suo marito, non può che esserlo! Telefono allora subito al numero indicato, che risulta staccato. Invio un sms, quindi, dicendo che quello è il mio gruppo sanguigno e sono disponibile alla donazione. Lascio il telefono acceso per la notte, ma non avendo trovato nulla al mattino, il sospetto prende forma.
Anche perché un sms analogo lo avevo ricevuto qualche anno prima. Il bimbo aveva sempre 17 mesi, il gruppo sanguigno era sempre quello. Ma quando si ricevono messaggi così non è che stai a pensare “sarà una bufala?”. Intanto rispondi, poi si vedrà.
Cerco dunque anche in rete la richiesta di aiuto e invece trovo la conferma di quanto immaginato: il direttore sanitario Giuseppe Guerra smentisce l’allarme che aveva fatto sì che in molti nel cuneese si fossero precipitati nella giornata all’ospedale per fare una donazione e il centralino del “Santissima Annunziata” fosse intasato dalle telefonate.
I carabinieri di Savigliano stanno indagando, e ci auguriamo che risalgano agli scellerati che abusano del buon cuore altrui (che viste le diverse manifestazioni di disponibilità, a quanto pare, ancora esiste, e di questo non possiamo che sentirci rassicurati, a dispetto della crisi non solo economica ma anche di valori).
Noi intanto troviamo lo spunto per segnalare un blog che da tempo volevamo suggerire, ma per il quale ci mancavano sempre le parole, palesemente inadeguate rispetto alle lacrime che scivolavano sulla tastiera, come a volerle cancellare.
Si chiama “Il regno di Op – storie incredibili dei bambini invincibili di oncologia pediatrica” (http://ilregnodiop.blogspot.com), e l’autrice è Paola Natalicchio, giornalista 33enne, mamma di un bimbo di pochi mesi ammalato di cancro.
Non aggiungo altro, ma vi invito a leggerlo tutto – i post non sono ancora moltissimi –, per la qualità della scrittura e per la profondità dei racconti di questo dolore vissuto per il proprio bambino e per i bambini degli altri.
Che solo una mamma può capire, ma non solo una mamma può immaginare. E che fa rispondere a un messaggio anche quando lo si intuiva palesemente falso.
Se avete un figlio o una figlia di circa un metro di altezza e viaggiate sui mezzi pubblici, come la sottoscritta, allora forse è capitato anche a voi di chiedervi se si debba far pagare loro il biglietto oppure no.
La risposta è arrivata il 21 dicembre 2011, giorno in cui si è deliberato per l’aumento delle tariffe di abbonamenti e biglietti vari e si è anche, finalmente, deciso di accettare la proposta che da tempo era già in vigore in altre città italiane. Ovvero, se i vostri figli hanno meno di 11 anni, potranno usufruire dei mezzi pubblici senza pagare il biglietto, in compagnia di un adulto pagante. Questo perché difficilmente bambini con meno di undici anni viaggiano soli sui mezzi e quindi è l’adulto che si assume la responsabilità di pagare il documento di viaggio. Mi sembra ragionevole, no?
Quindi mia figlia, che sfiora il metro d’altezza, non dovrà più seguire la vecchia usanza, secondo la quale sotto i 100 cm non si paga e oltre il metro invece sì.
La petizione di Bimbibus si è anche fatta avanti richiedendo mezzi adeguati al trasporto dei passeggini. Il problema è reale. Coloro che si spostano in città su tram o bus e portano con sé la creatura in passeggino sanno bene che ci sono linee che usano ancora i vecchi mezzi (un esempio? La linea 33, a volte il 16 e forse voi ne conoscete altre…) e che quando tocca salire su questi autobus la fatica e la scomodità sono all’ordine del giorno. Per non parlare degli spazi in cui mettere fisicamente il passeggino, una volta in viaggio. Così la petizione aveva anche questo scopo, ovvero ottenere condizioni più agevoli per i viaggi con passeggino. Chissà se piano piano tutte le linee si attrezzeranno?
Vorrei lasciarvi con un paio di riflessioni. La prima riguarda non tanto le mamme con i passeggini, quanto piuttosto chi ha una disabilità e per tanto si ritrova a muoversi in sedia a rotelle, ma come fa a montare su certi mezzi pubblici? La seconda, invece, riguarda la gente in generale. Salgo sul pullman con il passeggino, porto mia figlia al nido, non ho l’auto. Appena mi faccio spazio verso un buco libero, vedo solo smorfie, sento gente sbuffare, qualcuno azzarda anche gentilezze bisbigliate tipo “mpf, ci mancava solo questa col passeggino…”.
A cosa servono dunque i mezzi pubblici?
Non so quante mamme, al suo posto, farebbero come Mara.
Mara è la madre di Giovanni Tizian, un giornalista freelance precario di ventinove anni costretto da due settimane a vivere sotto scorta per il suo lavoro di inchiesta sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel nostro paese, in particolare nel nord Italia, dove le mafie sono ormai da anni radicate e sufficientemente visibili sotto gli occhi di tutti, anche nella nostra sabauda regione, se solo si volesse guardarle.
La notizia è uscita solo oggi, ma giorni fa, quando Giovanni mi confidò il suo nuovo status (siamo colleghi non di lunga data, ma di intensa collaborazione… se volete saperne di più leggete anche qui: http://www.narcomafie.it/2012/01/11/io-mi-chiamo-giovanni-tizian-e-faccio-il-giornalista/), mi venne spontaneo chiedergli “Chissà tua mamma…”.
E invece no. “Lei mi fa coraggio e mi asseconda, come sempre cerca di darmi serenità”, fu la sua risposta.
Non so quante madri reagirebbero così. Non so quante di noi, di fronte a un figlio che lavora 15 ore al giorno per rimborsi ridicoli, occupandosi di temi così delicati, e che gli inquirenti convocano per dirgli che corre seri rischi e gli assegnano due uomini 24 ore al giorno, direbbero “Vai avanti” e non piuttosto “Molla tutto, accetta quel lavoro a tempo indeterminato che potresti avere e pensa alla tua vita”.
Tanto più che Mara di vicende ne ha passate. Nel 1988 la ‘ndrangheta, la mafia calabrese, incendia l’azienda di famiglia. Ma il peggio doveva ancora venire. Il 23 ottobre del 1989, Mara si troverà a dover crescere suo figlio da sola e a lasciare la sua terra dopo un tentativo di ricominciare. Sette anni aveva Giovanni quando a Locri, in Calabria, un clan ‘ndranghetista decretò la morte di suo padre Giuseppe, ucciso a colpi di lupara mentre tornava a casa dal lavoro. Giuseppe Tizian era un “integerrimo funzionario di banca”, come lo hanno descritto gli inquirenti che hanno investigato sulla morte, senza però riuscire a dimostrare l’ipotesi più realistica, e cioè che l’uomo si fosse opposto a manovre economiche non lecite che alcuni esponenti dell’organizzazione avrebbero preteso da parte dell’istituto di credito.
Giuseppe Tizian faceva solo bene il suo mestiere, e così oggi anche suo figlio Giovanni, che ventidue anni dopo, con il suo impegno, ne onora la memoria.
Ormai quel che è fatto è fatto. Le vacanze di Natale sono finite, si torna a scuola. Chi ha i pargoli alla scuola primaria (o anche qualche grado più su…) ha dovuto fare i conti con i fatidici compiti delle vacanze, tradizionale incombenza che aleggia spettrale a disturbare i giorni del meritato riposo. Tra i genitori è una gara a chi li esorcizza più efficacemente: “Noi li facciamo tutti subito così ci leviamo il pensiero e poi siamo liberi”; “No, noi li facciamo gli ultimi giorni così arriviamo con il ripasso fresco a scuola”; “Noi li facciamo programmando un’ora ogni giorno, così la fatica è distribuita e l’esercizio si mantiene, sebbene a scapito della spensieratezza del bambino e di quei necessari tempi vuoti”.
Ognuno, insomma, ha il suo metodo, che nasce da una serie di considerazioni che vanno dalle esigenze del bambino (l’approccio allo studio è estremamente soggettivo) alla volontà di assecondare i propri comodi, perché, diciamocelo, un po’ di vacanza – se non dal lavoro, almeno dalla routine – vogliamo farla anche noi.
Ma è proprio questo “noi” che suggerisce qualche considerazione, questo “facciamo i compiti”.
Perché i compiti delle vacanze, così come quelli infrasettimanali, non sono dei genitori, bensì del bambino. A lui il compito di farli, dunque.
Salvo i casi in cui ci siano serie difficoltà di apprendimento è una cattiva abitudine assistere sistematicamente il proprio figlio invece di dirgli semplicemente “Vai a fare i compiti” e lasciarlo a tu per tu con i suoi doveri. Conosco l’obiezione:“Se non mi metto anche io, non li fa!”. Ah no?
Nel rispetto della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e di tutte le carte e i manifesti redatti a tutela dei minori, mi permetto di suggerire due risposte al fanciullo renitente:
1) “Non ti alzi finché finisci. Puoi stare seduto anche cinque ore, pazienza se piangi” (non è contro il codice penale né moralmente riprovevole far fare un po’ di fatica a un bambino che ha un tetto caldo sulla testa, delle persone che lo amano, cibo, giochi e vestiti a volontà);
2) “Vai a scuola senza compiti, vediamo che cosa dicono i maestri” (nella speranza che i maestri se ne accorgano e prendano qualche provvedimento conseguente senza il terrore, sempre più frequente, di essere a loro volta aggrediti da genitori inferociti per l’oltraggio al sacro pargolo).
Il tutto sarebbe, però, ancora più semplice (e decisamente più “umano”) se si affrontasse il problema a monte. La scuola e i compiti sono una sadica tortura inflitta a ragazzini innocenti, una crudele anticipazione delle pene e delle ingiustizie che dovranno subire da adulti da cui dobbiamo proteggerli il più a lungo possibile? Oppure siamo noi ad averli percepiti così da ragazzini (magari per colpa di insegnati spenti e genitori stanchi, distratti o di bassa cultura) e oggi trasmettiamo ai nostri figli le reminiscenze di un approccio negativo verso un’attività che è di puro arricchimento? Oppure percepiamo noi così il nostro stesso lavoro (per chi ancora ce l’ha) e i compiti dei nostri figli sono ciò che in psicanalisi si definisce un transfert?
Urge un cambio di prospettiva!
La sparo grossa: lavorare è bello e risolvere un problema, fare un bel riassunto, imparare cose nuove di storia, geografia o scienze dà enorme soddisfazione e può essere anche divertente. Vaneggiamenti di un’ipocrita? Sogni ad occhi aperti di un’utopista? Per niente, solo la convinzione che una piccola rivoluzione debba nascere, prima che dai figli, proprio dai genitori. Che sbaglierebbero tutto se pensassero di potersela cavare con la solita ramanzina sull’importanza dello studio e della cultura, magari propinata con in mano il telecomando e un occhio alla tv, dopo uno sfogo su quanto è stata pesante la giornata. L’esempio è l’unica cosa che vedono i nostri figli. Se il papà ha più dimestichezza con la console che con un libro o un giornale (non sportivo possibilmente, con tutto il rispetto per la cronaca sportiva), la predica suonerà inutile come la sirena di un antifurto, un rumore di fondo a cui non dare peso.
Se siamo noi a sentire che i compiti “dobbiamo toglierceli”, se vogliamo solo appiccicare delle conoscenze in tempo per il rientro a scuola o se sentiamo la necessità di programmarli dando loro uno spazio specifico, un compartimento separato da quello che per noi è la vera vita, non aiutiamo i nostri figli.
I compiti devono essere parte del vissuto quotidiano, del bello del vivere e della normalità.
Bisogna rendere i compiti “divertenti” lavorando sulla bellezza dell’apprendere e dell’imparare. Che passa certo dalla scuola, ma, come gli stessi insegnanti non mancano di ribadire, soprattutto dal vissuto di casa: non lamentandosi davanti ai figli del lavoro, anche se duro; guardando film insieme e discutendone; leggendo una mappa stradale per raggiungere una località nel weekend; commentando il paesaggio che si vede dal finestrino; cucinando insieme una torta o facendo insieme ordine in cantina. E’ questo amore nel “fare” e nel “pensare” che li aiuterà nella scuola, più dell’assisterli nell’esecuzione di incarichi alla loro portata come sono i compiti, che spettano esclusivamente a loro.
Vi lascio con il consiglio della lettura di un volume del pedagogista Philippe Meirieu, ricco di spunti interessanti: “I compiti a casa. Genitori, figli, insegnanti: a ciascuno il suo ruolo” (Feltrinelli, 2002). Che ha un bel titolo nella premessa: “I brutti voti non sono una fatalità”.
Mamme Revolution è il nuovo blog di Quotidiano Piemontese.
Perché un blog per le mamme?
Perché l’informazione sull’essere madri non basta mai.
Perché è una gran fatica oggi esserlo.
Perché lo si è sempre meno.
Perché dalla mamma inizia ogni cosa.
Perché quando si cade, e non solo da piccoli, è “mamma!” che si chiama.
Perché certi adulti hanno avuto certe mamme.
E allora, se vogliamo cambiare qualcosa, è dalle mamme che bisogna
davvero partire.
In questo blog riconoscerete la dimensione glocal di Quotidiano
Piemontese: cronache, analisi e riflessioni sull’essere mamme oggi, e
informazioni, consigli e segnalazioni su come districarsi tra le mille
questioni pratiche che travolgono la vita quotidiana di chi ha per
casa uno o più pargoli. Da zero a trent’anni…