Fricandò

fricandòFricandò
Via Sant’Anselmo, 38 – Torino
Tel. 011 790 0833 – 349 6577745
Orario: Lunedì – Venerdì: 12.00-15.00/19.30 – 23.30 Sabato: 19.30 – 23.30
Chiuso la domenica

VOTO FINALE: 7

ATMOSFERA [VOTO: 7]

In pieno San Salvario, un locale dall’atmosfera informale e amichevole nato, si legge sul menu, dalla volontà e dallo spirito creativo di due giovani fratelli e dai consigli di papà Franco, che a San Salvario gestisce da anni una macelleria. Gli arredi e i colori sono caldi, a dispetto della temperatura piuttosto bassa d’inverno (incomprensibile pecca di molti esercizi). Romantici e appartati i tavolini sul soppalco. Il nome del ristorante si ispira ad un piatto – neanche a dirlo – a base di carne.

CUCINA [VOTO: 7]

Diciamolo subito: non è un ristorante per vegetariani. L’elemento principale dei piatti è la carne, fornita dalla macelleria di famiglia. Menu di stampo piemontese, cucina con poca fantasia ma buone potenzialità, ingredienti di qualità, porzioni generose. Gli antipasti della tradizione ci sono quasi tutti: vitello tonnato (la carne è un po’ troppo cotta ma il risultato è nel complesso piacevole), battuta di fassone (ottima, servita in un cestino di parmigiano), insalata russa (verdure croccanti al punto giusto e una gradevole salsa tonnata), tomino in crosta, lingua in salsa verde, salsiccia di Bra. Massima semplicità nella scelta dei primi: pasticcio di pasta al forno, gnocchi alla sorrentina, tagliatelle al ragù. Secondi di sola carne: spiedini alla griglia, arrosto, cappone ripieno, carbonada valdostana, scaloppine al limone, milanese con l’osso, filetto di fassone al pepe. La lista dei dolci si limita a quattro proposte: tiramisù (buona la crema, biscotti grondanti di caffè), muffin alle mandorle, crema catalana, tarte tatin con gelato. Piaccia o no, su alcuni piatti compare la firma Fricandò realizzata con glassa di aceto balsamico.

STAFF [VOTO: 7]

Qualche imprecisione di troppo è compensata dai modi cortesi e affabili.

PREZZI [VOTO: 7]

Prezzi abbordabili: gli antipasti non superano i 7 euro, i primi si fermano a 7,50, i secondi oscillano tra i 7 e i 13. Dolci low-cost: 3,50.

PIATTO FORTE

Qui non può che essere un piatto di carne: la tagliata è ottima e le patate che la accompagnano, dorate da una leggera impanatura, sono superlative.

PIATTO DEBOLE

Con i tajarin alle zucchine azzeccano il condimento ma non la cottura.

TOILETTE [VOTO: 6]

Ordinato e ordinario.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Va bene promuovere la carne del papà, ma un paio di piatti a base di verdura o pesce renderebbero il menu più versatile.

Enoteca Parlapà

Enoteca Parlapà
Corso Principe Eugenio 17, Torino
Tel. 011 436 5899
Chiuso la domenica


VOTO FINALE: 6 ½



ATMOSFERA [VOTO: 8]

A un isolato da piazza Statuto, il Parlapà (in piemontese: ma non mi dire!) è luminoso, caldo, accogliente, con tanti tavoli e sedie multicolori. Bella esposizione di vini alle pareti e in vetrina. E una chicca nel seminterrato: una vera cantina a vista con temperatura controllata.

CUCINA [VOTO: 7]

Astemi e vegani stiano alla larga. Al Parlapà si va per il vino e per la carne. Punto e basta. Tutto il resto è puro contorno. La cucina è di impronta piemontese, la presentazione curata, la ricerca di ingredienti di qualità si avverte in ogni piatto, anche se la preparazione non sempre è all’altezza e le porzioni sono poco generose. Tra gli antipasti spiccano le bistecchine in carpione, davvero ottime, accanto a classici come i peperoni con bagna caoda, l’insalata russa, gli sformatini di verdure, le acciughe al verde, la salsiccia fresca. I tentativi di originalità nei primi talvolta deludono: gli gnocchetti di ricotta gorgonzola e salsiccia sono troppo salati, nelle fettuccine il guanciale copre totalmente il gusto dei fiori di zucchine. I secondi sono un trionfo di macelleria: battuta al coltello, roastbeef, grissinopoli di vitello o di coniglio, tagliata, costata di fassone, arrosto di vitello all’Arneis. Discorso a parte merita il vitello tonnato, preparato alla vecchia maniera (senza maionese): apprezzabile la scelta, ma la salsa risulta allappante. Tra i dolci si segnala un delizioso zabaione freddo. Inutile dire che il pezzo forte è la carta dei vini, completa e vasta (ha più pagine del Decamerone). Notevole anche la scelta di distillati.

STAFF [VOTO: 6]

Cordialità forzata, un filo di supponenza, preparazione sui vini, qualche lentezza di troppo nel servizio.

PREZZI [VOTO: 5]

Prezzi medio-alti. Con un buon vino, si arriva in fretta a 45 euro a testa. Per saziare occhi e palato si consiglia il misto (15 euro) o il tris di antipasti (12 euro). Antipasti singoli a 8 euro, primi tra i 10 e i 12 euro, secondi tra i 10 e i 20, costata di fassone a parte (30 euro). Dolci a 5 euro.

PIATTO FORTE

Il misto di antipasti, delizia per occhi e palato.

PIATTO DEBOLE

La tarte tatin ha un bell’aspetto ma le mele non sono caramellate a sufficienza.

TOILETTE [VOTO: 7]

Pulita e in ordine.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Riordinare il menu: le portate e i relativi prezzi risultano poco chiari.

Osteria Bistrot del Castello

Osteria Bistrot del Castello
Via G. Grandi, 30 – Rivoli (To)
Tel: 011-9587648 – 338.9684742 – 334.5865886
Da giugno a settembre chiuso la domenica; da ottobre a maggio aperto anche domenica a pranzo

 
VOTO FINALE: 6+

 

ATMOSFERA [VOTO: 7]

In un vicolo ai piedi del Castello di Rivoli, un bistrot tranquillo, grazioso, elegante, con arredi classici e qualche guizzo di originalità, come il pianoforte bianco incastonato nel soffitto. L’età media è da circolo di bocce, ma può essere un’ideale rifugio anche per giovani coppie in cerca di intimità. Unica nota stonata, il profumo che permea il locale, non proveniente dalla cucina, come ci si aspetterebbe, ma da un erogatore di essenze: totalmente fuori luogo.

CUCINA [VOTO: 6]

La cucina del Bistrot non decolla mai. Le portate, presentate con cura, promettono molto bene, ma non lasciano traccia in fatto di sapori e sensazioni. Il menu spazia dalla terra al mare, con abbinamenti anche originali sulla carta (la carbonara con gli asparagi, la battuta di fassone con le puntarelle di catalogna…). Tra gli antipasti, una ricca insalata di gamberi e carciofi freschi con scaglie di parmigiano condita con limone e un flan di ricotta e radicchio, entrambi gradevoli ma non al punto da strappare l’applauso. Il risotto al lampone e passito di Pantelleria è molto invitante, ma il riso è quasi scotto e privo di un elemento di acidità: il risultato finale ricorda uno yogurt alla frutta. I tonnarelli alle vongole sono impreziositi da un delicato pesto alle cime di rapa, ma anche qui manca qualcosa che solletichi le papille. Con il dolce si recupera: la tarte tatin alle pere è succulenta, in versione con pasta sfoglia anziché brisé. Deludente il dolcetto delle Langhe che accompagna il pasto. Piacevole l’idea del pane carasau all’olio e pepe offerto a inizio pasto. Il pane, presentato in varie forme e contenuti (anche al cioccolato), è fatto in casa.

STAFF [VOTO: 7]

Il titolare, solo a gestire la sala, è serio e professionale. I tempi si allungano un po’, ma la cortesia compensa.

PREZZI [VOTO: 5]

35 euro a testa per un antipasto, un primo, un dolce e mezza bottiglia di vino risultano eccessivi a fronte di una cucina che non convince.

PIATTO FORTE

La tarte tatin in versione pasta sfoglia, servita con panna montata, invita al bis.

PIATTO DEBOLE

Ampi margini di miglioramento sul risotto.

TOILETTE [VOTO: 8]

Raffinata, pulita, con il tocco di classe degli asciugamani in spugna monouso.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

La definizione “osteria” è fuorviante per il cliente, che si aspetta una cucina verace e low-cost. Perché avere paura della parola “ristorante”?