Ristorante Consorzio

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Ristorante Consorzio

Ristorante Consorzio

Via Monte di Pietà, 23

10122 Torino

Tel. 011 2767661

Chiuso sabato a pranzo e la domenica

 

VOTO FINALE: 7 ½

ATMOSFERA [VOTO: 7 ½ ]

Il Consorzio a Torino è ormai un’istituzione e chi vuol essere à la page non può esimersi dal frequentarlo. La sua fama ha oltrepassato i confini piemontesi e le sue qualità sono state celebrate da riviste blasonate e recensori sopraffini. L’ambiente è informale, genere rustico-fighetto, ma molto accogliente: due sale dai colori caldi, pareti e sedie scrostati, pavimento in finto ciottolato, tovaglie a righe bianche e rosse. Prenotare per tempo e armarsi di santa pazienza per il parcheggio (siamo in pieno centro, tra piazza Castello e il Quadrilatero).

CUCINA [VOTO: 8 ½ ]

Al Consorzio non si può proprio rimproverare nulla, se non qualche ritrosia nelle porzioni. Sono bravi. E hanno scelto una formula vincente, supportata dalla qualità dei presidi Slowfood: la cucina piemontese rivisitata con estro e, talvolta, coraggio. Perché ci vuole coraggio a proporre con qualche sapiente variazione i piatti poveri di un tempo, quando non si buttava via niente, nemmeno le interiora degli animali. Ecco, allora, accanto ai classici come le Acciughe (con la A maiuscola) e la Cruda (da non perdere!), piatti insoliti come il capunet con midollo affumicato, il polpo alla griglia e cervella, l’animella con le mandorle, il brodo di gallina con tartufo nero e rosso d’uovo. Nemmeno i primi deludono per fantasia negli accostamenti e cura nella preparazione:  gnocchi con fontina e pere, ravioli di finanziera, risotto ai profumi d’acciuga con purea di cipolle e chips di rapa rossa, raviolo aperto con pernice, capesante e scorza bianca. E poi lo strepitoso agnolotto “gobbo”, da non intendere come juventino ma come specialità astigiana con ripieno di suino, vitello e coniglio. La carta dei secondi alterna piatti più scontati (il brasato di fassone al Ruché, il maialino con millefoglie di patate e cipollotti, la costata di bue) ad altri meno convenzionali come il pollo tonchese croccante o il piccione (gulp!) ripieno di foie gras al Porto. Per chiudere in bellezza, una selezione di dolci dalle descrizioni intriganti: pan brioche caramellato con gelato al latte bruciato, tris di panne cotte, bombette di cioccolato, zabaione e crema, crema di mascarpone con savoiardi, bavarese di (aprite bene le orecchie!) finocchio, gelato alla mela, sedano e finocchini dell’astigiano, “Bicerin” (cioccolata, caffè e crema di latte), pera arrostita con toffee, calvados, biscotto alle mandorle e gelato al fieno. Carta dei vini ricca con integrazione di birre e distillati.

STAFF [VOTO: 6/7 ]

Agli esordi lo staff era molto cerimonioso e attento. Oggi (colpa del successo, che fa montare la testa?) è gentile a fasi alterne, discretamente premuroso, talvolta lento.

PREZZI [VOTO: 7]

Il conto è leggermente più salato che altrove ma, diciamolo, anche l’asticella della qualità è più alta che altrove. Antipasti 9/13, primi 11/15, secondi 14/18, dolci 6/8.

PIATTO FORTE

A furor di popolo, l’uovo croccante servito con spinaci, fonduta di cheddar e pancetta croccante.

PIATTO DEBOLE

Non pervenuto.

TOILETTE [VOTO: 7]

Ordinata e in stile meno tradizionale del locale.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Basta con le mattonelle di ardesia utilizzate al posto dei piatti. Sono tanto belle a vedersi, ma assai scomode sia per i commensali che per i camerieri, che non sanno mai da che parte sollevarle.