L’Unione europea viene spesso vista dai cittadini come un ente lontano, che nulla ha a che vedere con le persone, ma essa spesso influenza le vite degli europei con decisioni assunte dal Parlamento.
Per inaugurare questo mio spazio su Quotidiano Piemontese ho deciso di parlarvi dei sacchetti di plastica, non biodegradabili, quelli che vengono utilizzati al supermercato per riporre la spesa e di cui l’Unione europea ha deciso di limitarne il consumo, portandoli a un massimo di 90 l’anno per persona.
Ho scelto questo esempio perchè si tratta di una decisione che avrà effetti concreti sulla salvaguardia dell’ambiente e perchè mette in luce una buona pratica italiana.
I sacchetti di plastica sono infatti estremamente inquinanti, difficili da smaltire e si trasformano in killer nei fiumi, mari e oceani e vengono utilizzati in quantità spropositate, basti pensare che ogni anno in Europa sono più di 8 miliardi le borse di plastica che si trasformano in immondizia.
Tra i cittadini europei esiste una forte disparità nel consumo di questi sacchetti, si va dalla virtuosissima Danimarca, in cui il consumo pro-capite annuo è di 4, alla Polonia dove se ne consumano più di 400 a testa. Ma in questo campo l’Italia si è dimostrata da tempo virtuosa ed è stata capofila in questa iniziativa, premendo affinchè anche gli altri Paesi si adeguassero.
A nulla sono valsi i tentativi di Germania e Inghilterra di rimandare la decisione, in particolare la Germania riteneva che sarebbe stato penalizzato il suo indotto ricavato dal riciclo dei rifiuti a favore del settore dei sacchetti biodegradabili, dove l’Italia si distingue.
Non utilizzare le buste di plastica è conveniente (si possono comprare delle buste di tela e riutilizzarle tantissime volte) e fa bene all’ambiente.