Vandana Shiva, famosa attivista politica e ambientalista indiana, con un interesse e un impegno sul campo che spaziano dai temi quali la biodiversità e l’uguaglianza di genere, l’agricoltura e l’ingegneria genetica, è una donna che per il suo operato nella società contemporanea viene comunemente riconosciuta tra le più significative ed incisive.
Vandana, che ha collaborato anche con Thomas Torelli per la realizzazione del suo documentario Food ReLOVution, ha all’attivo una densa e variegata bibliografia a cui attingere per documentarsi sulle tante questioni e le implicazioni che orbitano intorno all’ambiente e la gestione di un’economia globale che sia sostenibile da ogni punto di vista.
Oggi abbiamo scelto per il nostro blog, dedicato alla Pachamama, gli spunti tratti dal libro La mia lotta di donna per un mondo più giusto – Emi – Bologna 2016: realizzato dalla giornalista francese Lionel Astruc come una lunga intervista, nell’opera gli aspetti biografici della protagonista si intrecciano e fondono con informazioni sulle sue attività. Vandana Shiva offre in queste pagine una spiegazione di quale sia il percorso per avviare un’indispensabile “transizione ecologica” e per convertire le pratiche agricole alla sostenibilità e all’equità, partendo da un radicale cambiamento delle logiche finanziarie e della cultura diffusa che ne stanno alla base.
In quest’ultima in particolare, che consente e legittima una violenta discriminazione di genere, che giustifica un vero e proprio progetto maschile di “morte della natura” che passa attraverso l’annichilimento della parte femminile dell’umanità, Vandana vede la base di quella che considera una deriva suicida dell’umanità. A fianco a ciò poi si collocano i modelli sociali ipercapitalistici occidentali, i cui dettami del tipo di produzione di cibo perpetuano fragilità e ingiustizia per via degli enormi rischi di collasso legati alle numerose possibilità di intoppo, insieme ai capricci della speculazione, che si possono verificare lungo la catena internazionalizzata degli approvvigionamenti.
Uno degli atti di più concreta realizzazione, e offerta di alternativa al modello imperante, è stato dato da Vandana tramite la creazione de L’Alleanza planetaria per la libertà dei semi nel 2012, anche conosciuta come Navdanya che significa “nove semi” e “il dono ritrovato”. Nata come risposta alla crisi dell’erosione della biodiversità, il movimento ha permesso di creare ad oggi già 120 “banche dei semi” solo in India: queste si figurano non come “casseforti”, ma come un’autentica rete partecipata autogestita dai contadini per la diffusione, distribuzione, adozione, selezione, mescolamento e ibridazione naturale che salva, moltiplica e ritrasmette le varietà locali di riso, cereali, orzo, ortaggi e piante medicinali. Dunque collocandosi esattamente al contrario del processo di privatizzazione e standardizzazione delle specie vegetali alimentari operato dalle poche grandi imprese sementiere e agro-chimiche esistenti.
La libertà di riprodurre e scambiare i semi coincide per Vandana Shiva con il diritto alla vita, così come su una scala più ampia di modello agricolo l’alternativa deve diventare l’agroecologia, l’agricoltura contadina su piccole superfici, le colture di sussistenza praticate da “aziende a dimensione umana”, il controllo dei cittadini sulla sovranità alimentare. È dimostrato (dalle sperimentazioni effettuate dalla rete delle fattorie ecologiche che aderiscono a Navdanya, e non solo da queste) che i piccoli poderi hanno maggiori rendimenti rispetto all’agricoltura industriale, conservano la biodiversità, mantengono un maggior numero di persone occupate. Attraverso un comune progetto così realizzato, Vandana sostiene che il ritorno all’agricoltura di piccola scala e alle filiere corte, entro cinque o dieci anni potranno dare vita a un sistema che produca cibo di qualità per tutti.
L’auspicio finale di tutto questo sforzo e lavoro è che sia proprio l’Onu – sulla scia delle nuove costituzioni ecuadoregna e boliviana – ad aprire la discussione su una Dichiarazione dei diritti della Terra che ridefinisca le risorse naturali come autentici doni e riconosca alla natura il diritto di vivere, di disporre di acqua e aria pure, di non essere inquinata né geneticamente modificata. Che in definitiva la Terra Madre possa finalmente essere riconosciuta come soggetto giuridico collettivo di pubblico interesse.
“Noi siamo parte della natura … L’essere umano è inseparabile dalla natura … Per tutta la mia vita, che fossi in famiglia, con gli amici o i colleghi, in politica o nella natura, ho sempre ritenuto che nulla ci appartiene davvero … Io vedo un numero crescente di persone pronte al cambiamento. Quel che manca non è la quantità dei cittadini in movimento, ma la connessione tra
loro”
Vi ricordiamo che il tour UN ALTRO MONDO PER I DIRITTI DI PACHAMAMA farà tappa in Piemonte SABATO 30 GIUGNO nel parco di STUPINIGI (scuoletta Montessori, strada Stupinigi 104, Orbassano) a partire dal primo pomeriggio e vedrà l’avvicendarsi sul palco degli interventi dei relatori con momenti artistici, la convivialità della cena a buffet e la cerimonia collettiva officiata da Alberto Ruz Buenfil.
La giornata è in PROMOZIONE, PROLUNGATA FINO AL 20/06 grazie alla preziosa collaborazione di tutti gli sponsor, allo speciale prezzo di 30 euro PER DUE INGRESSI CON BUFFET.
Per tutte le informazioni chiamare Enrico Molineri – 3407176563 o Valentina Perucca – 3382706271
Qui l’evento facebook
Prenota il tuo posto via eventbrite
Per saperne di più vedi il trailer del documentario
e visita le pagine Thomas Torelli e Un altro mondo