Il cronista è il fante del giornale, anche se oggi raramente è appiedato. E in prima linea, oppresso dalla fretta, del terrore di mancare l’appuntamento col fatto o col fattaccio. Gli è negato lo schermo caritatevole (ed egoistico) dell’ignoranza: deve ficcare il naso nella realtà più crudele e sordida, quella che noi benpensanti rimuoviamo. Inoltre, deve reperire, descrivere e trascrivere, in pochi minuti, eventi che sfidano l’esperienza dello specialista, sociologo, criminologo, medico, ingegnere, tecnico: il lettore non si aspetta da lui la pura ‘:fotografia ” del fatto, ma vuole anche l’antefatto, lo sfondo il perchè. Come stupirsi se talvolta è in difetto?
Che cosa pretendiamo di più da lui, noi lettori frettolosi, distratti, assediati dai nostri problemi? Pretendiamo tutto: vorremmo che il cronista fosse un periscopio a 360°, che setacciasse tutta la massa di notizie che matura nel mondo in 24 ore, gettasse la crusca e ci desse il grano: solido, nutritivo, puro. Insomma, chiediamo troppo, sia- mo esosi.
Eppure, mi sia concesso fargli qui, a titolo personale, qualche raccomandazione. Non dimentichi mai il potere che ha nelle mani: a differenza di quanto avveniva in tempo fascista ( quando il regime vietava di dar notizia dei suicidi e degli aborti), il cronista d’oggi ha facoltà discrezionali; poichè non gli è possibile raccontare tutto, scelga l’essenziale, la notizia non effimera, non futile. Non lusinghi la morbosità del lettore: lo tratti come un adulto responsabile, anche se non sempre lo è. Eviti le stramberie di stagione, dubbie e subito dimenticate. Non finga di aver capito quello che non ha capito: è inutile virgolettare i termini di cui non conosce il significato, il lettore non ne ricaverà che un ‘imprecisione di confusione e di estraniamento. Se lo spazio glielo consente, non trascuri il “risultato delle puntate precedenti”‘ special- mente per quanto riguarda la cronaca politica: non tutti i lettori leggono il quotidiano quotidianamente, e non tutti hanno buona memoria. E soprattutto: ricordi che per quasi tutti i cittadini “venire sul giornale” è sgradevole, nocivo o tragico: quanto scrivere può ledere interessi legittimi, violare privatezze e ferire sensibilità; ma può anche raddrizzare torti, concentrare l’attenzione sulle questioni più attuali. Dobbiamo in buona parte al “cronista ignoto” se, a partire da una decina d’anni, l’opinione pubblica si è evoluta, e se il cittadino percepisce oggi come suoi, in tutta la loro complessità ed articolazione, i problemi della droga, della degradazione urbana, della delinquenza organizzata. Una cronaca civile e matura è ad un tempo specchio e fondamento di una società civile e matura.
Primo Levi