Uno studio condotto dalla facoltà di psicologia e scienze dell'educazione dell'Università di Lovanio è stato il primo ad occuparsi degli effetti del Mindfulness in un campione decisamente significativo di popolazione: gli studenti delle scuole secondarie.
C'è intanto da notare quanto siano lontani i programmi scolastici del Belgio e più in generale degli stati del Nord-Europa continentale dalle nostre scuole secondarie. Da noi non sono così diffuse le conoscenze di tecniche e metodiche più attuali come il Mindfulness e meno che mai fra chi si occupa dei programmi scolastici. Qualcuno potrebbe obiettare che nei paesi mediterranei la popolazione giovanile è meno soggetta alla depressione, forse perché è più interessata a Balotelli o a Belen, ma purtroppo le cose non stanno in questi termini. Di fatto, l'età giovanile e quella adolescenziale ancor di più sono fra quelle più soggette a fenomeni decisamente sottovalutati dall'ideologia degli adulti di disorientamento con nevrosi depressive spesso concomitanti con una situazione di più generale anomia generazionale.
Le depressioni
Bisogna sempre distinguere fra due ordini di grandezza della “cosiddetta depressione“. A suo tempo ci si riferiva alla depressione quando si parlava dell'originaria melancolia, ovvero gli effetti dell'umore definito dagli ippocratici come, appunto, “bile nera”. Fra gli studi più vicini a noi, quello di Binswanger la qualifica come una patologia legata alla percezione del tempo e della sua irrimediabilità (da questo i correlati vissuti di colpa), con conseguente percezione di essere bloccati, paralizzati in un “non-momento” in cui tutto è già avvenuto. Fortunatamente questa condizione qualificata fra quelle psicotiche non è così comune come invece quella che più diffusamente viene definita come depressione dai più, ovvero uno squilibrio dell'umore e della conseguente percezione di sé, soprattutto in relazione al contesto sociale. Di fatto il trattamento di queste forme di ansia depressiva viene condotto con soluzioni farmacologiche che stanno diventando, nel bene come nel male, le “vitamine” della nostra epoca.
Dall'approccio medico a quello educativo
Come dicevamo, esistono almeno due approcci al fenomeno, in particolare nell'età giovanile: quello terapeutico in senso stretto, ovvero l'intervento a fronte di una diagnosi psicopatologica, e quello propedeutico o educativo. Un tempo molto di questa educazione alla vita veniva demandata ai rapporti con la famiglia, in particolare a quelli con i nonni, ma ancor di più ai contesti religiosi e talora scolastici. Oggi, nell'epoca della presunta efficienza, tutti questi spazi sono stati erosi a vantaggio dei media (dalla televisione, al cellulare, ai videogiochi…) che il più delle volte, al contrario, funzionano come cassa di risonanza dell'alienazione e del disagio.
Non è un caso che il Mindfulness altro non sia che l'occidentalizzazione di metodi orientali di natura spirituale: essenzialmente la meditazione. Questo fenomeno si ripete periodicamente quanto meno da Ignazio di Loyola (progenitore della scuola gesuitica che ha portato fino al nostro attuale Papa) fino alla Meditazione Trascendentale e, appunto, il Mindfulness di estrazione cognitivista.
Quest'ultimo è una forma di terapia meditativa focalizzata sull'”esercizio dell'attenzione”. La depressione è spesso radicata in una spirale di sentimenti negativi e preoccupazioni e nel momento in cui si impara a riconoscere più velocemente questi sentimenti e pensieri si è in grado di intervenire prima che questi si radichino.
La ricerca
Anche se la Mindfulness è già stata ampiamente collaudata in pazienti affetti da depressione, questa è la prima volta che il metodo è stato studiato in un ampio gruppo di adolescenti in una scuola primaria o secondaria con metodi scientifici. Lo studio è stato effettuato in cinque scuole medie nelle Fiandre, in Belgio. Circa 400 studenti di età compresa tra 13 e 20 vi hanno preso parte. Gli studenti sono stati divisi in un gruppo sperimentale e un gruppo di controllo. Il gruppo sperimentale ha ricevuto una formazione al Mindfulness, mentre quello di controllo non ha ricevuto alcuna formazione. Prima dello studio, entrambi i gruppi hanno compilato un questionario con domande indicative dei sintomi della depressione, di stress o ansia. Entrambi i gruppi hanno completato il questionario di nuovo subito dopo l'allenamento, e poi una terza volta sei mesi dopo.
Prima dell'inizio della formazione, sia il gruppo di test (21%) che quello di controllo (24%) aveva una percentuale simile di studenti con sintomi depressivi. Dopo la formazione al Mindfulness, quel numero era significativamente più bassa nel gruppo di controllo: 15% contro il 27% nel gruppo di controllo. Questa differenza persisteva sei mesi dopo la formazione: il 16% del gruppo sperimentale rispetto al 31% di quello di controllo continuava a riportare evidenze di depressione. I risultati suggeriscono che la Mindfulness può portare ad una diminuzione dei sintomi associati alla depressione e che contemporaneamente protegge dal successivo sviluppo di sintomi associabili alla depressione.
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