Cara C,
la trasformazione è passaggio da uno stato all’altro della materia che ti porta a vedere corpi solidi togliere la corazza e diventare liquidi, corpi fluidi evaporare verso il corridoio delle nuvole e diventare brezza arietta vento atmosfera o solo cielo aperto.
Lo stato aeriforme riporta l’anima a vagare libera, ad aprire le ali al ritmo del cuore, il respiro a salire e scendere in un movimento verso l’alto, e a vagare infine nella bolla di gas di cui è fatto questo mondo.
E se la bolla fosse l’utero molle e caldo di una madre matrice in cui possiamo abbandonarci alla ricerca di libertà e protezione? Nell’utero dell’universo pensiamo di poterci muovere liberi, consapevoli che c’è una madre che non ci lascia cadere nel vuoto cosmico, come un tappeto elastico su cui cadere e rimbalzare durante i nostri e salti e giochi in giro per l’universo mondo. Un quisipuò o qui non si può un qui là e qui giù.
Quando la corazza che indossi come un’armatura diventa bianca, dura e solida si vede il ghiaccio: una coltre d’acqua che si unisce per proteggere la materia.
Mi chiedo se ci trasformiamo per proteggerci o per liberarci.
Mi chiedo se scioglierci non sia solo un modo di ricercare un abbraccio cosmico che ci faccia sentire vivi.
E forse questa è la nostra trasformazione: di stato in stato, di molecola in molecola alla ricerca del primo atomo che forse è un dio?
E tu in cosa vorresti trasformarti?
Cara E.,
In cosa non lo so, quello che so è che trasformarsi è naturale come cercare l’acqua, guardare un tramonto, accarezzare un figlio. Accade, al di là di ognuno di noi, della nostra volontà paura o desiderio.
Ho perso il conto di quante volte ho trasformato la mia vita, i miei pensieri e i passi che compivo, guardando intorno a me accadere esattamente lo stesso: occasioni impreviste, dolori inattesi, gioie improvvise, tutti frutti della trasformazione delle cose e dell’essere, del cambiamento che ci percorre e percorre il mondo. E ci tiene vivi.
Guardo con attesa l’acqua stagnante, aspetto sempre che accada qualcosa perché so che là sotto, mentre la si crede cheta, quell’acqua cova la sua piccola rivoluzione: un girino che nasce, una ninfea che sboccia, una tifa che esplode all’improvviso.
“Fu una batosta dura per me. Ma poi, che farci? Continuai la mia strada, in mezzo alle trasformazioni del mondo, anch’io trasformandomi”
Italo Calvino, Le Cosmicomiche
Così cara E., andiamo, tra cambiamenti cercati amati odiati, spesso faticando a volte cogliendo la leggerezza di aver lasciato andare pesi e misure, per costruire nuovi paradigmi e nuovi vocabolari.
Sabato prossimo 5 aprile alle 18.00 alla casa nel Parco di via Panetti potremo parlare insieme di trasformazione con la scrittrice Cristina Converso che ci guiderà in una passeggiata con spunti e riflessioni sulla trasformazione.
