Masca o maschera questo è il problema?

Cara C,

pochi giorni fa, dovendo recarmi a far commissioni in una via di Torino che non frequento di solito, ho incontrato per caso mio padre che, da solo passeggiava, tranquillo e a prima vista tutt’altro che a disagio. Percorreva comodo una strada della nostra città che nella mia testa non apparteneva per nessun motivo né a lui nè a me. La vista di quell’uomo conosciuto ma fuori dal posto della nostra quotidiana narrazione dell’uno e dell’altro, ha gettato la mia mente in un panico disorganizzo di idee ed ipotesi e irreali supposizioni.

Quell’incontro non era certo né previsto né prevedibile nel nostro copione di quotidiana non convivenza. Cosa ci faceva quell’uomo lì? Il fastidio risaliva il nervo vago che gettava saliva sulla lingua pronta ad accusare il malcapitato inciampato nel copione della mia giornata.

Ci si vede alle feste comandate o quando la “madre comanda” una presenza necessaria al cospetto di dottore, ricette mediche, compleanno, anniversari, natali e a pasqua con chi vuoi.

Vederlo lì da solo, senza la madre badante e in un habitat che non è il suo mi ha subito suscitato un istinto di protezione. Gettata via la maschera di figlia mi sono incollata al viso quello della madre badante sfoderando con convinzione un viso pieno di rughe preoccupate che quello non fosse solo un uomo a passeggio ma un mio padre che è uscito dal seminato di mia madre, mentre i gatti dormono, i topi ballano.

Così gli sono corsa incontro come un celerino e con “ ma dove caxxo te ne vai, ti ho beccato vecchio, ecco che sei scappato anche tu?” trai denti . Con falcata militare decisa gli sono balzata davanti con un dito a forma di pallottola in testa. Con tono inquisitorio, l’ho fermato e messo all’angolo di un ring: “t’ho beccato vecchio che vai in giro!!”

Dopo il mio monologo sproloquiante ed inquisitorio, quell’uomo che comunque, ne sono certa, era mio padre, mi ha sorriso e gentilmente mi ha chiesto, dandomi del lei se mi fossi persa.

E’ sordo, non è cieco e non ha l’Alzheimer, ma caxxo, non mi ha riconosciuta!

Fuori dal nostro teatrino di quartiere lui non ha registrato la mia entrata in scena su un altro palco della vita.

Mi sono ammutolita ed ho fatto finta di niente, vestiti i panni di una comparsa, ho improvvisato un canovaccio dell’ultima ora. Mi sono finta una turista alla prima visita di una città sconosciuta alla ricerca di una via x, vicino all’angolo y.

Pochi giorni dopo ci siamo ritrovati a casa sua, per festeggiare il suo compleanno.

Mi ha salutata, come se nulla fosse accaduto, chiedendomi per giunta, come avessi trascorso la settimana. Stetti al gioco, il regista era lui, guai contraddire i registi!

A fine giornata, al momento di congedarsi, mi ha guardata con occhio beffardo e, rivolgendosi ai nipoti, ha detto loro, con tono solenne ed epico di aver incontrato una masca, durante una passeggiata pomeridiana, suscitando ilarità e domande domande domande sulle masche e sulle streghe ed i fantasmi.

Pensavo stesse per uscire da scena, invece no, torna sul palco e fa il suo monologo, conquistando applausi, ovazioni, bravo nonno, bis.

Come è bravo, penso, nel ruolo di nonno. Che interpretazione!!

Suspance, brivido, mistero.

Le corde vocali strozzate dalla nostalgia e dall’invidia per quell’attore trasformista che è mio padre.

Io arretro e lo lascio al suo pubblico: i nipoti e, ripenso con nostalgia al ruolo e al tempo riservato a me, solo a me, a quando, da piccola ,mi diceva : “Dove vai da sola? che sembri solo una piccola masca?

Ripenso spesso al nostro incontro e mi chiedo se quell’uomo che ho incontrato per caso strada portasse una maschera oppure se stesse finalmente passeggiando a volto scoperto?

Tolta la maschera del personaggio che quotidianamente indossiamo chi siamo, C.?

Elena

L’etimologia di maschera non è certa. Tra le ipotesi avanzate, v’è quella di una derivazione da masca, denominazione della strega in alcune aree geografiche del Nord Italia (Piemonte e Liguria). Masca, a sua volta, riprende il latino tardo măsca(m): «strigam, quod est mascam», si trova scritto nell’editto di Rotari del 643 (cfr. DELI, s. v. maschera). Maschera è attestato nell’italiano scritto a partire dal XIII secolo. Prósōpon, cui si accenna tra parentesi, è parola greca che significa ‘viso, volto’ e dalla quale viene la parola italiana prosopopea. Teatro viene dal latino theātru(m), trascrizione del greco théatron, dal verbo theâsthai ‘guardare, essere spettatore’. È attestato nell’italiano scritto a partire dalla metà del XIV secolo.
Treccani

Volete mettere o buttare giù la maschera?

Autore: Redazione

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