Immaginate l’ispettore Clouseau in un film dei Monty Python ed avrete una discreta idea dei toni su cui viaggia P’tit Quinquin. Si tratta in realtà di una serie tv, ma il film di Bruno Dumont regge tranquillamente anche tutto intero nelle sue tre ore e mezza come mostrato al TFF32.
Siamo in un piccolo paesino sulle coste nord della Francia, sconvolto da una serie di terribili omicidi. Alcune persone vengono trovate fatte a pezzi ed inserite nel culo delle mucche. In realtà “sconvolto” non è il termine adatto perchè per un bel po’ la vita prosegue serena e senza grossi problemi.
Ad indegare c’è un comandante della Gendarmerie pasticcione, pieno di tic e più fortunato che abile. Con lui il suo assistente, di poco più furbo e che sogna di guidare su due ruote la macchina di servizio (che a fatica riesce a far camminare).
Quinquin è un monellaccio del paese, che con i suoi amici si interessa delle indagini e finisce per dare una mano.
Pieno zeppo di situazioni divertenti, di sequenze completamente folli. Ogni volta che la coppia Bernard Pruvost e Philippe Jore entra in scena c’è da morir dal ridere.
Folle, illogico, divertente, con alcune sequenze davvero folgorrante e che richiamano alla memoria direttamente i Monty Python. Su tutte vi segnalo l’incredibile primo funerale della serie, in cui c’è dentro anche una spruzzata evidente di Benigni.
Ma la scena in cui i due nonni preparano la tavola non è da meno.
E l’inchiesta? A fatica prosegue, in una situazione che in realtà è fortemente drammatica e corre verso un finale in cui il dramma toglie per un po’ la scena alla commedia e al non sense.
Al cinema non arriverà mai quindi recuperatelo assolutamente con altri mezzi.