Senza dubbio Gentlemen è uno dei candidati forti alla vittoria finale di questa edizione del TFF. Mikael Marcimain realizza un’opera piena, compatta, imponente, con personaggi molto forti e segnati. Una vicenda collettiva che si muove in anni precisi.
Siamo nel 1978 e Klaus riceve dall’editore il compipto di riscrivere “La camera rossa”. Trova così appoggio in casa di Herny, un’appartamento immenso e ridondante, dove ha lo spazio per lavorare in pace.
Solo che in quella casa i due fanno di tutto meno che lavorare. Si dedicano a progetti alternativi, scoprono storie. Soprattutto si impegnano nello scoprire cosa c’è dietro uno dei politici più in vista del periodo, con cui Henry ha un rapporto decisamente particolare, visto che è amante da sempre della di lui giovine fidanzata.
Alla coppia si aggiunge Leo, al ritorno da un lungo viaggio (non è proprio così, ma lo scoprirete guardando il film) e le cose precipitano. I tre, più Maude (l’amante) diventa il centro di un intrigo esagerato e che attraversa i decenni.
C’è un sacco di roba in questo Gentlemen. A partire dalla struttura narrativa, che è complessa e molto attenta, piena di rimandi e racconti. Inserti che compaiono spesso e chiariscono momenti del passato raccontandoli da capo sotto nuove prospettive.
Ma è interessante anche la vicenda in se, con un’inchiesta che attraversa il tempo e si fa sempre più appassionante. In fondo siamo di fronte ad un thriller su toni noir abbastanza cupi, corredato dall’incredibile scenario del mega appartamento.
Appartamento in cui aleggia un clima sospeso, in cui il tempo sembra fermo. Klaus non finisce mai il suo libro, Henry non finisce mai il suo concerto, entrambi (e con altri) non finiscono mai il mitico tunnel iniziato addirittura dai nonni alla ricerca di un favoloso tesoro nascosto.
Una sorta di mondo Godot, sempre in attesa di qualcosa che probabilmente non arriverà mai.
Tutto puntellato da un sottofondo jazz continuo e affascinante.