Per essere un road movie Big significant things è sicuramente un road movie. Nel senso che si parte in macchina si viaggia attraverso l’america. Bryan Reisberg taglia però alcuni degli aspetti tradizionali dei road movie e questo toglie qualcosa al film, che non è indimenticabile.
L’idea di partenza è buona, col giovane ragazzo, pronto a sposarsi, che decide di partire in solitaria per un viaggio alla ricerca degli oggetti più grandi del mondo.
Così si mette in macchina e va a scoprire il secchio di cedro più grande del mondo, la sedia a dondolo più grande del mondo, la padella per friggere più grande del mondo e via così…
Peccato che di questi oggetti imperdibili ed assolutamente inutili nessuno sappia nulla, neppure gli abitanti delle varie cittadine che li ospitano, che nella maggior parte dei casi non sono nemmeno a conoscenza dell’esistenza dell’attrazione.
Ovviamente il viaggio lo porterà ad incontrare diverse persone e a mettere in crisi le sue convinzioni, compreso quel matrimonio sul quale però è evidente già in partenza che qualche dubbio ci sia.
Quello che manca al film è la crescita del personaggio. Cosa cerca? Che decisioni prende? Qual è la sua evoluzione?
Il viaggio non cambia la sua vita, lascia tutto in sospeso. Perfino quel bacio che tanto lo sconvolge non interviene nella sua vita in maniera imponente. Ed in questa mancanza di soluzione compare anche una telefonata che non ha seguito e rimane fine a se stessa.
A tratti però è divertente.