Con Spa Night Andrew Ahn ci porta nella coesa comunità koreana di Los Angeles, abituata a ritrovarsi nel bagno pubblico, luogo che racchiude significati molteplici nella tradizione koreana.
David ha 18 anni e quando i suoi sono costretti a chiudere il ristorante per mancanza di clienti deve trovare il modo di dare una mano. Lo fa lavorando di nascosto proprio al bagno pubblico, dove però scopre un mondo che si sviluppa dietro la facciata comunitaria. Un mondo di incontri omosessuali nel quale trova una nuova dimensione.
E’ il primo lungometraggio di Ahn e il regista ci butta dentro una forza espressiva notevole. Gli ambienti, il fumo della sauna e quello delle cucine, aiutano a creare un’atmosfera partecipe, complessa. Sembra quasi di sentirli quegli odori, quel calore, quell’umidità.
Sullo sfondo, ma ben presente, sia la crisi economica che la comunità koreana, chiusa ma/e pronta a darsi una mano a vicenda, col lavoro, con il college, con tutto… o quasi. Non è infatti previsto (almeno in superficie) che il giovane David possa essere omosessuale. “Trovati una bella moglie, koreana”, gli dice la madre… e anche solo l’ipotesi che non sia koreana non è presa in considerazione. Figuriamoci il resto.
Un lavoro godibile e affascinante.