L’omosessualità di Sergej Ejzenstejn non è un segreto, come pure il fatto che fosse nota anche all’epoca in Russia ma accettata perché all’autore del Potiemkin erano riconosciuti meriti artistici impareggiabili. Il lavoro che compie Mark Rappaport con il suo Sergei/Sir Gay non è quindi di scoprire qualcosa di nuovo, bensì di raccontarlo con grande ironia e con un lavoro enorme sui materiali.
Il corto è una sorta di mockumentary raccontato in prima persona dal defunto Ejzenstejn. Rappaport utilizza questo sotterfugio per mostrarci il suo lavoro davvero immenso sui materiali, e non solo su quelli tratti dai film del nostro.
Certo si parte dalle sequenze “con indizi gay” dei film di Sir Gay (che era il modo in cui il giovane Sergej firmava i propri disegni omoerotici – splendidi e mostrati a profusione nel film – giocando sulla pronuncia del suo nome) ma poi si allarga il campo ad altri registi e alla storia dell’arte tutta.
Ci sono parallelismi, confronti, omaggi. Si va da Cocteau a Gene Kelly a Visconti. Si mostrano spezzoni di film, inquadrature che riprendono capolavori dell’arte. E’ un tuffo profondo nell’iconografia omoerotica mondiale, partendo dalle immagini di Sir Gay.
E ancora troviamo un pezzetto di vita di Ejzenstejn, i suoi amori, i suoi attori feticcio… e via di nuovo ai confronti e ai raffronti con gli altri autori che lo hanno seguito.
Tutto con toni di profonda autoironia e divertimento. Una piccola chicca (soprattutto) per cinefili e amanti dell’arte.