La vita quotidiana di alcuni trans in una delle favelas di San Paolo in Brasile. Questo è il racconto di Meu corpo é politico di Alice Riff. La regista segue i quattro protagonisti nella loro giornata, ascolta i loro racconti, partecipa alle loro attività lavorative e alle loro feste.
Ne viene fuori uno spaccato molto vario con gli ovvi problemi comuni, che sono problemi davvero pesanti di accettazione da parte degli altri e di quotidiano scontro con le leggi, le autorità, la burocrazia per vedere riconosciuti i loro diritti.
Tutto ruota intorno ai loro corpi, vera dichiarazione di intenti e di libertà. Il mio corpo mi rappresenta, voglio mostrarlo per urlare al mondo chi sono… e poter vivere come tutti gli altri. Ho sofferto, fisicamente, moralmente, psicologicamente. Continuo a soffrire ma ora ho bisogno che sia la società a non ostacolarmi oltre nella mia vita quotidiana.
La cosa curiosa per lo spettatore è che in un film che è una chiara denuncia della situazione, un tentativo di farsi vedere, riconoscere, mostrare al mondo la normalità della diversità… in tutto questo chi guarda si trova di fronte una direttrice di una scuola trans. Una roba che in Italia non è ancora nemmeno lontanamente ipotizzabile…