Riassumerei Rester vertical di Alain Guiraudie come un curioso racconto di pecore, lupi, organi genitali e genitori single. E’ difficile inquadrare la storia raccontata, ma questa mi apre una discreta summa.
Lui è sui moti per una camminata quando si imbatte in lei. Tra i due scocca subito qualcosa e finiscono a letto poco dopo. Ed è qualcosa di grosso perchè lui si ferma per un po’ con lei, i suoi figli ed il padre di lei. Hanno anche un bambino, ma a quel punto lui non vuole formalizzare la loro unione (nemmeno vivere definitivamente insieme) e lei decide di mollargli il bambino e sparire.
Questa è in realtà solo la vicenda base, intorno alla quale se ne intrecciano altre, con altri personaggi tutti particolarmente curiosi, altri rapporti che si incrociano (in fondo sono una serie di triangoli che si intersecano – anche omosessuali) e sullo sfondo la continua attesa dei lupi.
Guiraudie non ha paura di mostrare il sesso. Lo fa in maniera diretta, lo fa portando più volte in primo piano il dettaglio di organi genitali (partendo da un paio di inquadrature che arrivano direttamente da “L’origine del mondo” di Courbet), lo fa perfino mostrando un rapporto omosessuale con un anziano in fin di vita. Roba decisamente interessante.
Poi c’è altro, ovviamente. C’è una storia, una riflessione sulla genitorialità. Ci sono soprattutto uomini e donne che vivono e cercano il loro posto nel mondo.
Lupi e pecore, sempre presenti, sempre opprimenti, sono una traccia, un simbolo, una via da seguire o forse una via di fuga.